Coronavirus in Campania, la rivolta delle pizzerie: «Niente cibo al banco? Chiudiamo»

Coronavirus in Campania, la rivolta delle pizzerie: «Niente cibo al banco? Chiudiamo»
di Gennaro Di Biase
Giovedì 23 Aprile 2020, 00:00 - Ultimo agg. 24 Aprile, 08:01
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Lo sblocco del food delivery da parte della Regione è arrivato, ma non tutti rialzeranno la saracinesca. Alcuni aspetteranno la «ripresa del take away» o il «decreto di maggio per una riapertura totale del servizio». Molti però ripartiranno, da lunedì, e specialmente i locali e le pizzerie specializzati nel delivery. Intanto il country manager di Just Eat, Daniele Contini, annuncia un «incremento dei ristoranti sulla piattaforma del 20% a Napoli tra febbraio 2019 e febbraio 2020, e l’aumento dei rider da 50 a 170 per i prossimi giorni». 

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La Campania era stata, fino all’ordinanza di ieri, l’unica Regione in Italia a imporre un lockdown totale del cibo d’asporto. In molti tra pizzaioli, pasticceri e ristoratori erano scesi in campo nei giorni scorsi contro la restrizione. C’era stato perfino un ricorso al Tar fatto da un noto commerciante della ristorazione partenopea. Eppure molti non riapriranno, e per vari motivi. Il quadro, infatti, è piuttosto articolato. «Senza lo sblocco del take away, che non è previsto dall’ordinanza, il delivery non lo riprenderemo almeno fino al 4 maggio – spiega Paolo Pagnani, titolare della pizzeria Brandi – Il delivery è utile a seconda della tipologia di ristorante. Chi operava già con la consegna a domicilio trarrà giovamento dall’ordinanza, ma noi di solito facciamo asporto al banco e consegne nelle zone circostanti al locale. Affidarci oggi a una piattaforma ci costerebbe il 35% Iva esclusa su ogni ordinazione. Un costo alto. Il delivery sarebbe appetibile per noi con il take away, che consentirebbe ai clienti di venire a prendere la pizza in negozio, in questo modo potremo dare respiro ai nostri dipendenti, che tra l’altro non hanno ricevuto ancora la cassa integrazione. Preferiamo aspettare ancora qualche settimana e organizzare una riapertura vera e propria». 

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«Dopo aver perso Pasqua e San Giuseppe, continua la penalizzazione di noi pasticceri napoletani da parte della Regione – dice Ulderico Carraturo – L’ordinanza infatti ci impone di chiudere alle 14, le consegne del delivery per le grandi piattaforme iniziano a partire dalle 12. Per quanto mi riguarda, non riaprirò, le spese supererebbero gli incassi». Il discorso legato ai costi riguarda anche i bar: «Non riaprirò – dice Peppe Pianese del Caffè dell’Epoca, noto locale di piazza Bellini– In queste condizioni riaprire sarebbe controproducente. Aspetterò maggio, quando la situazione sarà più tranquilla». 

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Riprende, ma non ovunque, Giuseppe Vesi: «Per quanto riguarda il delivery, lo farò solo al Vomero, in viale Michelangelo, a partire da lunedì – dice – Per quanto riguarda Vesi Gourmet di via Caracciolo, la struttura è troppo complessa per svolgere solo cibo a domicilio: qui avremmo bisogno di mettere i tavolini sul Lungomare liberato, almeno in una prima fase. Il sindaco sembra ben disposto, se non avrà ostacoli dalla Soprintendenza riuscirò a salvare quel locale. Altrimenti lo chiuderò». Gino Sorbillo riapre, ma solo per la pizza fritta: «Ringrazio De Luca per lo sblocco del delivery – commenta – Negli ultimi giorni abbiamo cercato un confronto insistente, fiduciosi della sua buona volontà. Più che aprire per il delivery, vorrei avere la possibilità di andare nei locali e riorganizzarli, rimetterli in sesto, controllare e pulire gli impianti. Aprirò solo Zia Esterina a piazza Trieste e Trento per il delivery da lunedì. I miei locali sono tarati su posti a sedere. A tutti i ragazzi che fanno pizze da asporto faccio gli auguri di buona ripartenza. Se ho lottato l’ho fatto anche per loro. Mi auguro che la fase più rigida delle restrizioni sia alle spalle e che il passaggio al take away sarà veloce». «Da lunedì noi riprenderemo con il food delivery appoggiandoci a Just Eat e Uber, come prescritto dall’ordinanza – dichiara Paolo Surace, proprietario del ristorante Mattozzi a piazza Carità – Siamo entusiasti. Stiamo già accendendo i forni per la pizza e riattivando la cucina». 
 


Se molti commercianti temporeggeranno maggio, per un calcolo costi-benefici duro imposto dall’ordinanza, Just Eat annuncia importanti ed imminenti novità in arrivo su Napoli. «Ci stiamo adattando alla nuova normalità in Italia – spiega Daniele Contini, Country Manager Italia – Per quanto riguarda la Campania, dove era tutto fermo, sono oltre 500 i nuovi ristoranti ad aver fatto richiesta di adesione al delivery e al servizio Just Eat. Finora non era possibile attivarli, ma da domani ci attiveremo per garantire un delivery in sicurezza, col packaging corretto. Quanto alle percentuali del nostro servizio, variano da ristorante a ristorante: chi fa consegne con fattorini propri ha una spesa minore, chi usa i nostri rider paga circa il 30%, una cifra importante per remunerare correttamente i lavoratori. Finora a Napoli consegnavamo avvalendoci di un’azienda di logistica, ma a partire dalla prossima settimana faremo consegne dirette in città: questo migliorerà i tempi di consegna e comporterà un aumento dei rider napoletani di Just Eat. Fino a ieri erano 50, dalla prossima settimana ne avremo 170, le iscrizioni sono in corso sul nostro portale. Partiremo dal Vomero, e a ciascun rider consegneremo mascherine, guanti e disinfettante. Organizzeremo anche consegne solidali sul territorio».
 

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