Coronavirus in Campania, la spoon river dei medici: otto morti

Coronavirus in Campania, la spoon river dei medici: otto morti
di Gigi Di Fiore
Martedì 7 Aprile 2020, 00:00 - Ultimo agg. 12:50
5 Minuti di Lettura

L’ultimo in ordine di tempo si chiama Antonio De Pisapia. È l’ottavo medico morto in Campania, da quando è iniziata l’emergenza coronavirus. Non ce l’ha fatta a superare la crisi respiratoria, affrontata all’ospedale Ruggi di Salerno. Antonio De Pisapia, 64 anni, era un medico di base molto conosciuto nella sua Cava dei Tirreni, in provincia di Salerno, dove aveva molti pazienti. Dieci giorni fa aveva scoperto di essere positivo, dopo aver visitato il primo paziente contagiato a Cava che sarebbe morto di lì a qualche giorno. Eppure c’è stato anche chi, dopo la morte, ha messo in giro a Cava la voce che il medico avrebbe continuato a visitare pazienti anche dopo aver saputo della malattia. Una voce smentita dal sindaco Vincenzo Servalli, che ha dovuto convocare una conferenza stampa per rassicurare i suoi concittadini. Psicosi anche sulla memoria di un medico che, come tanti sanitari in prima linea, si è contagiato per il suo lavoro.

LEGGI ANCHE Morto a Castellammare medico ed ex assessore

La spoon river dei medici è la più drammatica. I morti in camice bianco sono davvero tanti. E l’Ordine nazionale dei medici ha deciso di listare a lutto il suo sito, pubblicando ogni giorni la lista dei deceduti per coronavirus. Una lista che si aggiorna di continuo ed è arrivata, in tutt’Italia, a 88 nomi. Accanto a ognuno, il sito dell’Ordine nazionale dei medici segna la data di morte e la specializzazione. Numeri alti, se si aggiungono anche 25 infermieri deceduti e ben 5500 contagiati. Ora, per tutti, i medici sono diventati «eroi» o «angeli in mascherina». Prima erano una categoria che godeva scarse simpatie. Cambiano le prospettive, complice la grande paura e la psicosi da coronavirus. In prima linea, ci sono proprio loro: medici e infermieri che non si risparmiano e hanno dovuto fare i conti, specie nei primi giorni dell’emergenza, con la mancanza di mascherine e altri strumenti per proteggersi dal contagio nel contatto con i pazienti.

LEGGI ANCHE Morto il primo medico di famiglia a Napoli

Sono otto i medici campani morti per coronavirus. Il 9 per cento del totale in Italia. I medici di base sono in prevalenza. Prima di Antonio De Pisapia, era morto a Castellammare un medico molto conosciuto e amato per essere stato anche assessore nel 2002 delle giunte di sinistra presiedute da Ersilia Salvato: il sessantunenne Giovanni Tommasino. Nei giorni precedenti al contagio, aveva continuato a visitare i suoi pazienti, invitando la gente a stare a casa anche se lui non poteva «perché sono un medico». «Sempre in prima linea ad ascoltare tutti e ad affrontare i problemi, non si è risparmiato» lo ha ricordato Ersilia Salvato.

LEGGI ANCHE Morto professore di medicina interna del Policlinico 

Anche Gaetano, detto Nino, Autore era un medico di base. Viveva a Pozzuoli con la famiglia, ma i suoi due studi erano nel quartiere Vomero di Napoli. Aveva ridotto l’orario delle visite, ma proseguiva la sua attività. È morto all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, pochi giorni dopo il contagio. Aveva 69 anni e sarebbe andato in pensione tra non molto. Sul suo profilo Facebook aveva scritto agli inizi di marzo: «Io sono un medico e non posso, ma tu resta a casa». Tre medici di base stroncati dal virus, la categoria più a diretto contatto con i pazienti che ha denunciato all’inizio la carenza di dispositivi protettivi essenziali, come le mascherine.

LEGGI ANCHE Il sacrificio di Enzo: «Morto per 35 euro al giorno»

Ma in Campania nella spoon river dei medici ci sono anche specialisti, apprezzati e conosciuti oltre i confini italiani. Come Maurizio Galderisi, cardiologo e docente di Medicina alla Federico II. Vice presidente della Eacvi (Eueopean Association of Cardiovascular Imaging) era uno specialista apprezzato nell’esame ecografico del sistema cardiocircolatorio. Nell’ultimo mese e mezzo prima di ammalarsi, aveva girato molto proprio per la sua attività: il Belgio, Londra, Parigi e Milano alcune delle sue tappe. A marzo aveva festeggiato il traguardo delle 400 pubblicazioni. È morto all’ospedale Cotugno, ricordato e celebrato da docenti e colleghi italiani e europei. Era conosciuto anche Massimo Borghese, otorino in servizio all’Emicenter di Casavatore in provincia di Napoli morto a 63 anni, o il medico legale Antonio Buonomo che invece di anni ne aveva 65. Non solo medici, in questo triste elenco. Al Rummo di Benevento, e ricordato con affetto dal sindaco Clemente Mastella, è morto Salvatore Calabrese di Solopaca, caposala 57enne del centro operativo del 118. E poi Enzo Lucarelli, il più giovane con i suoi 44 anni, autista soccorritore della Croce Italia di Quarto.

Per il suo lavoro, prendeva 35 euro al giorno. Spoon river tragica, con chi è più a rischio di altri. E il numero alto dei contagiati lo conferma. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA