Se a Napoli gli allarmi sono sempre arancioni

di Antonio Menna
Mercoledì 6 Novembre 2019, 00:00
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Deve essere un omaggio al frutto più bello di novembre, questa ossessione dell’arancione, che ormai imperversa nell’allerta meteo come la tonalità pastello di un maglione di inizio autunno. Un piacere tenue degli occhi, non acceca come il giallo, non agita come il rosso. L’arancione è quel colore della mescolanza, della contaminazione che sembra tagliato apposta sulla pelle di Napoli che non vuole essere né carne né pesce, né gialla né rossa, né serena né agitata, il colore del non si può mai sapere, poi vediamo, come viene così ce la pigliamo. Se arriva la bomba d’acqua, stiamo al sicuro. E se non arriva, ci riposiamo. 

Insomma, se le nubi sembrano nere, se il maltempo sembra aggressivo, se le previsioni sono minacciose, ma non v’è certezza - perché chi dà certezze al giorno d’oggi? - tra la guardia bassa e quella alta, scegliamo l’arancione, questa santa via di mezzo che alla fine a chi dà fastidio?

È il colore che accontenta tutti, l’allerta che mette d’accordo ogni ufficio, l’allarme che non allarma. Perché se è vero che qua nisciuno è fesso è anche vero che un arancione, alla fine, non ha mai fatto male a nessuno. Nel dubbio assolvere, dicevano i giuristi romani. Nell’incertezza, arancione, sembrano dire i nostri angeli custodi, quelli che studiano le previsioni, scrutano le mappe geologiche, valutano le condizioni delle città, aprono o chiudono le scuole e i parchi, e diramano l’allerta, che a volte è gialla, raramente è rossa, ma per tagliare la testa al toro, il più delle volte, è arancione. Dovevano venire giù le bombe d’acqua, ieri, addirittura con un orario di massima fissato per le ore dodici. Testa in su. Ma dal cielo è scesa poca roba. Un temporale durato soltanto venti minuti.

Non abbastanza per fermare le lezioni, come solennemente si è invece disposto (anche per oggi), con grande gioia di studenti e insegnanti, e una reazione analoga e contraria, nelle città dove i sindaci non hanno ritenuto di dare lo stop, con la sequenza di impressionanti insulti sulle bacheche social. 

A dimostrazione che questa storia degli allarmi meteo, delle previsioni del tempo, che questo siparietto surreale del giallo, del rosso e dell’arancione, del chiudo/non chiudo si sta trasformando in una opera buffa, con una generale e pericolosa perdita di credibilità delle istituzioni. “Le precipitazioni e i temporali potrebbero dar luogo a un rischio idrogeologico diffuso e quindi a instabilità di versante, frane superficiali e colate rapide di detriti o di fango”, si legge nella nota della Protezione civile. Il segreto è tutto in quel condizionale: potrebbero dar luogo. Che significa tutto e niente. O meglio: io ti ho avvisato, poi vedi tu come ti devi mettere. Sembra l’antico gioco del cerino. Così i sindaci più coraggiosi sfidano la sorte, e anche gli insulti degli studenti, tenendo le scuole aperte. Quelli che vogliono stare tranquilli, passano le carte e attaccano il ciuccio dove dice la Protezione civile. Cioè, al palo arancione.

Ma non è una sconfitta chiudere una città intera perché il maltempo potrebbe o non potrebbe determinare disagi o pericoli? Poi un giorno qualcuno, magari dopo aver passato qualche settimane nei Paesi del Nord Europa, ci spiegherà perché con pioggia e temporali, e perfino con raffiche di vento, si debba fermare la vita di una comunità, come se gli eventi climatici d’autunno fossero una sorta di accanimento del destino, di sbocco immutabile, e non una fisiologica stagione a cui – entro certi limiti, e noi non li superiamo mai - adattarsi. Ma qui ormai parliamo del lusso impossibile, anche solo ad auspicarlo, di una città normale, che magari sa scegliere tra il giallo di un pericolo affrontabile e il rosso di un pericolo reale, invece di rifugiarsi sempre sotto il grande manto arancione dell’incertezza. Eppure l’arancione non è un colore vigliacco ma denso. Nell’araldica indica la generosità, nel cristianesimo è simbolo della gola, in politica è il colore della rivoluzione pacifica; gli antichi romani ci facevano gli abiti nuziali, nell’induismo è l’elevazione spirituale mentre nella cromoterapia, l’arancione cura perfino la depressione. Di sicuro a Napoli è il colore del quieto vivere. Bomba o non bomba, chiuderemo le scuole, canterebbe oggi Venditti. Piove o non piove, alziamo bandiera arancione. E stiamo tutti più tranquilli.

 
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