Migranti in quarantena, sindaco e prefetto ai ferri corti: «Liberi i negativi»

Migranti in quarantena, sindaco e prefetto ai ferri corti: «Liberi i negativi»
Migranti in quarantena, sindaco e prefetto ai ferri corti: «Liberi i negativi»
di Nicola Munaro
Martedì 4 Agosto 2020, 05:00 - Ultimo agg. 10:12
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VENEZIA - Una settimana fa aveva riunito Comuni e forze dell’ordine per chiedere una disponibilità nella gestione dei migranti ospitati nei centri di accoglienza del Veneziano, che sarebbero potuti risultare positivi al coronavirus. Una settimana dopo, con una disponibilità che non è arrivata e con i migranti nel centro della Croce rossa di Jesolo in protesta, il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto si è visto chiedere da più parti, primo fra tutti il sindaco di Jesolo Valerio Zoggia, di non permettere ai migranti negativi al tampone di uscire dalla struttura. E nonostante nei giorni scorsi il prefetto avesse proposto al sindaco di collaborare e abbassare i toni della polemica, come risposta si è visto depositare contro una diffida in procura per il commissariamento dell’area.

Prefetto, cosa risponde alla richiesta del sindaco Zoggia?
«Non far uscire i migranti negativi, non ha alcun senso. Non possiamo tenerli all’interno della struttura. Siccome prima facevano quello che volevano come persone libere, andavano anche a lavorare nei locali senza particolari lamentele, non capisco perché adesso non possano uscire».

Chi chiede porta come argomento la presenza di un focolaio nella struttura.
«Quelli inseriti dall’Ulss nella liste dei negativi ai vari tamponi di controllo, sono richiedenti asilo che possono muoversi. Noi agiamo come da protocolli, facciamo alla stregua di quanto dicono le autorità. I migranti positivi restano in quarantena, lo stesso faranno anche i loro contatti, secondo le regole che sono dettate per tutti. È una questione sanitaria, non vediamo perché per loro ci debba essere un altro trattamento».

Il sindaco Zoggia ha chiesto un commissario che possa gestire la vicenda del contagio nel campo della Croce rossa.
«Non mi è piaciuto quello che è successo alla Croce rossa, dove peraltro i casi totali sono 12 e i nuovi positivi dell’altro giorno solo 2. Ma non ho bisogno di consigli o pressioni da parte del sindaco di Jesolo. Con lui sono stato chiaro e gli ho detto “Se mi trovate un posto, io li porto via da lì la mattina dopo”. Io come Prefettura non ho posti né disponibilità di cassa e quindi restano lì. Se Zoggia è così bravo da trovarmi 150 posti io li porto via, non posso metterli in mezzo alla strada. Sono persone che hanno diritto a stare lì, chi non ce l’aveva è già stato sistemato in altra maniera».

A proposito di emergenza sanitaria. Il suo appello della settimana scorsa per una struttura dove ospitare i migranti eventualmente positivi ha ricevuto risposte?
«Non c’è stato nessun passo avanti, tutti gli enti e le istituzioni interessate sono ferme, nessuna proposta da parte loro».

Ci sarà un nuovo confronto? 
«No, non ci saranno altri tavoli, mi sentirò con l’avvocatura e il Ministero e poi agirò». 

Su che tipo di struttura sta ragionando?
«Non un hub come ce ne sono stati anni prima, meglio delle accoglienze diffuse. Dei piccoli hub di 40-50 persone al massimo, sparsi per la provincia. Nessun comune è escluso, la questione riguarda tutta la provincia».

Cona?
«L’ho fatta smantellare perché era la situazione peggiore in assoluto. Numeri troppo grandi per puntare all’integrazione, in quel caso è fallita. In quella struttura stavano là solo a far passare il giorno. Cona era un bubbone, purtroppo abbiamo sempre dei problemi con i rimpatri e siamo stati costretti a distribuirli nel territorio».

Nel frattempo sono ripresi gli sbarchi. C’è la possibilità che alcuni di questi migranti siano mandati nei centri del nord e del Veneziano?
«Sì, c’è il rischio concreto che si torni a quanto vissuto anni fa. I Centri di accoglienza della Sicilia sono pieni, giocoforza questi nuovi migranti verranno spediti anche qui. Non sappiamo quanti e quando, ma se la situazione non migliora il rischio c’è».
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