Cesare Battisti, l'ex terrorista dei Pac arrestato a gennaio dopo quasi 40 anni di latitanza, ha ammesso per la prima volta, davanti al pm di Milano, Alberto Nobili, di essere responsabile dei 4 omicidi per cui è stato condannato, tra i quali quello del macellaio veneziano Lino Sabbadin. Battisti si era finora sempre dichiarato innocente. Oggi ha ammesso per la prima volta le proprie responsabilità di fronte ai pm.
L'ammissione di Cesare Battisti che per la prima volta ha detto di essere responsabile dei 4 omicidi per i quali è stato condannato, «fa giustizia di tante polemiche che ci sono state in questi anni, rende onore alle forze dell'ordine e alla magistratura di Milano e fa chiarezza su un gruppo, i Pac, che ha agito dalla fine degli anni '70 in modo efferato». Lo ha detto il procuratore di Milano, Francesco Greco.
LE SCUSE
Battisti: «Guerra giusta ma ora chiedo scusa alle vittime». Cesare Battisti, interrogato nel carcere di Oristano «ha sostenuto che era una guerra giusta», quella portata avanti quando aveva 22 anni, ma ora dopo 37 anni di latitanza e l'arresto in Bolivia, «ha chiesto scusa per il dolore che ha arrecato ai familiari». Lo rende noto il pm di Milano, Alberto Nobili, a capo del pool dell'antiterrorismo.
«Le scuse adesso mi sembrano fuori luogo. Ritengo che il suo avvocato lo stia consigliando per avere riduzioni di pena. Non sono scuse veritiere, secondo me, l'unica cosa che pensa di ottenere è avere quelle riduzioni che hanno ottenuto tanti terroristi, compresi i componenti dei Pac». Così a Sky TG24 Maurizio Campagna, fratello di Andrea Campagna, una delle vittime di Cesare Battisti. «Ha ammesso - ha proseguito - che all'epoca vedeva una guerra contro queste persone. Se sparare alle spalle a un ragazzo di 24 anni era una guerra... Io ritengo che era pura vigliaccheria, neanche terrorismo. Erano proprio degli omicidi effettuati da killer seriali quale erano Battisti e la sua combriccola. Le scuse, se dovevano essere fatte, dovevano essere fatte molto tempo prima, non ora che è stato portato in Italia. Battisti dal 2004 ha continuato a dire che era innocente e che non ha commesso questi omicidi, oltre ad aver deriso le nostre famiglie dicendo che non aveva commesso questi reati. Per me, per quanto riguarda la famiglia Campagna, eravamo certi che fosse stato Battisti ad uccidere mio fratello, in quanto il papà della ragazza ha riconosciuto Battisti dalle foto segnaletiche. Più volte era stato richiesto il confronto all'americana, cosa che Battisti ha sempre rifiutato perché sapeva che sarebbe stato riconosciuto», ha concluso.
IL DELITTO SABBADIN A SANTA MARIA DI SALA
Tra gli omicidi imputati a Cesare Battisti c'è anche quello di Lino Sabbadin, commerciante ucciso Santa Maria di Sala, nel Veneziano, all'interno del suo negozio di macelleria. Era il 16 febbraio 1979.
LA REAZIONE DEL FIGLIO DI SABBADIN
L'ammissione da parte di Cesare Battisti degli omicidi commessi «è un passo avanti, una conferma della sua colpa». A parlare con l'ANSA è Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio di Santa Maria di Sala ucciso dai Pac il 16 febbraio 1979. «Spero che non ammetta gli omicidi per altri motivi - aggiunge - magari per ottenere una indulgenza dai giudici che non merita».
Lino Sabbadin
I QUATTRO OMICIDI PER I QUALI BATTISTI È STATO CONDANNATO
L'ex terrorista dei Pac, i Proletari armati per il comunismo, Cesare Battisti, è stato condannato in via definitiva per quattro omicidi, due commessi materialmente, due in concorso: quello del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, quello del gioielliere Pierluigi Torregiani e, come scritto sopra, del commerciante Lino Sabbadin, che militava nel Msi, uccisi entrambi da gruppi dei Pac il 16 febbraio 1979, il primo a Milano e il secondo nel Veneziano; e quello dell'agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978.
I BENEFICI DERIVANTI DALLE AMMISSIONI
Le ammissioni fatte da Cesare Battisti in linea teorica possono incidere sul regime detentivo, ossia allontanano per lui il rischio del "41bis", e sui benefici penitenziari, come i permessi, nel corso della detenzione. È quanto è stato riferito da fonti qualificate. Ad ogni modo, il suo legale Davide Staccanella ha precisato che ciò che premeva era togliere a Battisti «quell'alone di pericolosità che non ha più».
NOBILI: «PER LUI ERA UNA GUERRA GIUSTA»
«Per lui all'epoca era una guerra giusta, adesso si rende conto della follia di quegli anni di piombo». Lo ha spiegato in conferenza stampa Alberto Nobili, il responsabile dell'antiterrorismo milanese che, tra sabato e domenica, ha interrogato Cesare Battisti, l'ex Pac arrestato in Bolivia a gennaio e ora in carcere a Oristano. Nobili ha precisato che Battisti «non ha voluto collaborare» e «non ha chiamato in causa altre persone» e quindi tecnicamente «non è un pentito». Ha solo ritenuto di «fare chiarezza dando un giudizio critico del suo passato».