Il Napoli e Insigne ​sono davvero diventati grandi

di Francesco De Luca
Lunedì 17 Maggio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 08:00
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Il Napoli è rientrato nel Grand Hotel Champions, superando una notte di ansie provocate dalla vittoria della Juve sull’Inter. Non è andata come tre anni fa a Firenze, con lo scudetto che fu perso in albergo secondo Sarri. Le tensioni si sono sciolte nel primo tempo e nella ripresa la squadra ha piazzato in undici minuti l’uno-due che le ha consentito di scavalcare i bianconeri. Un punto di vantaggio e gli ultimi 90’ del campionato non dovrebbero riservare sorprese perché Verona e Bologna - gli avversari di Napoli e Juve - sono battibili. Ma è stato opportuno il tweet di De Laurentiis, pubblicato pochi secondi dopo la quarta vittoria esterna consecutiva: «Non è ancora finita».

Stavolta non è andata come nel 2018, gli azzurri non si sono complicati la vita anche se sono state a lungo visibili le loro ansie in campo. Già dalle prime battute Osimhen si è battuto su tutti i palloni, allargandosi spesso a sinistra per sfuggire alla presa di Milenkovic e Pezzella. Le occasioni sono state due: il tiro di Zielinski respinto da Terracciano, portiere originario di San Felice a Cancello, e la traversa di Insigne su punizione. Nell’intervallo Gattuso ha saputo togliere dalle spalle della squadra questa zavorra psicologica e il Napoli ha messo le marce alte nella ripresa, mostrandosi più aggressivo, senza essere frenato dalla paura di sbagliare e di non poter annullare il distacco dalla Juve. Partite così si sbloccano con l’episodio e l’ingenuità di Milenkovic - ha trattenuto Rrahmani in area e dalla sala Var Chiffi lo ha segnalato al collega Abisso - ha aiutato il Napoli, a segno con Insigne dopo la ribattuta di Terracciano. L’esultanza degli azzurri ha innervosito la Fiorentina, che poi non è riuscita più ad affacciarsi nella trequarti avversaria perché la rete del capitano aveva dato coraggio ai suoi compagni, perfetti in fase difensiva e pronti ad attaccare negli spazi con Osimhen, irresistibile anche a Firenze. La crescita di Victor è stata straordinaria: superati gli impacci di inizio stagione, questo talento non sbaglia un tocco e anche quando non segna è fondamentale, come è accaduto anche ieri nell’impostazione della splendida azione del raddoppio (tiro di Zielinski deviato da Venuti).

Da grande squadra, il Napoli ha saputo narcotizzare gli ultimi venti minuti della partita.

Bakayoko è stato puntuale a centrocampo, muro invalicabile quello formato da Manolas e Rrahmani - nel momento cruciale del campionato è mancato Koulibaly, per chi non se ne fosse accorto - e Meret si è limitato all’ordinaria amministrazione, svolta peraltro con grande serenità. Il traguardo è vicino ed è legittima la soddisfazione di Gattuso, orgoglioso del suo lavoro e del suo gruppo: Ringhio li ha difesi quattro mesi fa quando tutto sembrava contro di lui, dagli infortuni alla posizione del club che non lo aveva protetto da bordate pesantissime.

Sapere che tra sei giorni lui non sarà più sulla panchina del Napoli fa riflettere. Normale che la Juve presenti il conto a Pirlo, a prescindere dall’esito della stagione, molto meno comprensibile che De Laurentiis e Gattuso si separino. Riuscisse a centrare l’obiettivo del quarto posto, il bilancio di una stagione e mezza per Rino sarebbe ampiamente positivo. Al di là dei risultati, ci sono giocatori che hanno raggiunto livelli di eccellenza, come Insigne, arrivato a 19 reti (a Firenze ha anche colpito una traversa e un palo: sette i legni centrati in campionato, con maggiore fortuna avrebbe segnato più di Lukaku). Lorenzo è esploso con il supporto del tecnico, diventando quel capitano che dopo il pareggio subito contro il Sassuolo al 94’ dà la scossa ai compagni e che ieri dopo gli abbracci per il 2-0 chiede scusa a Ribery e invita i panchinari a non urtare la sensibilità degli avversari.

La vittoria del Napoli a Firenze ha consentito di spegnere ulteriori polemiche su quanto accaduto in Juve-Torino, con quella decisione dell’arbitro Calvarese di regalare un rigore ai bianconeri, anche se il vicepresidente del club azzurro, De Laurentiis junior, attivissimo sui social come il padre a dispetto del silenzio stampa, ha sottolineato: «L’onestà paga sempre». È stata una stagione difficile per il designatore Rizzoli e una riflessione va fatta dal neo presidente dell’Aia, Trentalange, sull’ex internazionale che gestisce i fischietti più importanti da quattro anni. Il sincero auspicio è che non vi siano veleni in coda, negli ultimi 90’ che il Napoli merita di vivere da protagonista perché questo risultato lo ha (quasi) centrato con il costante sacrificio e il bel gioco. 

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