Avvocati, Cantone striglia l'Ordine di Napoli: poca trasparenza su albi e incarichi

Avvocati, Cantone striglia l'Ordine di Napoli: poca trasparenza su albi e incarichi
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 21 Febbraio 2019, 00:00
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Albi ed elenchi, consulenti e collaboratori, enti controllati e fondazioni, personale, eventuali bandi di gara e contratti. Sono i punti su cui l’Anac di Raffaele Cantone chiede trasparenza al Consiglio dell’Ordine degli avvocati, al termine di una seduta ad hoc interamente dedicata al caso napoletano. E in quattro pagine, sono ancora quelli dell’autorità anticorruzione a firmare un «ordine» alla giunta di Piazza Cenni, con un messaggio a senso unico: garantire «trasparenza». 
Quattro pagine firmate da Raffaele Cantone (in passato praticante avvocato proprio nel consiglio dell’ordine partenopeo), che arrivano dopo oltre un anno di carteggio. 

Stando a quanto emerso, il Consiglio degli avvocati non avrebbe allestito un sito internet in grado di contenere le informazioni necessarie sugli elenchi dei professionisti iscritti all’Ordine. Non si tratta solo di esigenze «mediatiche», figlie di un’epoca in cui tutto entra nel vortice dei social, ma di questioni disciplinate dalle norme che regolano la gestione degli Ordini. Qual è il punto? Tutto nasce da un esposto indirizzato all’Anac alla fine del 2017 da un commercialista napoletano, che si era rivolto all’Ordine degli avvocati per chiedere informazioni in merito a un avvocato che svolge anche la professione di docente universitario. Anche in questo caso non siamo di fronte a semplici curiosità personali, ma a notizie destinate ad essere usate all’interno di un processo penale finalizzato proprio a definire i limiti di azione di un docente (stipendiato dalla pubblica amministrazione) che viene anche indicato come curatore in un elenco ad hoc dell’Ordine degli avvocati. 
Un elenco speciale che deve contenere informazioni dettagliate sullo status dei singoli professionisti, che diventa oggetto di chiarimenti da parte del commercialista titolare dell’esposto all’Anac. Stando a quanto si legge nelle carte spedite all’ufficio di Raffaele Cantone, la risposta che gli venne fornita dall’Ordine sarebbe stata evasiva o comunque non esaustiva. 

Da allora le verifiche dell’Anac sono state a senso unico, con una richiesta sempre più insistente di attrezzare un sito con le dovute sottosezioni. Questione di trasparenza, che serve ad allontanare dubbi o semplici sospetti (magari infondati) sull’assegnazione di incarichi da parte delle sezioni fallimentari o da parte di altre autorità giudiziarie. 
Ed è un punto sul quale la stessa Anac non fa sconti, quasi a sottolineare il giro di affari e di influenze che ruota attorno agli elenchi gestiti dall’Ordine degli avvocati, sezioni decisive per assicurare la corretta assegnazione degli incarichi. 

Ed è così che nel giro di pochi mesi, l’Anac scrive più di una volta agli avvocati napoletani: il 29 gennaio del 2018 c’è una prima verifica sul sito web del Consiglio, per constatare l’assenza di una sezione «amministrazione trasparente»; il tre maggio del 2018, la prima nota di adeguamento del sito; seguono risposte interlocutorie da parte dell’Ordine e immancabili verifiche dell’Anac, ma la situazione resta immutata; altra nota il primo ottobre del 2018, ancora una richiesta di tempo da Napoli, il 10 ottobre l’Anac torna alla carica, ma il sito continua a risultare «carente». 
A febbraio del 2019, l’Anac si riunisce e spedisce un ordine formale a quelli di Napoli, «basta carenze - è la sintesi - occorre trasparenza». Ma cosa rispondono a Napoli? Maurizio Bianco, ex presidente dell’Ordine prova a minimizzare: «So che il Consiglio si sta attrezzando alle richieste di normative recenti, confesso che la gestione di un sito, da un punto di vista tecnico, non rientra nelle mie attitudini ordinarie». 
 
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