Coronavirus a Napoli, rianimazioni sature: «Subito 50 posti in più dalle sale operatorie»

Coronavirus a Napoli, rianimazioni sature: «Subito 50 posti in più dalle sale operatorie»
di Ettore Mautone
Domenica 22 Marzo 2020, 00:00 - Ultimo agg. 12:30
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Il virus corre veloce e le rianimazioni a Napoli, e in tutta la Campania, sono quasi piene. Il Cotugno è in ginocchio. In Campania i 100 posti di terapia intensiva e sub-intensiva dedicati ai pazienti Covid positivi, sono stati saturati nell’arco di soli 10 giorni. A questi bisogna aggiungere oltre 90 posti di degenza infettivologica ordinaria al Cotugno la cui ricettività è oggi pari a zero. Altri 12 posti in malattie infettive al Policlinico sono tutti occupati da giorni. Il temuto allarme rosso è scattato l’altra notte, quando decine di malati (tra sospetti e positivi al virus in insufficienza respiratoria acuta) sono stati condotti dal 118 al pronto soccorso del Cotugno e accolti in condizioni precarie all’interno delle due tende del pre-triage in attesa di migliore sistemazione. Alcuni dimessi sono tornati a casa, presi in carico dai medici di famiglia che hanno intanto messo a punto un protocollo domiciliare a base di antibiotici contro la superinfezione batterica, colchicina per rallentare l’infiammazione, paracetamolo per la febbre e ossigeno portatile per quel poco che può aiutare. 

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Percorsi per pazienti positivi al virus o solo sospetti (che con ritardo fanno il tampone), misure di isolamento da garantire, personale esposto al contagio nelle prime linee, allestimenti da consegnare da settimane, ventilatori al palo per il blocco delle forniture. Ecco l’emergenza in tempo di pandemia. La soluzione proposta da molti manager che attendono il via libera dell’unità di crisi è l’utilizzo delle apparecchiature di sala operatoria che già esistono nelle piccole e grandi strutture. L’obiettivo è riconvertire ospedali a unità Covid di rianimazione e di degenza. Il modello vincente è quello del Loreto Nuovo. Sono decine i blocchi operatori inattivi in questo periodo. Il Monaldi ha già provveduto all’utilizzo della sua maxipiastra con 14 sale chirurgiche erigendo un muro per conservare l’operatività di un’unica unità riservando il resto all’emergenza Covid. Allo studio la conversione di un’ala del Cto.

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Anche il Policlinico Federico II potrebbe rientrare in questo disegno con l’uso del padiglione 18 dove ci sono già i 12 posti di malattie infettive e vicino al padiglione della Tac-Radiologia e del laboratorio. La rianimazione, ormai satura, potrebbe raddoppiare i 12 posti al piano terra dove ci sono aule e biblioteca. Non sarebbe difficile ricavare sulla stessa verticale gli allacci per ossigeno e i ventilatori smontando e riutilizzando le macchine presenti nelle altre chirurgie magari ricorrendo alle soluzioni dell’Emilia dove hanno duplicato gli allacci con un semplice raccordo. Altre 14 sale operatorie sono attrezzate ma per metà inutilizzate all’Ospedale del mare che con gli ampi spazi di cui dispone potrebbe ben ospitare un’unità dedicata solo ai pazienti Covid. In altri ospedali e nel settore accreditato potrebbero invece convergere centinaia di pazienti ordinari di medicina e chirurgia per liberare la rete pubblica ed evitare commistioni. Con questa operazione si potrebbero recuperare in tempi brevissimi una cinquantina di posti per la terapia intensiva.
 

 

I privati, finora non conteggiati dall’unità di crisi della Protezione civile, si sono già fatti avanti. Qui i posti di terapia intensiva, sub intensiva e terapia intensiva coronarica ammontano a 18 accreditati e 16 non accreditati più altri 25 per i reparti di intensiva per disabili ma sono migliaia quelli per le specialità mediche e chirurgiche, per la riabilitazione e i post acuti (in totale 3.125 di cui 2.756 accreditati). A Napoli di terapia intensiva ve ne sono 23 accreditati e 7 disponibili, fa sapere l’Aiop, a Napoli nord 5 su 14 quelli liberi, 5 su 13 ad Avellino, 1 su 10 a Caserta per un totale di 18 su 60 che tornerebbero utili per le riconversioni di alcuni ospedali pubblici in solo degenze Covid.  
 

Gli scenari a gravità crescente, disegnati una settimana fa dalla Protezione civile (fabbisogno di 100 posti rianimativi nello scenario di base, 120 posti nell’ipotesi intermedia e 150 nella situazione più intensa) non sembrano più congrui. I modelli matematici degli indici di infettività attuali dicono che si raggiungerà il picco anziché a metà aprile il 4 del prossimo mese con 4mila casi di cui circa 300 o anche più potrebbero avere bisogno di assistenza in rianimazione. Alle 17 di ieri, liberando alcuni posti e a fronte delle nuove attivazioni, risultavano 20 posti di rianimazione liberi a fronte di 120 attivi e 20 posti letto ordinari non occupati a fronte dei 250 attivati. Situazione da aggiornare di ora in ora. Mancano anche i posti letto per pazienti che respirano male ma che riescono a sopportare una ventilazione meno intensiva. Sono attesi entro il 2 aprile i 60 posti del Loreto mare. Domani ne saranno operativi 10, il 28 i 20 di terapia sub intensiva. Non c’è tempo, fate presto.
 

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