Fase 2 a Napoli, 2.500 dipendenti del Comune tornano in ufficio tra plexiglass e mascherine

Fase 2 a Napoli, 2.500 dipendenti del Comune tornano in ufficio tra plexiglass e mascherine
di Luigi Roano
Lunedì 4 Maggio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 5 Maggio, 07:17
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Plexiglass, mascherine, tute, misurazione della temperatura e molto, molto altro prevede il protocollo Inail spedito a Palazzo San Giacomo per il rientro dei comunali. Entro sette giorni - pur vigendo la raccomandazione di continuare sulla strada dello smart working laddove è possibile - ne rientreranno almeno 2500, quasi la metà, soprattutto operai perché in remoto la manutenzione della città - già molto scarsa - è impossibile da attuare. Adeguarsi al protocollo per l’ente guidato dal sindaco Luigi de Magistris non sarà semplice. La spinta che arriva dai comunali è forte non per amore del lavoro ma perché rientrando in sede si recupererebbero bei soldini, quelli del salario accessorio e dei buoni pasto.
 


LO SMART WORKING
Le cose stanno così: nel protocollo Inail è chiarito che in modalità remoto può restarci il 25% dei dirigenti, il 50% di impiegati e quadri e nessuno della categoria A e B, ovvero gli operai. Di qui la carica dei 2500 - 2000 sono operai - e la restante parte tra dirigenti, quadri e impiegati. 

LE MISURE
Il rientro si annuncia difficoltoso e costoso e la responsabilità su chi dovrà tornare in sede e chi no ricadrà solamente sui dirigenti che quindi saranno responsabili anche della sicurezza dei lavoratori. Così anche il Comune si adegua a un indirizzo che la Regione ha dato ai suoi dipendenti, vale a dire l’ingresso scaglionato che potrebbe essere appunto per cognome o per mansione. «I dirigenti - si legge nel protocollo - provvederanno a favorire orari di ingresso-uscita e di pausa scaglionati in modo da evitare il più possibile contatti nelle zone comuni: ingressi, spogliatoi, varchi, uffici». E sarà cura di ciascun dirigente attuare «la turnazione del personale e il distanziamento». 

LA VIGILANZA SANITARIA
In ciascuna sede comunale le postazioni di lavoro devono essere a distanza di almeno 2 metri e comunque con un massimo di 2 persone. Sarà importante anche tenere presente, nella stima dell’affollamento degli uffici, zone dedicate all’accesso «di altri lavoratori o terze persone» ad esempio quegli come la ragioneria, tributi, stipendi, pensioni, rapporti sindacali, welfare dove per loro natura lo scambio «in presenza» è necessario. «Il datore di lavoro», cioè il Comune, dovrà dotare «il lavoratore di dispositivi di sicurezza come le mascherine. «Non sono indispensabili - si precisa - in ambiente non sanitario» quelle che utilizzano i medici, occhiali e visiere, camici o tute monouso o lavabili. «Tuttavia in casi specifici, quali addetti alla misurazione della temperatura all’ingresso, squadre di emergenza, sanificatori, lavoratori “fragili”, lavoratori che devono operare a lungo in stretta vicinanza tra loro o con altri soggetti» dovranno avere dispositivi per specialisti.

IL CHECK POINT 
Come si accederà in Comune e in ogni sede comunale? Ci sarà un posto di blocco con addetti specializzati. E solo dopo avere misurato la febbre. Il Comune valuta in queste ore come effettuare questa operazione e i termoscanner - che complessivamente costano molto - dovrebbero essere installati anche nel municipio partenopeo. E qualora dovesse essere intercettato un lavoratore potenzialmente portatore del virus le sedi devono essere attrezzate in maniera tale da avere «un’area per l’isolamento ove ricoverare temporaneamente coloro che dovessero manifestare sintomi riconducibili al Covid». E ancora «differenziare ove possibile i punti di ingresso alla struttura dai punti di uscita per i servizi aperti al pubblico, qualora non sia possibile un sufficiente distanziamento fisico con l’utente, installare barriere di plexiglass, schermi protettivi, segnaletica per il distanziamento».

LAVORATORI FRAGILI
È noto che la pianta organica del Comune oltre a essere molto avanzata come età è caratterizzata da molto personale non abile a tutte le mansioni.
In questo senso in epoca di contagio da Coronavirus rientra nel novero dei lavoratori fragili anche chi soffre di malattie croniche come il diabete. Il medico curante potrebbe assegnare d’ufficio un periodo di malattia.

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