Centro direzionale «chiuso per ferie»
e il degrado avanza ancora

Centro direzionale «chiuso per ferie» e il degrado avanza ancora
di ​Maria Pirro
Domenica 18 Agosto 2019, 00:00
3 Minuti di Lettura
Il Centro direzionale è «in ferie». Pochi negozi aperti, molti ristoranti chiusi. Tutti sbarrati al calar della sera e nel fine settimana. Anche trovare un bar solo per un caffè diventa un’impresa. Disagi. I lavoratori che vanno e vengono dal complesso di vetro e acciaio parlano di «zona fantasma», gli abitanti dei grattacieli segnalano il degrado che avanza. Funziona solo il parco sportivo di cemento autogestito da ragazzi e famiglie. Ma la pavimentazione è dissestata in più punti, le mattonelle rotte, le buche ovunque. E il verde selvaggio cangiante nel giallo, l’erba secca, bruciata dal sole d’agosto. 

Enzo Perrotti solleva la bicicletta del suo secondogenito, due anni appena, e afferma: «Sarebbe bello se venissero installate le giostrine per i nostri figli. Mia moglie e io li portiamo qui da via Stadera perché è comunque l’unico spazio all’aperto». Annuisce anche Olivia Zou, mamma di due bambine cinesi che scivolano sui pattini. Passa un anziano con il barboncino bianco, si ferma a esprimere la sua opinione una guardia giurata. «Lavoro qui, alla Torre azzurra, e le cose da migliorare sono tante, anche la vigilanza», sostiene Michele Grasso, 34 anni. L’ultimo episodio è l’aggressione subita da un giovane dello Ski Lanka: picchiato da un africano del Gambia, di ventuno anni, che ha tentato di prendergli lo ziano ma è stato arrestato dalla polizia. «Dalle 20.30 si incrociano malintenzionati e ubriachi», sostiene la guardia giurata. Le bottiglie vuote sono abbandonate tra le aiuole, i cestini traboccanti. Ancora rifiuti. 

Cristina Gentile, 43 anni, è impiegata in uno studio contabile («Ma non in questo quartiere», sorride) ed è tra i residenti della prima ora: «Nel 1990, l’inaugurazione», ricorda. «Ma, anno dopo anno, i progetti sono naufragati: fino agli inizi del Duemila in quest’area si organizzava il cinema all’aperto, ora è ridotta a pattumiera». La sua amica Lucia Spasiano, stessa età, casalinga a tempo pieno, vive in piazza Mercato ed è qui con il marito Mario de Simone, chef trentottenne, e la madre. «Basta guardarsi intorno per rendersi conto del degrado e dell’incuria», dicono in coro, mentre i bimbi rincorrono il pallone. Percorre l’isola pedonale, da solo, in silenzio Lorenzo Pergamo, studente ventenne con gli occhiali in celluloide e il cerchietto all’orecchio sinistro. «Sono iscritto al corso di laurea in informatica e vengo qui per prendere un po’ d’aria. La zona è degradata ma frequentabile», sentenzia. E, nel pomeriggio, tra rifiuti, tutta l’area con il Palazzo di giustizia sullo sfondo, si trasforma in un grande centro sportivo autogestito. Ma non ci sono esclusivamente i più piccoli sui rollerblade e in sella alle bici. I nigeriani organizzano i tornei di calcio, i cingalesi giocano a cricket. E le ballerine cinesi provano i passi di danza in tutù e sempre en plein air. 

«C’è una divisione precisa degli spazi», spiega Michele Caudillo, ventenne di Barra, bloccando lo skateboard. «Veniamo qui tutti i pomeriggi alle 16,30 per quattro ore», aggiunge Steven Martines, ventunenne che invece proviene da via Toledo. Miriam Dericoloso arriva dai Ponti Rossi e il ventunenne Emanuele Sequino da Torre del Greco. «Il nostro gruppo si chiama Skate eggs, un altro è contrassegnato dalla sigla Ntsf», raccontano in coro. «Abbiamo costruito noi gli attrezzi per realizzare un piccolo circuito, magari ci fossero vedere infrastrutture dedicate a questo sport che attira noi ragazzi dal centro e dalle periferie, dall’hinterland partenopeo e dalle altre province». Magari. Sarebbe il modo per restituire un’anima al complesso di accaio e vetro che, con i suoi grattacieli a specchio, oggi riflette solo incuria e nella notte fa paura. I sotterranei sono considerati pericolosi e ricettacolo di altro materiale di risulta, tra i cancelli ci sono ancora i bidoni neri. E, intorno al perimetro, le prostitute al lavoro. Loro non vanno in ferie.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA