Minacce e insulti, al medico di colore: «Aggredito in un quartiere complice»

La denuncia del medico è stata presentata ai Carabinieri di Chioggia
La denuncia del medico è stata presentata ai Carabinieri di Chioggia
di Diego Degan
Domenica 6 Giugno 2021, 11:22 - Ultimo agg. 11:34
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CHIOGGIA Un quartiere complice. I particolari dell'aggressione subita dal medico dell'Inps, un 30enne di origine camerunense residente a Padova, il pomeriggio di mercoledì, durante la visita fiscale a un operaio in malattia, così come risaltano dalla denuncia presentata dallo stesso medico, rivelano un quadro sociale desolante: non solo l'aggressione fisica e le distruzioni materiali (il tablet, la maniglia della macchina) ma, soprattutto, la presenza di amici e vicini, tutti intenti a godersi lo spettacolo della persona di colore insultata e minacciata, senza che nessuno intervenisse a sua difesa o, almeno, a calmare il suo aggressore, senza che nessuno rispondesse alle sue richieste di aiuto.

IL RACCONTO

«Sono arrivato in vai della Fossetta alle 16.45 racconta il medico la visita non poteva iniziare prima delle 17 e io dovevo cercare l'abitazione».

Il medico ha chiesto l'indirizzo ai passanti ottenendo l'indicazione di una casa in cui non c'erano né numero civico, né nomi all'esterno e neppure il campanello. Bussando ripetutamente alle porta che gli era stata indicata non aveva ricevuto risposta, ma i vicini di casa, ai quali si era presentato spiegando chi era e quali fossero le ragioni della sua presenza, gli avevano detto, prima, che l'uomo da sottoporre a visita non era in casa, poi che stava dormendo, poi che lo avrebbero chiamato al telefono. Il malato è arrivato «alle 17.05 circa, trafelato in bicicletta. Era in ciabatte, costume da bagno e canottiera». Una breve discussione sull'attendibilità degli orari indicati dal tablet di servizio del medico e dall'orologio del controllato e, a quel punto, quest'ultimo ha deciso di agire. «Adesso segni che mi hai trovato a casa alle cinque e zero zero» ha detto con aria minacciosa al medico, poi gli ha strappato il tablet di mano, l'ha spaccato sbattendolo contro un muretto e ha ripetuto: «Adesso devi scrivere che io ero a casa alle cinque e zero zero sennò non esci da qua vivo» chiudendo, nel contempo, il cancelletto del cortile per impedire al medico di andarsene. Per di più una giovane ragazza si era seduta su una sedia davanti al cancelletto, creando un ulteriore ostacolo a un eventuale allontanamento.

INSULTI

«Negro di m..., voi venite qui e pensate di fare il c... che vi pare, adesso ti stacco la testa se non scrivi che io era a casa alle cinque» ha continuato a ripetere il chioggiotto, accompagnando le frasi con gesti minacciosi («mi colpiva con violenza, con le dita, sul petto»). In quel momento c'erano, ad assistere alla scena, almeno due donne e due uomini: nessuno ha mosso un dito per aiutare il medico che ha cercato di salvarsi assecondando la richiesta del chioggiotto, chiedendogli un documento e il certificato di malattia, per redigere il suo rapporto. Mentre il chioggiotto entrava in casa per prendere il certificato, il medico ha chiesto alla giovane ragazza di chiamare i carabinieri. «No, adesso ti arrangi tu con lui», ha risposto lei. Allora il medico ha preso il cellulare e, tenendolo nascosto tra i fogli che aveva in mano, ha chiamato il 112, ma non ha fatto in tempo a spiegare nulla perché il chioggiotto è uscito di casa chiedendo dove fosse il suo telefono. «Ce l'ha tra i fogli» ha detto la ragazza. Il chioggiotto l'ha preso e se l'è messo in tasca. Quando il medico ha finito, sotto minaccia, di scrivere il falso certificato, il chioggiotto ha preteso di sapere le sue generalità e l'indirizzo («così ti vengo a cercare») ma il medico ha lasciato solo il suo numero di matricola ottenendo, infine, la restituzione del cellulare e la possibilità di andarsene. Poi è risalito in auto e l'altro gli è corso dietro, rompendo la maniglia della portiera. 

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