Capodanno a Napoli, addio al rito laico del maxi concerto: si cambia pagina ed è un bene

di Federico Vacalebre
Giovedì 8 Dicembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 07:00
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Capodanno, si cambia. Il rito comunitario del Capodanno in piazza del Plebiscito è stato inventato da Antonio Bassolino con il fondamentale apporto di Dario Scalabrini: si partì alla grande, coniugando musica (storica l’esibizione nel 1997 di Renato Carosone) e installazioni d’arte contemporanea (storica la Montagna di sale del 1995 di Mimmo Paladino che resta il segno-simbolo di quegli anni). 

Divenuto tradizione laica della notte di fine anno, lo show, qualche volta baciato anche dalle telecamere, ha vissuto stagioni alterne, da proposte originali (l’edizione 2002, con Nino D’Angelo e le regine della canzone verace, da Giulietta Sacco ad Angela Luce) sino all’edizione forzata in dad del 2021 con il mucchio selvaggio di «Passione next generation».

Il sindaco Manfredi ha deciso di provare a girare pagina, confermando la cornice, dal Plebiscito al lungomare trasformato in discoteca, ma con una narrazione diversa: più lunga (quattro giorni, dal 29 dicembre all’1 gennaio), che rinuncia al concertone del 31 dicembre per mettere in piedi uno show dal piglio quasi televisivo, capace di tenere insieme l’omaggio ai maestri (Pino Daniele, Massimo Troisi, Eduardo De Filippo, Roberto De Simone) con le nuove generazioni. 

Sacrosanto l’omaggio al Lazzaro Felice & Co il 29 dicembre in Galleria Umberto I, con il sigillo del figlio Alex Daniele e la scelta di artisti emergenti, oltre che di una multimedialità che potrebbe riservare sorprese. Egualmente sacrosanta l’idea di iniziare l’anno che verrà, nel segno del maestro della «Gatta Cenerentola», che nel 2023 festeggerà i novant’anni: il mottetto pastorale «Quem vidistis pastores», ancor più che farci riscoprire il compositore Carmine Giordano (Cerreto Sannita 1685- Napoli1758) servirà a ribadire il debito di riconoscenza che la città e l’Italia tutta hanno con il geniale musicista.

Debito che potrebbe essere, solo parzialmente si intende, ripagato dedicandogli una festa lunga 365 giorni. Riempiendo i dodici mesi prossimi venturi, dal primo (e ci siamo già) all’ultimo giorno dell’anno, di tributi alla sua creatività: con spettacoli, mostre, convegni, retrospettive...

In mezzo i due eventi più attesi: il 30 la star Rkomi, reduce da «X Factor» calamiterà l‘attenzione su un bel gruppo di «bambine cattive» della scena newpolitana: La Niña, LNDFK, Nziria, Lil Jolie. 

Ma, com’è giusto che sia, sotto i riflettori per critiche o applausi finirà soprattutto la notte di Capodanno, Napulanno si azzardò nell’era bassoliniana. Qui il segno della discontinuità è evidente. Il sindaco ha voluto che fosse Peppe Iodice, sull’onda del successo su Canale 21 della sua «Peppy night», il baricentro degli auguri, costruendo un gran varietà sanguigno con Belen Rodriguez, Stefano De Martino, Biagio Izzo, Gianni Simioli, Lina Sastri, Peppino Di Capri, Andrea Sannino, Rosario Miraggio, Gianluca Capozzi, Lucariello, Franco Ricciardi... Un mucchio selvaggio variegato ed eterogeneo da cui non sappiamo ancora cosa attenderci, e questa potrebbe essere un’altra novità, una sorpresa per napoletani e turisti. Ai posteri l’ardua sentenza, quel che è certo, per ora, è che il Capodanno napoletano cambia faccia e dura di più. Sin d’ora, auguri a tutti.

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