Basta promesse sugli asili nido

di Paolo Russo*
Venerdì 23 Gennaio 2015, 23:54 - Ultimo agg. 24 Gennaio, 00:18
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Quale vince e quale perde? È la domanda che ci poniamo quando, esterrefatti, leggiamo reiterate promesse sulla disponibilità del governo a cambiare una norma capestro che ha comportato un riparto così penalizzante per i Comuni ed i cittadini del Sud, così come documenta l’inchiesta del Mattino sugli asili nido di Marco Esposito.



Intanto occorre chiarire che qui non si tratta di cambiare alcunché sul piano normativo, ma di utilizzare criteri equi per finanziare i territori, a vantaggio di quei piccoli infanti che non solo non hanno asili figuriamoci mense e pasti bio....

L'ineffabile Delrio, sì proprio l'autore della legge che ha finto di abolire le Province, dopo un sermoncino sul buongoverno offerto alle classi dirigenti del Sud che ha indicato loro la via maestra dell'efficienza emiliana, ci sorprende tirando fuori dalla manica una nuova carta: pronti altri 400 milioni di euro per le regioni meridionali destinati ai servizi di cura per l'infanzia.

E non è finita, sempre a detta di Delrio, ce ne sarebbero altri 100 proprio per asili e servizi all'infanzia.

Insomma una valanga di risorse destinate al Mezzogiorno. Ma allora cosa vogliono questi meridionalisti?

Semplicemente quello che appartiene alla nostra terra, senza doni e senza sconti ma soprattutto senza inganni.

Ci dia, il governo, semplicemente i 300 milioni di euro del riparto che ci spettano, e non sostenga improvvidamente che per raggiungere il target del 12% di scolarizzazione basterebbero 150 milioni. Non è vero: perché da tutti gli studi avveduti, a partire dallo Svimez, sarebbero necessari non meno di 350 milioni di euro.

Tra l'altro le risorse cui fa impudentemente riferimento Delrio sono evidentemente già dei cittadini delle aree di coesione dell'Italia e non potrebbero essere destinate ad altre aree del Paese. Né può obiettare che son soldi che il governo ci avrebbe già sottratto perché questo sì che sarebbe il gioco delle tre carte: ci ridanno risorse che proditoriamente ci avevano tolto.

Ricorderei al sottosegretario Delrio che il riferimento al ritardo su questo fronte, come su altri, è prevalentemente responsabilità di una errata programmazione e di una spesa insufficiente quanto incoerente, leggi fontanine e marciapiedi, di quella Regione Campania che dal 1998 al 2010 è stata appannaggio dei suoi compagni di partito e della cui gestione ancora scontiamo i disastri.

Non una parola di verità ed un giudizio sul riparto vergogna, men che mai l'impegno a rimediare ora e subito.

Noi pretendiamo le risorse destinate al Sud, sappiamo di poterle spendere e soprattutto bene, non vogliamo pelose azioni risarcitorie con i nostri stessi soldi.

Sottolineiamo che non è degno di uno Stato civile il riparto sin qui fatto, che aumenta le distanze anziché ridurle, che è illegale perché in dispregio a quei principi di convergenza e coesione che pur sempre s'invocano.

In questo vi è un vulnus rilevabile anche in Europa che non può consentire ad uno Stato prima di investire risorse per allargare la forbice dei servizi resi al cittadino e poi pretendere fondi proprio dall'Europa per ridurre quello stesso gap.

Se non fosse una vicenda drammaticamente seria mi verrebbe da ricordare una nota gag del Totò nazionale quando nell'acquistare un prodotto richiedeva prima il resto. Tanto che poi l'incauto si ritrovava senza il prodotto, senza i soldi pattuiti e senza il resto!

Il «questa vince e questa perde» danneggia la credibilità delle istituzioni tutte ed i cittadini meridionali.



*Deputato al Parlamento e

coordinatore di Forza Italia per la Città metropolitana di Napoli