Coronavirus a Napoli, il crac dei b&b: «Il 70% non riaprirà dopo l'emergenza»

Coronavirus a Napoli, il crac dei b&b: «Il 70% non riaprirà dopo l'emergenza»
di Paolo Barbuto
Sabato 25 Aprile 2020, 00:00 - Ultimo agg. 14:35
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Il mondo del turismo è in ginocchio, quello dei bed and breakfast è già faccia a terra, pronto ad arrendersi definitivamente. Secondo gli ultimi dati, a Napoli ci sarebbero 1.521 attività extra alberghiere registrate (che comprendono affittacamere e case vacanza oltre ai B&B). Quasi 1.100 sono, appunto bed and breakfast, più di 700 sono concentrati nell’area dei Decumani. In città il giro d’affari delle strutture viene stimato in circa venti milioni di euro. «Più o meno il 70% di queste attività è destinata alla definitiva chiusura se non interverranno forme di sostegno adeguate», sospira Agostino Ingenito che è presidente di una delle associazioni che raggruppa i B&B, la Abbac.  Ovviamente i numeri che abbiamo citato fino ad ora sono quelli ufficiali. La realtà è un’altra ed è decisamente più vasta perché il mondo dell’ospitalità extra alberghiera è popolato da centinaia, forse migliaia, di strutture “al nero” che non esistono ufficialmente, incassano tanto ma versano nulla sotto forma di tasse, per cui, giustamente, oggi non possono essere ricomprese in un eventuale programma di sostegno al settore.

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Per entrare correttamente nel mondo dei B&B bisogna partire da due maxi categorie: i gestori proprietari degli immobili nei quali vengono accolti i turisti e quelli che prendono in fitto appartamenti da destinare all’attività. Entrambe le categorie, attualmente, stanno pagando lo scotto della totale mancanza di turismo, e si preparano ad affrontare anche le difficoltà del futuro. Solo che mentre i proprietari degli immobili sono costretti a fare i conti con mancati introiti rispetto ai quali devono cercare di recuperare fondi per il pagamento dei tributi e degli oneri locali e nazionali, chi ha preso in fitto un appartamento e lo ha trasformato per adattarlo all’ospitalità, attualmente è in crisi nera e definitiva. Si tratta di persone che hanno tentato di cercarsi una forma di reddito alternativo prendendo in fitto appartamenti nelle zone turisticamente più appetibili della città, quindi a prezzi alti; in genere hanno effettuato importanti lavori di adeguamento a quelle strutture per renderle adatte all’accoglienza turistica, spesso indebitandosi con le banche, con la certezza di una rientro generato dall’attrattività e dalla crescita turistica di Napoli. Adesso queste persone hanno canoni di locazione da pagare, banche che chiedono rate di mutui pesantissime e nessun cliente alla porta da due mesi e per molti altri giorni ancora: «Ecco, in questa situazione si trova il 70% dei gestori di B&B a Napoli - dice Ingenito di Abbac - ecco perché dico con grande amarezza che le possibilità di chiusura delle strutture è esattamente pari a questo valore».  
 


In molti, però, non ci stanno a considerare già conclusa l’avventura turistica napoletana. Ovviamente bisognerà stringere i denti per un altro po’ di tempo ma in tanti sono fiduciosi su una ripresa più rapida del previsto del comparto. Ecco perché sono già partiti incontri e tavoli per comprendere, assieme, quale strada percorrere per non farsi trovare impreparati «ovviamente sempre considerando determinante un sostegno da parte delle istituzioni», precisa Agostino Ingenito. Una delle prima azioni messe in campo nel tentativo di “rassicurare” i futuri ospiti è quello di fare ricorso poderoso alla domotica; alla possibilità, cioè, di collegare l’intera casa a un computer per poterla poi gestire tramite una app del cellulare o semplicemente utilizzando comandi vocali. Si pensa ad inserire serrature elettroniche che si aprono digitando un codice sul proprio telefono, per evitare di entrare in contatto con chiavi e portachiavi che, utilizzati da altri ospiti, potrebbero infastidire chi accede al B&B. Si pensa di potenziare i comandi di accensione e spegnimento delle luci e delle tv con comandi vocali, di inserire motori elettrici comandati a distanza anche per sollevare le tapparelle. La sanificazione, ovviamente, sarebbe prevista nel giorno di entrata e di uscita di ogni cliente dalle stanze oltre a una sanificazione standard da effettuare due volte alla settimana. Anche in questo caso si tratta di operazioni dai costi elevatissimi ma, adesso, drammaticamente utili.
 

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