Perché il Napoli si gioca tutto ​in questi 90 minuti

di Francesco De Luca
Sabato 18 Gennaio 2020, 00:00
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Gattuso ha chiaro il quadro della situazione e non si fa illudere dal Napoli bello e sfortunato visto nel secondo tempo della partita contro la Lazio e dal Napoli leggero che con due rigori si è qualificato ai quarti di Coppa Italia eliminando il Perugia, un avversario di serie B. «Dobbiamo vincere anche una partita a biliardino o a tressette: contano solo i tre punti». Senza spingere lo sguardo oltre, alle successive due partite in programma al San Paolo. Ricco il calendario: una dopo l’altra Fiorentina, Lazio (Coppa) e Juve. Il pensiero non è rivolto né a Inzaghi né a Sarri, ma esclusivamente ai viola: questi 90’ peseranno sul futuro.

a Fiorentina ha cambiato allenatore pochi giorni dopo il Napoli. Gattuso sembrava in pole per la sostituzione di Montella, ma quando è emersa questa chance non ci ha pensato su due volte. Il suo futuro è legato a una serie di variabili, a cominciare dal posizionamento della squadra e dalla partecipazione alle coppe, fortemente a rischio e attuabile soltanto con un super girone di ritorno. Il rodaggio è stato sofferto, con una sola vittoria in 4 partite di campionato, al 94’, sul campo del Sassuolo. Segnali di miglioramento si sono visti all’Olimpico, insufficienti per conquistare almeno un punto. Ha pesato l’errore di Ospina e non solo. L’attacco è asfittico. Insigne è tornato a segnare martedì in Coppa Italia con due rigori ma evidentemente non basta. Si fa tanta, troppa, fatica là davanti. La Fiorentina avrà la carica che trasmette un grintoso allenatore di provincia come Iachini (un pareggio e due vittorie tra campionato e Coppa Italia) e la voglia di non far pentire il finanziere calabro-americano Commisso, assente stasera al San Paolo, degli investimenti effettuati nel primo anno. Sembra così lontana, per entrambe le squadre, la prima di campionato al Franchi, con i 7 gol, gli errori dei difensori (e dell’arbitro) e l’esaltazione degli attaccanti. Gli azzurri vinsero e rovinarono la festa al popolo viola, andando a segno con Mertens, Insigne e Callejon, che non ha più fatto un gol nelle successive 23 partite. La stagione dello spagnolo è una delle maggiori carenze per una squadra che ha visto sfiorire i protagonisti delle precedenti brillanti annate: il ciclo si è chiuso in anticipo (e male) rispetto ai tempi preventivati da De Laurentiis e Ancelotti.

Il presente, per Gattuso, si annuncia molto impegnativo perché è dura riportare il Napoli a certi livelli e rimetterlo in corsa per l’Europa League. L’allenatore si è messo al lavoro con passione, ora ha bisogno di risultati e dunque eviti di disperdere energie nei confronti - richiesti o meno - con Ancelotti: la situazione in cui Carlo ha lasciato la squadra è fin troppo evidente, altrimenti mai il presidente si sarebbe sganciato da questo compagno di viaggio pluridecorato e multilingue. Al San Paolo, dove vi sarà un clima freddo a prescindere dalla temperatura, servirà una squadra diversa da quella vista contro Inter e Lazio: non si può concedere un tempo agli avversari anche perché Iachini si presenterà con Cutrone (è durato cinque mesi il soggiorno inglese dell’ex attaccante del Milan di Gattuso) e Chiesa ma coprirà con gli altri 8 tutti gli spazi nella sua trequarti per frenare Callejon, Milik e Insigne, che deve incidere su partite delicate come questa. Il Napoli, che dal 19 ottobre non conquista tre punti sul proprio campo (e sono tre le sconfitte consecutive), vuole risalire la corrente ma si guardi alle spalle: la Fiorentina è a tre lunghezze.

Il futuro del Napoli è in questi 90’ e Gattuso ha detto della sua squadra: «Deve essere brava ad essere cattiva». Cioè aggressiva in difesa e a centrocampo e chirurgica in attacco, aspettando il miglioramento ipotizzato dal tecnico entro due settimane, quando si potranno vedere i più significativi effetti del lavoro tattico e fisico e verificare l’inserimento di Demme e Lobotka, i due centrocampisti acquistati in un mercato effettivamente di riparazione perché bisognava rimediare ai guasti dei mesi scorsi. E per il futuro è stato preso il difensore Rrhamani dal Verona: non un top player ma il Napoli sta rivedendo la dimensione del mercato, non a caso Gattuso ha sottolineato che guarda più partite dei campionati italiani che esteri, chiaro indizio per quello che sarà, resti lui o meno. Non si sente di passaggio e non si farà condizionare nelle scelte dal costo dei giocatori e dalle loro prospettive. Ad esempio, ha per ora messo in panchina il predestinato Meret restituendo i gradi di titolare al più anziano Ospina, che li aveva persi undici mesi fa, quando Alex superò i problemi fisici.

L’obiettivo della prima vittoria al San Paolo impone ai giocatori di mettere da parte i propri interessi, poi dovrà essere abile e tempestivo Gattuso a spegnere eventuali fuochi in questo turbolento spogliatoio, perché è immaginabile che uno come Meret, candidato a giocarsela con Donnarumma per il posto agli Europei, non accetti seraficamente di restare a guardare.

 
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