Batterio killer, le mamme: «Protesta ogni mattina finché non si dimettono»

Batterio killer, le mamme: «Protesta ogni mattina finché non si dimettono»
Venerdì 4 Settembre 2020, 05:05
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IL CASO
VERONA «Torneremo qui ogni mattina, vogliamo giustizia e vanno subito cambiati i responsabili di quanto avvenuto». Non mollano Francesca Frezza ed Elisa Bettini, mamme di Nina e Alice, due dei quattro bambini nati prematuri e uccisi dal Cicrobacter nel reparto di Terapia intensiva neonatale dell'ospedale della Donna e del bambino di Verona. Anche ieri, come avviene da due giorni, cioè da quando sono emerse le prime indiscrezioni sulla relazione della Commissione ispettiva regionale, Francesca ed Elisa si sono piazzate davanti all'ingresso del padiglione 30, quello del Punto nascite dell'ospedale di Borgo Trento, distribuendo dei volantini con su scritto: «Vigilate sul lavoro dei medici!». «Io ho denunciato subito il dramma di mia figlia, Nina, che è nata qui l'11 aprile ed è morta al Gaslini di Genova il 18 novembre 2019, ma la direzione non ha fatto nulla. Si è aspettato fino al 12 giugno scorso prima di chiudere i reparti - accusa senza mezzi termini Francesca, la prima a sollevare il tema della possibile infezione da Citrobacter -. Sono biologa e so benissimo che le infezioni ci sono in tutti gli ospedali, ma quando si scoprono si devono prendere provvedimenti, subito». Invece, a Verona non si è fatto niente e dal 2018 i bambini colpiti sono stati 96, i cerebrolesi 9 e i deceduti 4. Oggi, su quanto accaduto in quei reparti che dovrebbero essere tra i più sani e asettici, tra l'altro in una struttura nuova inaugurata nel marzo 2017, si hanno delle certezze terribili: il batterio killer, secondo la relazione consegnata dal professor Vincenzo Baldo, ordinario all'Università di Padova, si annidava nei rubinetti dei lavandini del reparto di Terapia intensiva neonatale. Una vicenda in mano da tempo alla magistratura, a cui si sarebbero rivolti con quattro circonstanziate denunce i genitori dei bimbi deceduti. Ma che ha chiaramente anche un aspetto politico. Tanto che il governatore Zaia ha chiesto al direttore dell'Azienda universitaria ospedaliera di Verona «di valutare tutte le misure possibili verso gli attori di questa tragedia». E ieri l'Azienda ospedaliera ha assicurato che relazionerà in 48 ore. Un governatore che poi accusa: «C'è un aspetto inquietante di questa vicenda: la Regione è stata tenuta all'oscuro di quanto avveniva. Il direttore dell'Azienda, Francesco Cobello, ci ha informati l'11 giugno, affermando di averlo saputo a sua volta alla fine di maggio. Personalmente ho appreso la notizia dai giornali e ho subito chiesto un report al direttore generale della sanità Mantoan, e poi ho voluto incontrare la mamma di Nina».
RITARDI
«In questa vicenda c'è stata un'omertà vergognosa. Molti sapevano che il batterio era entrato in reparto - dicono le mamme -. Dopo il secondo caso avrebbero dovuto chiudere tutto. Se l'avessero fatto, Nina e Alice sarebbero vive e invece sono morte tra atroci sofferenze».
Massimo Rossignati
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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