Comunali a Napoli, Pd-M5S sotto choc ma si riparte da zero: ipotesi Amendola

Comunali a Napoli, Pd-M5S sotto choc ma si riparte da zero: ipotesi Amendola
di Adolfo Pappalardo
Martedì 18 Maggio 2021, 23:30 - Ultimo agg. 20 Maggio, 19:59
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Dopo settimane di pressing, alla fine, c’è la rinuncia. «Al momento la mia disponibilità, in queste condizioni, sarebbe inutile», scrive alla fine di una lunga lettera l’ex ministro dell’Università ed ex rettore della Federico II Gaetano Manfredi rinunciando alla candidatura a sindaco del centrosinistra. È la fine di un lungo travaglio interiore se la risposta non arriva dopo 48 ore, come promesso, ma quasi nel doppio del tempo. Non sarà lui, quindi, a guidare il campo largo di centrosinistra in cui sarebbero confluiti Pd, M5s e i partitini del centrosinistra. Con una certa irritazione del Pd napoletano che si è esposto in suo favore e anche del governatore che non ha mai nascosto di preferire l’ex ministro al posto del grillino Roberto Fico

La lettera arriva a metà di una giornata in cui le voci su una sua discesa in campo sono stati contrastanti. Qualcuno, nel Pd, palesava il ritiro, qualche altro ancora immaginava che ci potessero essere ancora margini di manovra. E, ancora ieri sera qualcuno, sempre tra i democrat, pensava ci fossero i margini per ricucire. Impossibile da ieri, quando la lettera è arrivata ai giornali, tornare indietro. Chiari i toni di Manfredi che, d’altronde, non ha mai nascosto le sue perplessità. In particolare sul debito enorme nella pancia di palazzo San Giacomo che costringerà, chiunque sarà il sindaco, a fare i conti con la mancanza di liquidità anche per i servizi minimi o ordinari. E Manfredi non se l’è sentita, in queste condizioni, di correre.

Senza, nonostante avesse premuto, una norma che aiutasse Napoli e centinaia di comuni in difficoltà, a rientrare nel default. Naturale, quindi, che da ieri il Pd e i grillini dopo la faticosa tessitura di quest’alleanza si ritrovino in testa coda, costretti al punto di partenza. Tutti. 

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Escluso a questo punto l’ipotesi Roberto Fico, ormai tramontata, al Pd spetta mettere in campo una carta che ha tenuto abbastanza coperta senza mai accantonarla del tutto: Enzo Amendola, ex ministro ed attuale sottosegretario agli Affari europei. Napoletano, 47 anni, che mesi fa ha accarezzato l’idea di cimentarsi nella sfida prima di essere chiamato alla presidenza del Consiglio dal premier per occuparsi del Recovery che aveva discusso e portato a casa da ministro. Poi la scelta caduta su Manfredi per quel profilo più civico e, quindi, capace di mettere d’accordo tutti. Anche il governatore De Luca ansioso di essere, giustamente, un player della partita delle comunali ma con l’ansia mai nascosta di mettere lui il cappello sul nome del candidato sindaco. Ansia che ha spinto, un paio di settimane fa, il suo gruppo di liste civiche guidate dal suo vice Bonavitacola a sottoscrivere un documento pro Manfredi. Che non è servito, si è scoperto ieri con la rinuncia dell’ex rettore. 


Da oggi, quindi, si apre una partita più difficile perché il gioco riparte daccapo. Non l’alleanza con i grillini, su cui De Luca pure nutre ancora dubbi ma che ieri viene confermata chiaramente dal presidente Roberto Fico, quanto un nuovo schema. Perché la politica non è aritmetica e anche Amendola, nonostante profilo e curriculum, potrebbe non mettere d’accordo tutte le correnti e gli spifferi del centrosinistra napoletano. Senza contare come, ancora ieri, qualcuno nel Pd interpretava la lettera di Manfredi non come una rinuncia ma con un ennesimo prendere tempo a ripensarci.

«Nella sua lettera c’è un elemento di ambiguità che va chiarito. Quello di Manfredi è un no definitivo?», domanda infatti Graziella Pagano coordinatrice di Italia Viva che ne approfitta per lanciare il cavallo di battaglia renziano: «In mancanza di una candidatura davvero unitaria, ripeto che per Italia Viva l’unica possibilità di uscire dal pantano sono le primarie». Mentre Marco Sarracino, il segretario democrat, rivendica il lavoro di tessitura con i grillini ma fa trasparire l’irritazione per il tira e molla di Manfredi.

«Il percorso realizzato fino ad ora con il Movimento 5 Stelle e le forze che hanno vinto con noi le elezioni regionali può e deve proseguire. Napoli merita una nuova storia e un gruppo dirigente pronto ad interpretarla con competenza, passione e amore. Il Pd lavora perché - aggiunge - un grande sforzo nazionale nei confronti dei comuni in difficoltà, non sia soltanto patrimonio della nostra cultura politica ma divenga una questione centrale per tutte le forze parlamentari. Le parole di Gaetano Manfredi vanno in questa direzione e siamo convinti che troveranno il giusto e urgente ascolto. Insomma, si riparte daccapo. 

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