Cnr, i cento anni della ricerca venuta dal futuro

di Lucio D'Alessandro *
Martedì 22 Novembre 2022, 15:00
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La celebrazione dei centenari è una pratica identificata negli studi di sociologia politica come essenziale per il Nation-building, ossia per il processo di costruzione e di consolidamento di un'identità nazionale. Quando non si configuri come semplice monumento alla memoria, la commemorazione di un centenario è infatti l'occasione perché una comunità riconosca nel presente i segni del proprio passato, e soprattutto vi intraveda le tracce di una direzione possibile per il futuro. In questa prospettiva, appare felice e centrato il logo scelto da Chiara Carrozza Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche per il programma molto ricco e diffuso sul territorio del suo centenario, che si inaugurerà a Roma domani e ci accompagnerà fino al 18 novembre 2023: «La ricerca venuta dal futuro».

Vale la pena di ricordare che il Regio Decreto di istituzione del Consiglio Nazionale di Ricerche, del 18 novembre 1923, assegnava al nuovo Ente il compito di rappresentare l'Italia nel Consiglio Internazionale di Ricerche fondato a Bruxelles nel 1919. Questa originaria vocazione all'apertura internazionale non si è mai arrestata: molti dipartimenti e istituti del Cnr sono stati e sono tuttora un punto di riferimento europeo e mondiale per la ricerca scientifica d'avanguardia e per l'interdisciplinarità. Proprio quest'ultimo aspetto, che è divenuto a ragione una sorta di parola d'ordine per il Pnrr e in generale per i piani nazionali ed europei di finanziamento della ricerca scientifica, è tra le caratteristiche che hanno reso e rendono il Cnr struttura tra le più attrezzate per «coordinare ed eccitare» (sono parole dello Statuto del 1923) «l'attività nazionale nei differenti rami della scienza e delle sue applicazioni». La fitta mappa della rete degli istituti del Cnr non soltanto coincide per volgere in positivo il noto paradosso di Borges con il territorio fisico dell'Italia, ma con tutti i campi del sapere dei quali il Paese è depositario (la sua imponente eredità culturale) e con tutti quelli con cui è chiamato a misurarsi per assicurare alle generazioni a venire un futuro sostenibile.

In questo senso, il successo internazionale del Cnr ha una matrice profondamente italiana. L'interdisciplinarità, intesa come la capacità di far convergere verso un orizzonte di senso globale le scienze umane e i saperi scientifici, è infatti la caratteristica dominante di quella antiquissima italorum sapientia alla quale si rifaceva uno dei nostri autori meno studiati in patria e non per caso più apprezzati nel mondo: Giambattista Vico, propugnatore dell'idea di una scienza che cerca di armonizzare i saperi invece di dividerli, che incoraggia prospettive olistiche piuttosto che confinamenti disciplinari, che unisce le arti, le teorie scientifiche, il sapere umanistico e le tecniche in una prospettiva comprensiva capace di guardare alle trasformazioni della società, della natura e del mondo.

Dopo la frattura ottocentesca tra i saperi, che ha scavato un solco epistemologico tra scienze dure (esatte) e scienze dolci (umane), assegnando alle prime l'esclusività finanche del nome di scienze, si assiste ora a un imponente recupero dell'Umanesimo, nel senso più ampio: un recupero di cui proprio le scienze e le tecnologie più avanzate sono avamposto, poiché si interrogano sui meccanismi neurocognitivi da attivare per trasmettere efficacemente i saperi, sul ruolo delle emozioni, sulla centralità della dimensione della creatività.

Proprio i tanti progetti e i continui risultati teorici e applicati di un Ente di ricerca vasto e interconnesso come il Cnr consentono di verificare la portata per molti versi entusiasmante di questo nuovo Umanesimo.

Non è un caso che il Cnr sia, tra le molte altre cose, leader della cordata italiana impegnata nella costruzione della nuova Knowledge and Innovation Community (Kic) europea dedicata ai settori culturali e creativi, che prevede anche l'istituzione a Napoli, città nella quale il Cnr è peraltro da sempre presente con realtà di altissimo prestigio, di un Istituto europeo per il Nuovo Rinascimento. Si tratterà di contemperare il Rinascimento quale eredità materiale e culturale da preservare, cifra distintiva dell'Italia e dell'Europa nel mondo, grande attrattore del nostro continente, con un nuovo Rinascimento fondato sulle tecnologie al servizio delle industrie culturali e creative, per ricomporre un modello originale (ma replicabile ed esportabile) di interazione armonica e funzionale tra arti, scienze e tecnologie, dimostrando che paradigmi diversi ad esempio il reale e il virtuale non soltanto possono convivere, ma arricchirsi reciprocamente.

Dunque lo slogan la ricerca venuta dal futuro per celebrare il centenario del Cnr può essere letto anche in dimensione prospettica, come un concreto piano di lavoro: in fondo Alan Kay, il ricercatore che è considerato il pioniere dell'informatica moderna e della pedagogia innovativa, ci ha insegnato che il miglior modo per predire il futuro è inventarlo.

* Vice presidente del Cnr

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