Comune, sì al bilancio: «Due miliardi per verde, strade e scuole: Napoli cambia»

Comune, sì al bilancio: «Due miliardi per verde, strade e scuole: Napoli cambia»
di Luigi Roano
Mercoledì 29 Giugno 2022, 23:43 - Ultimo agg. 30 Giugno, 17:10
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La maratona è finita una manciata di minuti prima dell’1 del mattino di mercoledì quando gli irriducibili Salvatore Guangi (Fi), Rosario Palumbo (Cambiamo) e soprattutto Luigi Grimaldi (gruppo misto) ma eletto nelle fila della maggioranza - dove non si è capito ancora se ne fa ancora parte - hanno accorpato, dopo una trattativa estenuante iniziata alle 9 del martedì precedente, i loro ordini del giorno ed emendamenti complessivamente oltre 10mila atti. A quell’ora è nato il primo bilancio dell’era di Gaetano Manfredi sindaco. La delibera è stata approvata a maggioranza con l’astensione di Catello Maresca - capo delle opposizioni di centrodestra - e il voto contrario di Guangi e Palumbo. Una sorpresa l’astensione di Maresca, nel senso che nel centrodestra hanno votato tutti contro. Il magistrato anticlan è riuscito a fare approvare all’unanimità un ordine del giorno con il quale si chiede l’istituzione di un sede della ministero per il sud retto da Mara Carfagna a Napoli. «Palazzo Fuga - dice Maresca - è una indicazione ipotetica». 

Quante vale il bilancio di previsione 2022-2024? Nel triennio investimenti per un miliardo e 943 milioni. Di cui 1,3 miliardi programmati per l’annualità corrente. È chiaro che le somme che non si riusciranno a programmare entro il 31 dicembre verranno scaricate sul bilancio della prossima annualità. Non bisogna montarsi la testa a leggere cifre da capogiro come questa, perché non è che Palazzo San Giacomo ha risolto tutti i suoi guai, anzi. I 5 miliardi di debito del Municipio, che resta un ente in predissesto, stanno li a ricordarlo nelle tabelle dello stesso bilancio. Però, Manfredi e la sua squadra, a iniziare dall’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta, hanno messo a sistema tutti i fondi a disposizione. Da quelli del “Patto per Napoli” al Pnrr, agli stanziamenti ordinari della Ue a quelli dello Stato, della Regione, Città metropolitana e lo stesso Comune che di suo mette in questo calderone per la manutenzione della città, il vero nervo scoperto, 52 milioni che non sono bruscolini.

Da utilizzare per il verde, le strade e il decoro urbano. E ben 24 milioni alle Municipalità chiamate a prendersi le loro responsabilità sul tema dei servizi. «Ora abbiamo la possibilità di garantire alcune operazioni fondamentali, come quella della manutenzione - racconta il sindaco - avevamo alcuni capitoli di spesa che erano a zero». Piuttosto nella relazione di bilancio vergata da Baretta tiene banco un paradosso. «Il punto su cui riflettere - scrive l’assessore - e prendere decisioni è che, su questi fondi, permane una capacità di spesa che si aggira attorno al 40% dei progetti finanziati. È un serio problema che si accentua molto in tempi di Pnrr». Cosa significa? Che manca un parco progetti pronto per l’uso. 

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Per questo motivo ci sono due direttive strategiche: la rigenerazione urbana e la messa a reddito del patrimonio immobiliare. «Va in questa direzione - dice Baretta - la decisione, postata in bilancio, di istituire l’Ufficio di piano col compito di rifare il Piano regolatore». Come ha spesso ricordato il sindaco fin dalla campagna elettorale: «Il Prg è vecchio va adeguato alle esigenze di oggi e in proiezione della Napoli del 2050». E a margine di un convegno dell’Unione Industriali l’ex rettore ha lanciato la sfida: «Ora a Napoli si può investire, stiamo creando le giuste condizioni». Strumento fondamentale per attirare investimenti quello del Prg, basta pensare alle necessità di Bagnoli dove le imprese scappano e di converso quanto sta accadendo nell’area est dove invece la normativa sta frenando investimenti già corposi che stanno arrivando su quel territorio. «La Rigenerazione - chiosa Baretta - è tra le nostre priorità e tra le azioni pianificate nell’ambito del Pnrr: sono previsti interventi nei quartieri e sugli edifici esistenti con diversi progetti ammessi a finanziamento, che prevedono la rifunzionalizzazione ecosostenibile mediante la realizzazione di nuovi complessi e la parziale demolizione o la riqualificazione dell’edilizia esistente». Particolare interesse c’è sulla tutela del patrimonio storico-artistico e monumentale, il patrimonio d’arte contemporanea e dei reperti archeologici delle cosiddette “Stazioni dell’Arte”. «Una raccolta di inestimabile valore sociale e culturale per la quale si prevede la creazione del “Museo Aperto della Metropolitana” di per assicurare un servizio di fruizione culturale gratuito, continuativo e innovativo». 
 

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