Coronavirus a Napoli, farmacisti in trincea: «Ressa e panico, non abbiamo difese»

Coronavirus a Napoli, farmacisti in trincea: «Ressa e panico, non abbiamo difese»
di Gennaro Di Biase
Venerdì 13 Marzo 2020, 00:00 - Ultimo agg. 13:43
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Il Coronavirus ha già tagliato il tempo in un “prima” e in un “dopo”. «Fino a due settimane fa - sospira Lucio Flaconio, farmacista di via Depretis - Su questo marciapiede si faceva fatica a camminare a mezzogiorno. Ora è deserto. Ma non chiamatemi eroe: questo è il lavoro che mi sono scelto e continuerò a farlo fino alla fine». In piena pandemia, i farmacisti sono al loro posto, spesso anche «senza protezioni» come segnalato dal presidente dell’Ordine Vincenzo Santagada, che ha chiesto al prefetto e alla Protezione civile di far «lavorare i colleghi con le serrande abbassate». Fanno turni come in giorni qualsiasi, ma molto è cambiato. E non solo per le “assillanti” richieste di mascherine. Delle oltre 300 farmacie napoletane (806 se si aggiunge la provincia), sono circa 15 quelle aperte di notte anche in queste ore. E ne hanno di storie da raccontare, i farmacisti: dalle scene di panico alla compostezza dei cittadini, dai «broker delle mascherine» all’«ansia delle badanti dell’Europa dell’Est». 

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Le croci verdi, tra le poche insegne accese in queste ore, svolgono un ruolo sociale: «Gestiamo crisi di panico - spiega Michele Di Iorio, presidente di Federfarma Napoli, titolare di una farmacia in via Belvedere - E abbiamo più presenze e meno incassi: molti entrano per chiedere delucidazioni. Ci chiedono se un mal d’orecchio può essere sintomo del Coronavirus, se con la tosse si può fare già il tampone. Non siamo eroi, facciamo il nostro dovere. A Napoli siamo stati temprati da Sars e colera. Al Vomero è alta la criticità delle badanti: sono alienate e spaventate, e potrebbero sbagliare le dosi per gli anziani: scriviamo loro ogni cosa nel dettaglio. Un grazie per il gran lavoro a forze dell’ordine e fornitori». «Il 90% di chi entra chiede mascherine - prosegue Flaconio - Ho 300 accessi al giorno per questo. Per il personale le abbiamo trovate noi, ma fuori dai canali farmaceutici. Non voglio essere ringraziato, ma quando finirà tutto questo spero che le istituzioni si ricordino del nostro ruolo sociale». 

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Broker di mascherine, tafferugli, panico nel cuore della notte di signore che vanno a comprare bombole d’ossigeno per problemi respiratori. Paolo Cotroneo, farmacista di Fuorigrotta, ne vede di tutti i colori, nel male e nel bene, perché è difficile mantenere equilibrio tra paura e buonsenso: «Ieri una signora senza mascherina è venuta con la carta forno alla bocca legata alle orecchie con gli elastici, come suggerito in tv. Avendole ordinate a metà gennaio, ho venduto 30mila mascherine. Prima a pochi centesimi, poi sono arrivato a pagare 5 euro per una mascherina chirurgica o da carrozziere. Tra i canali di fornitura e i farmacisti si sono immessi intermediari, broker delle mascherine che hanno comprato all’ingrosso e rivenduto al dettaglio. Ecco perché i prezzi si sono alzati. Il gel qui non è mai mancato: ne prepariamo uno con le caratteristiche dell’Amuchina. Se pensassimo al grado di esposizione al Covid dovremmo smettere di lavorare. Ma è la nostra vocazione e l’abbracciamo. Purtroppo, la gente in fila si è spintonata prima che arrivasse il fornitore di mascherine, e questo è stato molto grave. Avrei preferito che le distribuisse gratis la Protezione civile» aggiunge. 

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A Scampia e Barra, i farmacisti parlano di «buonsenso». «Le file sono ordinate e i cittadini finora ci aiutano a lavorare - spiega Riccardo Iorio, farmacista a Scampia - Abbiamo sanificato, ma le strade intorno ai Sette Palazzi fino a ieri erano un immondezzaio. Molti chiedono Vitamina C, integratori e altri prodotti inutili». Pier Paolo Viviani, la cui farmacia è in corso Buozzi a Barra, racconta una quotidianità toccante: «Non vedo mia madre da 10 giorni - dice - Uso la tuta, mi faccio una doccia prima di uscire dalle farmacia e una appena rientrato a casa da moglie e figli. Lo stesso iter se riesco a tornare a pranzo: 4 sanificazioni al giorno. Barra di sera è deserta, ma qualcuno non conosce la regola del metro di distanza. Ho installato uno schermo di plexiglass sul bancone, come molti, per mantenere le distanze».
 

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