Napoli-Atalanta,
quel primo tempo ​da scudetto

di Francesco De Luca
Domenica 18 Ottobre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 08:00
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Più forte delle polemiche, di un’ingiusta sconfitta a tavolino e di una squadra che viene sempre esaltata pur non avendo vinto nulla. Il Napoli ha demolito l’Atalanta, Gattuso ha dato una lezione di calcio a Gasperini, che si è trovato fin dalle prime battute della partita al San Paolo in una situazione di difficoltà sul piano tattico, tecnico e fisico: undici giocatori nerazzurri erano rientrati dagli impegni con le nazionali mentre il gruppo azzurro si era allenato per dieci giorni regolarmente, trascorrendo peraltro una settimana nella “bolla” di Castel Volturno dopo le positività di Zielinski ed Elmas. Ma questo non basta a giustificare la pessima prestazione dell’Atalanta, fatta fuori in venti minuti dalla doppietta di Lozano e dai gol di Politano e Osimhen, il primo in azzurro per Mister 80 milioni.

Il Napoli è stato perfetto, con quel 4-2-3-1 che ha reso più spregiudicato ed efficace il gioco fin dal secondo tempo della partita a Parma. A far compiere un salto di qualità alla squadra - priva ieri dell’infortunato Insigne oltre che dei due contagiati - ha provveduto l’innesto di Bakayoko, schierato subito da Gattuso per dare spessore al centrocampo e concedere maggiore libertà a Ruiz. Si potrà pure ritenere che il Napoli ha fatto pochi movimenti sul mercato ma sono stati azzeccati: Osimhen, unendo alla rapidità una maggiore forza al suo tiro, si candida a diventare una stella della serie A, mentre il centrocampista ex Chelsea è l’uomo che serviva a Rino per supportare questo progetto tattico che vuole mettere la squadra in condizione di imporre il suo gioco anche alla prima in classifica. C’è un numero che dice tutto sulla differenza tra le due squadre ed è quello dei tiri nel primo tempo: il Napoli ne ha fatti 18, dei quali 12 nello specchio della porta di Sportiello; l’Atalanta appena 4 (1 direttamente verso Ospina). L’attacco ha potuto fare la differenza perché sostenuto da una squadra organizzata, che ha lavorato intensamente sul piano tattico durante l’isolamento a Castel Volturno, senza concedersi alcuna distrazione extra-calcistica e senza turbarsi per quanto accadeva al di fuori di quella “bolla”, con lo scontro a distanza per la partita non giocata a Torino. Peccato che due Asl abbiano impedito agli azzurri di partire: si sarebbe visto uno spettacolo all’Allianz Stadium e molto avrebbe sofferto la Juve, come ha detto Gattuso, confermando che voleva presentarsi in campo il 4 ottobre.

Una lezione di stile.

Lo 0-3 e il -1 hanno comunque dato un’ulteriore carica al Napoli che ha reagito da grande squadra e ha giocato con feroce determinazione contro un avversario incapace perfino di un battito di ciglia, anche nel secondo tempo, arrivando al gol di Lammers soltanto per uno sbilanciamento degli azzurri. È quella caparbietà che occorre per centrare uno degli obiettivi fissati da Gattuso in questa stagione. Difficile fare previsioni sul campionato, soprattutto perché bisogna fare i conti con il Covid-19 e il numero di contagiati che aumenta anche in un ambiente relativamente protetto come quello del calcio. Ma ciò che si è visto finora lascia pensare che il Napoli possa mettersi in gioco per lo scudetto, avendo fatto - si è notato questo contro l’Atalanta - uno scatto mentale rispetto al passato, quando emergevano più la qualità del singolo che l’efficacia della squadra, anche con tratti di cattiveria raramente visti prima. A differenza di altre squadre (la Juve di Pirlo, giusto per fare un nome) il Napoli è partito di slancio perché Gattuso ha saputo mettere subito a frutto il lavoro fatto nei mesi scorsi. Procedere a fari semispenti va bene, tra ostacoli di vario tipo, anche quelli piazzati per ragioni politiche. Peccato che una squadra così bella debba “accontentarsi” del secondario palcoscenico internazionale, l’Europa League, però potrebbe essere l’occasione per andare avanti fino alla fine.

In questo contesto si è calato benissimo Lozano, che è stato un corpo estraneo nella prima stagione, poco (e male) utilizzato sia da Ancelotti che da Gattuso. Il messicano ha segnato 4 gol nelle ultime due partite, uno in meno di quanti ne aveva realizzati nelle 34 gare della scorsa annata. Ha giocato in tutte e tre le posizioni alle spalle di Osimhen, dopo le sostituzioni di Politano e Mertens. È stato continuo e preciso al tiro, ha affondato il colpo al momento opportuno in quella squilibrata difesa dell’Atalanta, non si è risparmiato negli arretramenti sollecitati dal suo allenatore. Non avrebbe avuto senso accogliere la richiesta di prestito del Chucky, De Laurentiis e Gattuso hanno fatto la scelta più corretta sul piano aziendale e tecnico perché resta un capitale. E una squadra cresce se chi la guida, in campo o dalla scrivania, fa scelte ragionate.
 

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