Troppi migranti all'ex caserma Zanusso, la paura del sindaco: «Una polveriera, chiudetela subito»

L'ex caserma Zanusso a Oderzo ospita 211 migranti
L'ex caserma Zanusso a Oderzo ospita 211 migranti
di Mauro Favaro
Sabato 1 Agosto 2020, 10:54 - Ultimo agg. 16 Aprile, 14:55
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TREVISO - Il maxi focolaio di coronavirus esploso nell'ex caserma Serena fa scattare l'allerta in tutti i centri di accoglienza per richiedenti asilo. A cominciare dal secondo hub della Marca, quello dell'ex caserma Zanusso di Oderzo, gestito sempre da Nova Facility, la stessa società dell'ex Serena e dell'hotspot di Lampedusa. Oggi la struttura di Oderzo ospita esattamente 211 migranti. «Il centro dovrebbe essere chiuso anche per ragioni sanitarie. Andava chiuso pure prima dell'emergenza coronavirus. Adesso c'è un motivo in più - mette in chiaro Maria Scardellato, sindaco di Oderzo - non si capisce perché le case di riposo sono state completamente isolate, mentre non è successo lo stesso con strutture di questo tipo che ospitano centinaia di persone. Un contagio all'interno avrebbe un effetto disastroso. Ci aspettavamo delle risposte dallo Stato. Fino a questo momento, però, non è stata trovata alcuna soluzione. Ci auguriamo che almeno non ci sia l'irresponsabilità di far arrivare altri immigrati. Almeno questo». 

LE PRESENZE
Fino a qualche tempo fa l'ex Zanusso contava meno migranti. Proprio prima dello scoppio dell'emergenza coronavirus, però, sono state trasferite qui altre persone provenienti da strutture dismesse. «Il risultato è che siamo rimasti con cifre più elevate rispetto a quelle previste specifica il primo cittadino perché l'emergenza sanitaria poi ha rallentato tutte le procedure».
Alla fine l'ex Zanusso non conta troppi migranti in meno rispetto all'ex Serena. Nella prima ce ne sono 211. Nella seconda 293, compresi i 132 risultati positivi al Covid-19, più un mediatore culturale. Nell'ultimo periodo a Oderzo non sono arrivati nuovi migranti. E al momento la città non conta nemmeno un caso di coronavirus. Ma questo, come purtroppo insegna il maxi focolaio dell'ex Serena, non garantisce l'assenza di contagi.
Roberto Rigoli, direttore dell'unità di Microbiologia dell'ospedale di Treviso e coordinatore di tutti e 14 i centri di Microbiologia del Veneto, ha rivelato che si sta valutando la possibilità di controllare gli hub per richiedenti asilo come le case di riposo. Cioè eseguendo uno screening generale per il Covid-19 con cadenza mensile. «Aumenteremo i controlli nei centri di accoglienza per richiedenti asilo ha detto il primario subito dopo l'incontro di giovedì in Prefettura stiamo valutando la possibilità di tenere monitorate queste strutture per quanto riguarda il coronavirus come accade con le case di riposo. Quindi con una cadenza dei tamponi periodica». Questa è la base di partenza. Al momento l'Usl sta lavorando al massimo per scongiurare il rischio di un allargamento del focolaio dell'ex Serena di Treviso. 

IL PIANO
Di seguito verranno avviati i piani per monitorare costantemente anche gli altri centri per richiedenti asilo. Un'attenzione ancora maggiore da parte dell'azienda sanitaria è ovviamente accolta bene da tutti. Questa, però, non può risolvere i problemi legati alla presenza degli hub in modo definitivo. E a Oderzo lo sanno bene. «Su questo fronte servono accordi a livello generale. C'è anche da valutare chi pagherà tali attività - sottolinea Scardellato - credo che chi ci ha imposto situazioni di accoglienza simili, dove c'è una stretta convivenza tra centinaia di persone, dovrebbe anche far fronte alle attuali conseguenze». «Ci sono tante cose che non sono chiare conclude a cominciare dal fatto che i migranti che stanno arrivando con i barchini non vengono sostanzialmente sottoposti a nessuna quarantena e a nessun controllo». 

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