Focolaio tra i migranti nell'ex caserma a Treviso, la paura: «Venivano sempre a fare la spesa senza mascherina»

Focolaio tra i migranti nell'ex caserma a Treviso, la paura: «Venivano sempre a fare la spesa senza mascherina»
Focolaio tra i migranti nell'ex caserma a Treviso, la paura: «Venivano sempre a fare la spesa senza mascherina»
di Mauro Favaro
Martedì 4 Agosto 2020, 10:58
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Virus. Focolaio migranti di Treviso, nell'ex caserma Serena. Ultime notizie.

CASIER - «Adesso abbiamo paura. Siamo entrati spesso in stretto contatto con i migranti dell'ex caserma Serena. Anzi, molte volte abbiamo litigato proprio perché venivano a fare la spesa senza indossare la mascherina. Abbiamo provato a spiegare in ogni modo che andava portata per salvaguardare la salute di tutti. Ma con alcuni non c'è stato nulla da fare. Per questo sapere che sono stati contagiati mette paura». Tra il personale dei supermercati e dei negozi che sorgono vicino al centro di accoglienza per richiedenti asilo non si nascondono le preoccupazioni dopo l'esplosione del maxi-focolaio di coronavirus all'interno dell'ex caserma Serena, tra Treviso e Casier. Qui sono risultati contagiati 136 migranti su 293, più un mediatore culturale. È stato direttamente il Comune di Casier a chiedere all'Usl della Marca di fare il tampone anche ai negozianti, in tutto una quarantina, entrati più a stretto contatto con i richiedenti asilo. 

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I TESTI
eri è stato fatto il giro di controlli. I primi venti tamponi hanno già dato esito negativo. L'analisi, però, non è ancora completa. Gli ultimi risultati arriveranno stamattina. Di conseguenza non è ancora possibile tirare un sospiro di sollievo. Il fatto che fino a questo momento non sia emerso un solo contagio all'esterno dell'ex Serena collegato al focolaio del centro di accoglienza, comunque, fa ben sperare. Dopo l'esecuzione dei tamponi, i supermercati e i negozi hanno lavorato normalmente. Gli isolamenti domiciliari precauzionali sono previsti solamente per le persone che convivono con casi positivi. Quel che sta portando avanti la task force dell'Usl è un supplemento di indagine per la tranquillità di tutti. 

LA PREOCCUPAZIONE
Resta il fatto che gli ospiti dell'ex Serena non rispettavano le misure di precauzione contro la diffusione del Covid-19. E non lo fanno nemmeno ora che sono tutti in quarantena all'interno del complesso. La conferma è arrivata dal vertice andato in scena ieri in Prefettura. L'ex caserma resta blindata: sorvegliata a vista dalle forze dell'ordine, giorno e notte. Nessuno può entrare né, tanto meno, uscire. I migranti positivi sono stati sistemati in un edificio isolato dagli altri. Il punto è che dentro le divisioni non vengono seguite. «Non c'è un pieno rispetto della separazione», spiega il prefetto, Maria Rosaria Laganà. Sulla questione è intervenuto anche il governatore Luca Zaia. Con parole quanto mai nette. «Quello che è successo è la prova provata che gli immigrati ospitati in questa maniera, spesso non avendo titolo, perché nove su dieci non sono scappati dalla morte per fame, devono tornarsene a casa loro scandisce il presidente della Regione se noi non avessimo avuto i centri di accoglienza, non avremmo avuto grandi focolai. Guardando ai dati dell'ex Serena, vedo che tra i 137 contagiati c'è solamente un mediatore culturale aggiunge per esperienza, questo vuol dire che qualcuno usava i dispositivi di protezione, altri invece no. Se ci fosse stato un minimo di prevenzione, non vi sarebbe stato un focolaio del genere. Nel 75% delle case di riposo abbiamo avuto contagi zero. Ragazzi a posto, in perfetta forma fisica, dovevano stare più attenti».
 
LA FESTA
Sabato notte, inoltre, i richiedenti asilo hanno organizzato una festa dentro l'ex caserma sparando musica a tutto volume fino all'1.30. Non sono mancate le polemiche. Ma il prefetto prova a ridimensionare l'accaduto. «Ci è stato riferito che gli stessi migranti erano contenti di essersi liberati del soggetto (arrestato, ndr) che ha aggredito gli agenti e che creava molto scompiglio rivela Laganà poi è comprensibile il disagio, ma più che leggere la cosa come una festa occorre vederla con un po' di comprensione: sono giovani, chiusi in un contesto certamente non felice. Se fanno un po' di baccano ma stanno tranquilli, forse è meglio». Parole sostanzialmente confermate da Mario Conte, sindaco di Treviso: «L'isolamento interno non viene rispettato. Ma la festa è stata fatta per celebrare l'addio di un soggetto facinoroso tira le fila è la prima volta che mi vengono segnalati episodi simili».

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