Camorra, il flop del Comune di Napoli sui tesori confiscati

Camorra, il flop del Comune di Napoli sui tesori confiscati
di Gigi Di Fiore
Martedì 10 Dicembre 2019, 23:00 - Ultimo agg. 11 Dicembre, 08:02
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Un totale di 746 beni per un valore di oltre 50 milioni di euro. Sono case, garage, terreni, ville, botteghe confiscati ai clan della camorra nelle province di Napoli, Avellino e Caserta, ora disponibili per essere destinati in concreto a usi sociali o istituzionali. Alla Prefettura di Napoli, dove si è tenuta la «conferenza dei servizi» con i sindaci dei comuni dove si trovano i beni, spiega il direttore dell’Agenzia per i beni confiscati, Bruno Frattasi: «Le conferenze dei servizi, con i sindaci dei Comuni dove sono localizzati i beni, vengono convocate dall’Agenzia, insieme con i prefetti delle province interessate, per accogliere manifestazioni di interesse comunali in vista di un successivo affidamento a cooperative o associazioni interessate a farne uso sociale. Su molti beni, l’Agenzia del demanio esercita opzioni per usi istituzionali, come sedi di alloggi su richiesta, come in questo caso, della polizia e della guardia di finanza».

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I beni non sono di facile gestione. I Comuni non li ricevono in proprietà, ma in disponibilità immateriale e devono occuparsi della manutenzione. Li ricevono liberi da abusi edilizi preesistenti, ma le spese e la necessità di mettere a posto le condizioni di quelli messi male restano. Da qui, ad esempio, le sole tre manifestazioni di interesse del Comune di Napoli su una disponibilità totale, in quest’ultima occasione, di 96 beni. In compenso, l’Agenzia del Demanio ha opzionato 20 immobili al Centro direzionale, area di investimenti in passato di clan della camorra, per destinarli a alloggi o sedi di polizia e guardia di finanza. In altri quattro casi, sempre al Centro direzionale, l’opzione è stata esercitata dalla Regione Campania per proprie sedi. In una delle schede descrittive, c’è scritto: «18 unità Centro direzionale Napoli di cui undici box, garage, autorimessa, posto auto e sette appartamenti in condominio». Nei casi di diretto uso dei beni confiscati, gli enti pubblici ne diventano proprietari. Tutto, così, accresce il patrimonio dello Stato. In provincia di Napoli, Quarto è Comune virtuoso. Ha opzionato 60 beni confiscati al clan Polverino. In 24 casi, il sindaco Antonio Sabino affiderà ville e immobili ad associazioni, mentre in altri 36 casi l’impiego sarà di edilizia popolare. «Orgogliosi di essere il Comune che ha manifestato interesse per il maggior numero di immobili, in questa conferenza dei servizi», commenta il sindaco Sabino. A Pozzuoli, dove i beni confiscati sono sette, molti saranno invece destinati a sedi della guardia di finanza.

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«Appena ci vengono affidati i beni confiscati - spiega il direttore Frattasi - li gestiamo per eliminare situazioni di irregolarità, come casi di abusivismo, e poi li presentiamo in conferenza dei servizi per accogliere le manifestazioni di interesse dei Comuni che li destinano a scopi sociali o ricevere le richieste di enti pubblici per utilizzo istituzionale». In questo caso, i beni confiscati presentati erano 381 della provincia di Napoli, 324 della provincia di Caserta e 41 della provincia di Avellino. I tre comuni irpini, confinanti con Quindici terra del clan Graziano, hanno tutti manifestato interesse per i beni disponibili: otto appartamenti in condominio e nove tra box e garage nel Comune di Monteforte irpino; un terreno con fabbricato rurale a Sant’Angelo a Scala; abitazioni, appartamenti, garage, un laboratorio per arti e mestieri, un magazzino deposito, due terreni agricoli a Taurano per un totale di 23 beni. Il cento per cento dei beni presentati in questa provincia è stato quindi opzionato dai tre Comuni irpini.

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Sono 25 i Comuni interessati dalle confische nella provincia di Napoli.

C’è il capoluogo, c’è un’abitazione indipendente sull’isola d’Ischia, 26 beni a Giugliano e 35 a Nola. Che si tratti di immobili dalla storia particolare lo confermano i numeri. In provincia di Napoli, in 115 casi gli immobili sono occupati da gente che non ne ha titolo, in altri 28 casi le occupazioni sono abusive. Sessanta immobili sono in fitto, mentre 177 sono liberi. Uno solo è occupato con titolo. Anche in provincia di Caserta la situazione non è migliore: 88 immobili occupati senza titolo, 18 occupati abusivamente. In 148 casi gli immobili sono liberi e 69 in fitto. Nel Casertano è il comune di Castelvolturno ad avere il maggior numero di beni confiscati in questa ultima presentazione: 85. Segue poi Santa Maria Capua Vetere con 66 beni, Casal di Principe con 25, Capodrise con 22. Sempre terreni, appartamenti in condominio o villini, con qualche bottega o negozio è la tipologia. Annuncia il direttore Frattasi: «Il 18 dicembre porterò alla riunione del consiglio direttivo le manifestazioni di interesse ricevute per la formale approvazione».

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