Napoli: minore accoltellato al corso Garibaldi, la baby gang voleva «provare» l'arma

Napoli: minore accoltellato al corso Garibaldi, la baby gang voleva «provare» l'arma
di Leandro Del Gaudio
Sabato 1 Febbraio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 23:00
4 Minuti di Lettura

Volevano provare il coltello che avevano acquistato da poco. Volevano usare l’arma, cercavano un pretesto per aggredire, giusto per tenere a battesimo la lama nuova di zecca. Ed è così che alla prima occasione utile, per un banale incidente (l’urto della borsa del calcetto di un coetaneo), non hanno esitato a sfoderare il coltello e a sferrare colpi contro un ragazzo inerme, incapace di capire cosa stesse accadendo. Incapace di capire il motivo di tanta foga, di tanta violenza.

LEGGI ANCHE La denuncia di una madre: «A Casoria violenze di bande di ragazzi e ragazze anche a scuola»

Venerdì 16 gennaio, corso Garibaldi, un ragazzo pugnalato senza motivo, quattro minori in fuga. Sono stati identificati, tre di loro hanno anche confessato e raccontato quel retroscena: avevamo acquistato il pugnale poche ore prima. E c’è un altro particolare: due dei quattro minori finiti sotto inchiesta sono tra i protagonisti dell’aggressione agli agenti di polizia al Borgo di Sant’Antonio Abate, sono tra i teppisti che hanno scatenato la sassaiola contro gli agenti messi in fuga.
 



Ma andiamo con ordine, a ricostruire 48 ore di violenza e idiozia, di sangue e risate, di aggressioni da branco e fughe da codardi. È il 16 gennaio lungo corso Garibaldi, quelli del branco sono in quattro. Si sentono forti, perché uno di loro aveva in tasca un coltello nuovo di zecca. L’hanno acquistato da poco, ma non sanno cosa farsene. O meglio. Sanno che per sentirsi all’altezza non si sa bene di quale codice, devono imparare ad usarlo. E cercano una vittima. Corso Garibaldi affollato, c’è un piccolo inciampo: un ragazzo che gli passa affianco ha una borsa da calcetto, che urta uno del branco. Apriti cielo. È l’occasione che i quattro aspettavano.

LEGGI ANCHE Babygang contro la polizia a Napoli: ecco il regno dei piccoli boss tra pistole, droga e contrabbando

Hanno un’età compresa tra i 15 e i 16 anni, abitano in zona, si sentono forti. Bastano poche parole e vengono sferrate coltellate contro il malcapitato di turno. Neppure il tempo di abbozzare una reazione, per la vittima, solo rabbia e paura. E i quattro in fuga, magari anche un poco divertiti, ringalluzziti dal possesso della lama finalmente sporca di sangue. Decisive le immagini delle telecamere, al lavoro il pm dei minori Emilia Galante Sorrentino, che passa al setaccio il contenuto delle videocamere oltre a raccogliere la testimonianza del giovane ferito. Ma non è tutto. Violenza e vigliaccheria si ripetono, almeno per due dei quattro aggressori del branco di corso Garibaldi.

LEGGI ANCHE «La camorra vieta eventi pubblici dopo gli assalti delle babygang», la denuncia del consigliere regionale a Napoli

Venerdì, dunque, la festa del santo locale, c’è la liturgia pagana dei fuocarazzi, con quelle cataste di legno e di alberi di natale che vengono inghiottiti dalle fiamme in una delle città più inquinate d’Italia. Rieccoli al loro posto, al centro della scena. Stanno lì a difendere il loro fuoco, subiscono l’acqua della polizia, provano un assalto. Ricordate il video postato dal consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli? Due dei tanti teppisti in azione hanno le mani sporche di sangue di un ragazzo colpito senza un motivo, hanno la coscienza sporca eppure sono lì a divertirsi.
 

LEGGI ANCHE Babygang contro la polizia a Napoli: cinque minori identificati ma non rischiano nulla

Vengono riconosciuti e denunciati. O meglio. Si procede per gradi. Le immagini tradiscono uno in particolare, che subisce una perquisizione. Saltano fuori indumenti, lo spettro dei sospettati si allarga ad altri tre, che vengono identificati grazie ai loro vestiti. Vengono sequestrati telefonini cellulari usati per comunicare tra loro e un coltello a serramanico. Una volta dinanzi al pm, tre dei quattro hanno confessato, a partire proprio dall’acquisto del coltello e dall’aggressione del 16 gennaio scorso.

LEGGI ANCHE Babygang contro la polizia a Napoli, il borgo Sant'Antonio Abate dice no: «Tutti in piazza»

Non finiscono in cella, vengono solo denunciati per lesioni. Non hanno precedenti, sono iscritti a istituti superiori. Uno di loro è anche appassionato di diritto, nonostante sia implicato sia nella storia del ferimento di Corso Garibaldi, sia nella vicenda del fuocarazzo di Sant’Antonio. Difesi dall’avvocato Eduardo Izzo, ora i quattro minori saranno segnalati anche ai rispettivi istituti scolastici e rischiano un processo. Ovviamente - si fa per dire - restano a piede libero, quasi a dispetto di quelle 48 ore vissute tra scherno, violenza e risate prive di senso. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA