Napoli a pranzo ​sul campo “ridotto”

di Francesco De Luca
Domenica 5 Febbraio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 07:00
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Tanta soddisfazione per i risultati sì, certamente. Ma gioia sfrenata no perché potrebbe confondere i pensieri del Napoli, saldamente al comando della classifica. È il senso del messaggio che Spalletti ha lanciato agli azzurri a poche ore dal lunch match a La Spezia, il primo in questo campionato: l’ultima partita alle 12.30 sempre al Picco a fine maggio, tre gol e chiusura del ciclo per capitan Insigne, Mertens, Fabian, Koulibaly e Ospina.

Il discorso di Luciano non è di circostanza. Conosce bene le insidie di questo mondo, anche se è consapevole che molto difficilmente può esservi tra le inseguitrici una in grado di ripetere quanto il Napoli ha fatto nel girone d’andata, considerandone l’alterno rendimento. L’attribuzione di 54 punti è del tutto teorica, dunque. Gli azzurri sono lassù perché giocano bene, hanno una difesa solida, uno straordinario finalizzatore e un’adeguata preparazione. Mai mollare, però. Anche se la situazione di classifica può concedere alla squadra addirittura di subire 4 sconfitte consecutive e di restare avanti. Situazione mai vista in serie A.

Lo scenario è del tutto differente rispetto allo scorso anno, quando vi fu una lotta a tre - infine vinta dal Milan - sulla distanza di pochi punti: bastava un passo falso per cambiare posizione al vertice e ritrovarsi negli scomodi panni di inseguitore. Le trappole come quella di La Spezia (e le tre successive: Cremonese, Sassuolo ed Empoli) si scansano con l’intensità e la capacità di ribaltare situazioni sfavorevoli, come è accaduto nella gara contro la Roma, decisa dal panchinaro Simeone. Un altro dei meriti di Spalletti è senza dubbio quello di saper leggere le partite. In quella d’andata contro lo Spezia aveva deciso di non tirare fuori Raspadori, sostituto dell’infortunato Osimhen, nonostante la sua grigia prestazione e Jack segnò il gol della vittoria all’88’. Non è un caso che, anche ricordando quella rete, il tecnico abbia ieri fatto una carezza a un calciatore che è stato pagato da De Laurentiis 35 milioni e rappresenta il futuro anche della Nazionale e adesso deve fare tanta panchina perché là davanti c’è Victor, il nuovo Leone, a segno con una puntualità impressionante e ovviamente intoccabile.

Spalletti ha dato un unico indizio sulla formazione: «C’è Osimhen». Ricordate Bilardo, il ct dell’Argentina campione del mondo? C’era Diego, poi altri dieci.

È opportuno che in questa mattinata di calcio, la prima in una stagione quasi tutta serale, la concentrazione del Napoli sia puntata su un avversario che si presenta senza il suo migliore marcatore Nzola (9 reti) ma con un’organizzazione solida, anche se si avvertirà in questa seconda fase del campionato l’assenza del centrale Kiwior, ceduto all’Arsenal per 30 milioni. Nessun timore, e ci mancherebbe, per il campo più piccolo di metro: le grandi devono saper andare oltre. «È con i risultati che si scrive la storia», dice Spalletti, evidentemente non sazio di quelli conquistati finora, motivo di orgoglio per la città e per De Laurentiis, che ha voluto riunire la squadra in settimana. Senza promettere premi per scudetto o Champions perché ogni calciatore ha quelli previsti nei contratti. E certamente non può essere questo un argomento caldo negli spogliatoi di Castel Volturno: la storia si scrive con la rabbia agonistica che ha spinto il Napoli ai vertici e senza alcuna distrazione.

Spalletti sa di avere a che fare con uomini veri, ne ha potuto tastare la personalità - oltre che la bravura - in questi mesi. E non teme un calo di tensione, proprio adesso che la strada potrebbe cominciare ad essere in discesa. Luciano, però, cerca di “allenare” anche l’ambiente ed è stato questo il motivo delle sue parole rivolte a Napoli, non soltanto al Napoli, sui ruoli che negli ultimi mesi dovranno essere svolti da giocatori, tifosi, tecnico e club. «Niente per i singoli e tutto per la città». E non vede l’ora di mettere un altro tassello a un mosaico perfetto. Una vittoria a La Spezia sarebbe la numero 50 per l’allenatore in un anno e mezzo a Napoli. E ce ne saranno ancora.

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