GODEGA - Vendemmiatori, ma anche magazzinieri, conduttori di muletti, addetti all’imbottigliamento, commerciali e altre figure di lavoratori sempre più difficili da trovare. Il nuovo allarme sulle crescenti difficoltà a reperire manodopera, soprattutto specializzata, anche in uno dei settori di punta dell’economia trevigiana come il vitivinicolo, arriva dalla Bottega spa di Bibano. Sandro Bottega, uno dei titolari e amministratore delegato dell’azienda, una dei big del comparto veneto e nazionale del vino e dei distillati, con oltre 16 milioni di bottiglie prodotte all’anno, per l’85% esportate, spiega come la sua impresa stia cercando senza successo almeno 25 addetti (su 200 totali), da assumere specie per i picchi di lavoro più o meno prolungati nel corso dell’anno. Si va dai magazzinieri agli imbottigliatori, dai soffiatori del vetro (per realizzare le bottiglie a tiratura limitata) agli addetti al confezionamento, passando per le professioni più tipiche dell’attività come vendemmiatori e potatori.
LA POSIZIONE
«Le figure che non si trovano sono principalmente quelle relative a mansioni manuali.
I DUBBI
Il quadro tracciato dai rappresentanti dei lavoratori, però, è divergente: «Noi vediamo un film diverso - conferma Rosita Battain, segretaria generale della Flai Cgil Treviso, il sindacato di categoria dell’agroalimentare - Il settore mostra un’alta mobilità e i nostri uffici trattano moltissime pratiche di dimissioni volontarie da parte di lavoratori, che si trasferiscono da un’azienda all’altra perché, come motivano loro stessi, sono state proposte loro condizioni migliori e possibilità di crescita lavorativa. A riprova che se vengono offerti contratti adeguati al profilo professionale richiesto e stabili, non solo per impieghi precari a termine, le persone disponibili ci sono». La “concorrenza” del reddito di cittadinanza? «Non dimentichiamo che è limitato nel tempo e al massimo può arrivare a 780 euro al mese, peraltro, al di là di truffe al Fisco, la cifra piena va solo a chi è in condizioni di particolare disagio. Mi pare strano che tanti, per questo, rifiutino di fronte ad un regolare stipendio da 1.300 euro».