Scoperti 2 imprenditori russi "poveri": redditi non dichiarati per 11 milioni

Scoperti 2 imprenditori russi "poveri": redditi non dichiarati per 11 milioni (Foto di Kirill Klemenchukov da Pixabay)
Scoperti 2 imprenditori russi "poveri": redditi non dichiarati per 11 milioni (Foto di Kirill Klemenchukov da Pixabay)
Mercoledì 9 Ottobre 2019, 09:42 - Ultimo agg. 17:55
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PORDENONE - La Guardia di Finanza ha accertato che due imprenditori russi, residenti a Pordenone, non hanno dichiarato redditi per 11,77 milioni euro, e hanno disposto nei loro confronti il sequestro di beni, a carico di uno dei due, per 7,8 milioni di euro comprese proprietà immobiliari a Pordenone e a Lignano Sabbiadoro.

I due imprenditori sono stati denunciati per il reato di dichiarazione infedele. L'indagine è scattata quando è stato appurato che i due imprenditori, pur manifestando notevoli disponibilità, dichiaravano redditi modesti. Per di più, nel corso delle indagini è stato scoperto che i due imprenditori russi risultavano iscritti all'anagrafe del comune friulano con i relativi familiari, e fruivano di servizi pubblici, compresa l'iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale.

I due cittadini stranieri, tuttavia, nel formalizzare l'iscrizione all'anagrafe comunale italiana, non avevano successivamente provveduto, ai sensi di legge, alla cancellazione della precedente residenza estera nella Confederazione Russa. In questo modo hanno potuto giovarsi di una sorta di «doppia residenza» sia ai fini fiscali, sia civilistici in due Stati diversi, con il risultato che i redditi percepiti, anziché́ tassati, non venivano dichiarati in nessuno dei due Paesi o, alternativamente, rappresentati in maniera del tutto minimale rispetto all'importo reale.

Di fatto, i redditi conseguiti non venivano dichiarati in Italia per l'asserita «residenza in Russia» dei titolari; per contro, sugli immobili di residenza acquistati nel territorio nazionale pagavano imposte ridotte (o non ne pagavano, come nel caso dell'Imu) proprio sulla scorta della contestuale loro «residenza in Italia» correlata all'abitazione principale. È stata, inoltre, riscontrata la detenzione di ingenti disponibilità finanziarie - non dichiarate ai fini fiscali né in Italia né in Russia - in istituti di credito di altri Paesi esteri, tra cui le British Virgin Islands e Cipro.

«L'individuazione della residenza per una persona fisica decide anche il criterio della tassazione dei redditi». Accertato dove questa risiede, «scattano le regole di natura tributaria che rendono obbligatoria la dichiarazione dei redditi, con conseguente attrazione a tassazione, nel Paese di residenza, dei redditi del dichiarante ovunque percepiti, prescindendo dalla sua nazionalità»: lo ha ricordato il comandante provinciale GdF Pordenone, colonnello Stefano Commentucci, riguardo all'inchiesta su una coppia di imprenditori russi. «La presenza di una doppia e contestuale residenza del medesimo soggetto in due Uffici anagrafici diversi, ai fini civilistici pone già̀la criticità su un piano di patologia, tenuto conto che al momento della richiesta di residenza in un ufficio si dovrebbe provvedere, contestualmente, alla cancellazione della stessa da quello di provenienza, anche se estero - ha aggiunto Commentucci -. Per la residenza cosiddetta »fiscale«, le casistiche sono più diffuse, con persone fisiche che risultano fiscalmente residenti in Paesi diversi».

Normalmente la GdF in tali ambiti riscontra residenze fiscali estere «di comodo» di cittadini italiani solo «apparentemente» espatriati, fenomeno opposto a quello accertato in questo caso.
Per tali situazioni esistono convenzioni internazionali tese a individuare i criteri per stabilire quale sia, ai fini tributari, lo Stato di reale residenza, tra i quali la disponibilità di un'abitazione permanente, l'effettiva presenza del contribuente e il riscontro dei cosiddetti «interessi vitali», vale a dire dove le relazioni economiche e personali sono più̀strette. Tali convenzioni hanno anche il fine di evitare la cosiddetta «doppia imposizione» dello stesso reddito in Stati diversi, come nel caso degli emigranti o dei lavoratori transfrontalieri. «Tuttavia - puntualizza il comandante delle Fiamme Gialle pordenonesi - dalle indagini in esame si é riscontrato come i redditi individuati in capo ai soggetti controllati non risultavano essere stati correttamente dichiarati né in Italia, néin Russia».
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