La feroce Inter non si è vista contro la Juve. Il derby d’Italia è stato vinto dai bianconeri con la doppietta di Cuadrado e un rigore di CR7: compiuti così il sorpasso sul Napoli e l’aggancio al Milan. Atteggiamento rilassato dei neo campioni d’Italia, quasi in vacanza il mediocre arbitro Calvarese, sollecitato a prendere alcune decisioni dal Var, non l’ultima: rigore alla Juve a 4’ dalla fine per un intervento di Perisic di Cuadrado, apparso un fallo al contrario, con un calcio del colombiano, ma stavolta in regia Irrati è rimasto silente. Solite ombre bianconere. Sono intollerabili arbitraggi simili in partite che decidono la Champions o la salvezza (si ricordino i disastri di Doveri e Mazzoleni a Benevento domenica scorsa). A Firenze oggi il Napoli è obbligato a vincere. Lo sapeva a prescindere dall’esito, peraltro non improbabile, di Juve-Inter.
Una situazione analoga era accaduta tre anni fa: proprio al Franchi gli azzurri di Sarri subirono un contraccolpo psicologico dopo la vittoria bianconera al Meazza, quelli di Gattuso possono effettuare il controsorpasso battendo la Fiorentina e qualificarsi per la Champions facendo altri tre punti contro il Verona tra una settimana. Non sbaglino mosse oggi: una mancata vittoria significherebbe di fatto quinto posto.
In alcuni punti di Napoli ancora si legge quella scritta “Tutti a Firenze”. Incitamento dei tifosi che avrebbero voluto tutti partecipare a quella trasferta del 29 aprile 2018. E invece tutto finì tra il Meazza, dove la Juve piegò l’Inter, e l’albergo di Firenze, dove d’un colpo si azzerarono le energie nervose di Sarri e degli azzurri. Al Franchi c’è in gioco qualcosa di molto importante perché la zona Champions regala milioni e prestigio, dando una diversa impostazione ai piani futuri di De Laurentiis, che a differenza di tre anni fa ha trascorso la vigilia della partita a Firenze. I viola sono reduci da un altro mediocre campionato (dal 2016 non si classificano tra le prime cinque), privi di ambizioni e obblighi di fare punti. Ma non faranno omaggi al Napoli e a Gattuso, il loro probabile prossimo allenatore, perché il presidente Commisso ne vuole valutare l’aspetto caratteriale e morale dopo aver pesato quello tecnico. Prima della partita Iachini stringerà la mano a chi è destinato a sostituirlo e poi farà giocare la Fiorentina alla sua maniera, arroccata con il 3-5-1-1, aspettando lo spunto di Ribery (la cui autonomia a 38 anni è ovviamente limitata) o il colpo di Vlahovic, 21 reti finora (il 44 per cento della squadra) per il serbo che quattro anni fa venne acquistato per 1,9 milioni e ora ne varrebbe 80.
Nelle ultime cinque settimane i viola hanno conquistato due vittorie e tre pareggi, però il loro rendimento interno è disastroso: 24 punti su 18 gare.
Dei piani di mercato non si parla, in sospeso anche la questione allenatore perché ci sono le ultime partite da giocare. I margini di ricomposizione con Gattuso si sono sempre più ridotti, fino a scomparire: più il Napoli faceva risultati e risaliva in classifica, più il tecnico si allontanava da quella panchina che ha difeso con onore. Dopo aver perso allenatori che nei loro cicli avevano lasciato un segno (Mazzarri e Sarri) De Laurentiis si era lanciato su professionisti dallo stipendio elevato e dalla bacheca ricca (Benitez e Ancelotti). Ecco perché si ipotizza uno sforzo economico e tecnico per Allegri o Spalletti, entrambi fermi da due anni. Con Benitez si ricostruì la squadra, con Ancelotti si ripartì da un’ottima base. E adesso? Bisogna capire se De Laurentiis vuole un tecnico in linea con i contenuti piani finanziari del club, oppure vuole alzare la posta perché sa che anche nella prossima stagione bisognerà soffrire per conquistare il posto in Champions. Allegri è suo ottimo amico, però valuta altre due proposte: il Real e l’Inter, perché gli addii di Zidane e Conte sono possibili.