Omicidio nel park a colpi di katana, vittima morta per dissanguamento. Delitto per gelosia

Omicidio nel park a colpi di katana, vittima morta per dissanguamento. Delitto per gelosia
Venerdì 6 Luglio 2018, 13:25 - Ultimo agg. 7 Luglio, 09:26
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PADOVA - Ieri il duello con le katana e il delitto, nel parcheggio dello stadio Euganeo di Padova, e immediato il fermo del principale indiziato, un 37enne residente in città: Melvin Arca. Sarebbe stato lui a uccidere il connazionale di 51 anni, Walter Crispin Samiento Sahagun, e poi a togliersi la maglietta per esultare come fanno i calciatori in campo.

LA VITTIMA È MORTA DISSANGUATA
Walter Crispin Samiento Sahagun è morto per dissanguamento, dopo aver subito tra l'altro anche la semiamputazione di un polso. I colpi mortali - secondo quanto accertato dal medico legale e riferito dalla Questura, gli sono stati inferti con una roncola, trovata intrisa di sangue poco lontano dal luogo del delitto. Ferite sono state localizzate nelle gambe e ai polsi, uno dei quali quasi mozzato per il tentativo di difendersi. Le katana sono ancora sottoposte a esami per verificare se siano state utilizzate per uccidere, anche se non presentano tracce ematiche.

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L'ARRESTO DEL PRESUNTO ASSASSINO
Il presunto responsabile del delitto, Melvin Arca, che lavora come collaboratore domestico, è stato bloccato da una pattuglia delle Volanti, grazie al numero di targa della sua auto, segnalata al 113 da alcuni cittadini. Melvin Arca è stato sentito per ore, fino alle prime ore del mattino, e poi è stato portato in carcere. Stando alle prime ricostruzioni, i due si erano dati appuntamento allo stadio per discutere: la vittima infatti era convinta che la sua ex compagna avesse una relazione con Arca. All'arrivo all'Euganeo, Sahagun avrebbe colpito Arca con una pistola scacciacani, poi i due si sarebbero affrontati a colpi di katana, che entrambi si erano portati. Dopo un primo scontro con le spade, però, Arca ha colpito Sahagun con una roncola. Mentre la vittima era agonizzante in terra, è scappato e si è diretto in casa di alcuni parenti dove si è cambiato e ha cercato di eliminare le tracce di sangue. Portato in Questura, Arca ha ammesso di essersi dato appuntamento con la vittima e di essere stato aggredito, ma poi si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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