Adriana morì di Covid dopo il parto: il caso della giovane mamma di Aprilia in Parlamento

Adriana morì di Covid dopo il parto: il caso della giovane mamma di Aprilia in Parlamento
di Stefano Cortelletti
Martedì 26 Aprile 2022, 10:17
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L'hanno chiamata Apartheid sanitaria, un termine preso in prestito dalle discriminazioni tra bianchi e neri, che in questo caso indica una presunta discriminazione tra chi possiede il green pass e chi no. A coniarlo sono stati tredici parlamentari portando all'attenzione del ministro della Salute Roberto Speranza il caso della giovane mamma di Aprilia Adriana Tanoni, morta a 28 anni lo scorso 20 gennaio al policlinico Umberto I come conseguenza del Covid e dei presunti ritardi nei soccorsi, legati proprio al fatto che la donna non aveva la certificazione verde da vaccino.
L'interrogazione è stata pubblicata lo scorso 21 aprile e non ha ancora ricevuto risposta scritta, così come chiesto dai deputati firmatari, primo tra tutti il parlamentare pontino Raffaele Trano.

La giovane Adriana aveva partorito appena 7 giorni prima un bambino, ma l'ultimo periodo di gravidanza sarebbe stato costellato da prestazioni sanitarie rese in modalità quantomeno discutibili, spiegano i deputati nell'atto di sindacato ispettivo, che riaccende i riflettori su un fatto di cronaca su cui non è stata ancora fatta chiarezza. La donna avrebbe accusato i primi sintomi da Covid il 27 dicembre 2021 e avrebbe peregrinato per varie strutture sanitarie della provincia di Roma, senza tuttavia essere mai ricoverata, mentre la malattia continuava il suo decorso, si legge ancora. Solo il 7 gennaio 2022 sarebbe stata ricoverata presso il pronto soccorso ostetrico per difficoltà respiratorie. L'ecografia polmonare avrebbe evidenziato una importante polmonite bilaterale Covid-19 confermata da test molecolare, tanto che la stessa sarebbe stata immediatamente sottoposta a terapia con casco di ossigeno; le condizioni cliniche della paziente sarebbero peggiorate il 13 gennaio, tanto da indurre i sanitari a programmare il parto cesareo, a seguito del quale la donna sarebbe stata trasferita in terapia intensiva Covid per essere ventilata meccanicamente, fino all'intervenuto decesso.


Secondo quanto sostenuto in una denuncia dai genitori, precedentemente le sarebbe stato negato il ricovero sia presso lo stesso Umberto I che presso l'ospedale dei Castelli, e l'unica assistenza da parte di paramedici le sarebbe stata prestata in giardino. Nell'interrogazione si chiede al ministro di adottare iniziative per verificare, tramite l'invio di ispettori, il rispetto dei protocolli ministeriali previsti e se, considerando le presunte scelte discriminatorie lamentate da soggetti non in possesso di green pass, non ritenga di promuovere un'indagine ministeriale su tutto il territorio nazionale per sincerarsi che non si stiano verificando casi di apartheid sanitaria. In una lettera inviata al presidente della Repubblica, il legale della famiglia Tanoni, l'avvocato Sebastiano Russo, aveva anche sollevato il timore che le indagini avviate a seguito della denuncia presentata dai famigliari della vittima, possano essere anzitempo archiviate. La procura di Roma ha infatti trasferito il fascicolo a Latina, che a sua volta l'ha restituito al mittente senza aver neppure acquisito le informazioni dei familiari.

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