Coronavirus a Napoli, dieci ore per essere ricoverato: 72enne tenuto in ambulanza

Coronavirus a Napoli, dieci ore per essere ricoverato: 72enne tenuto in ambulanza
di Melina Chiapparino
Giovedì 22 Ottobre 2020, 23:30 - Ultimo agg. 23 Ottobre, 11:55
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«Non si può aspettare 10 ore per un posto letto in Sub Intensiva». Luigi Musmanno pronuncia queste parole dopo una notte trascorsa a pochi passi dall’ambulanza dove il padre, sopravvissuto a due tumori e ammalato di Covid, è stato assistito perché non potevano ricoverarlo. «Abbiamo aspettato, fuori al pronto soccorso dell’ospedale del Mare dalle 5 del mattino fino al pomeriggio mentre le condizioni cliniche di mio papà peggioravano sempre di più» continua il 36enne napoletano che durante l’attesa, ha accudito il 72enne insieme alla sorella, portandogli coperte e medicinali. «Ci siamo sentiti abbandonati e ci siamo chiesti dove sono tutti i posti letto che vengono continuamente annunciati dalle istituzioni» raccontano i figli dell’anziano. 

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«La notte tra mercoledì e giovedì, mio padre si è aggravato, i valori della saturazione erano preoccupanti e abbiamo chiamato il 118» spiega Luigi che da giorni monitora scrupolosamente lo stato di salute dell’anziano, operato circa un mese fa per la recidiva di un tumore. «Era la seconda volta che chiamavamo il servizio di emergenza perché il giorno precedente avevamo notato un suo peggioramento ma, durante la prima assistenza domiciliare il personale del 118 non aveva reputato necessario il ricovero e neanche l’assistenza respiratoria» spiega il figlio di Vincenzo che insieme alla moglie si era sottoposto a un tampone privatamente, scoprendo che la consorte aveva contratto il virus. L’uomo, nonostante l’esito negativo del test, aveva manifestato lievi sintomi e, sotto la guida del medico di base, aveva cominciato una cura compatibile con la sua patologia oncologica finché, nel giro di 48 ore, la situazione è precipitata.  

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«L’ambulanza è arrivata alle 5 del mattino davanti l’ingresso dell’ospedale del Mare dove ci avevano comunicato che c’era disponibilità di un posto in Sub Intensiva, al Covid Center- continua Luigi - appena arrivati, mio padre è risultato positivo al test per il Covid e poi siamo stati abbandonati». Per ore, i familiari di Vincenzo non hanno ricevuto alcuna notizia sul ricovero né assistenza ospedaliera. «Il personale dell’ospedale ci ha detto che non c’erano posti e mio padre aveva bisogno di un ricovero in Sub Intensiva, al punto che è stato assistito in ambulanza dal personale del 118 che gli ha somministrato l’ossigeno fino a consumarlo». Luigi insieme alla sorella, ha assistito a distanza il padre, portandogli del cibo, una coperta e medicine. «Quando è finito l’ossigeno dell’ambulanza, mio padre è stato sistemato su una sedia nell’area davanti al pronto soccorso con l’ ossigeno, perché non riusciva più a parlare, poi è stato risistemato in una seconda ambulanza che ha dato il cambio alla prima». 

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«Dopo quasi 10 ore in ambulanza, intorno alle 15 mio padre è stato trasferito al Covid Hospital del Loreto Mare – conclude Luigi - ma c’è da sentirsi male al pensiero di sperare che si liberi un posto, per ricoverare il proprio caro».

Sono sempre più frequenti le scene di ambulanze in coda fuori i presidi, in attesa per ore perché mancano i posti letto. «L’ambulanza giunge nel presidio più vicino ma la ricerca dei posti letto spetta alla centrale del 118 che dispone di una rete regionale» chiarisce Ciro Verdoliva manager dell’Asl Napoli 1. «Attualmente disponiamo di 10 posti in Sub Intensiva e 40 ordinari al Covid del Loreto Mare, tutti occupati, 6 posti in Terapia Intensiva e 30 ordinari al Covid dell’ospedale del Mare, tutti occupati – spiega il manager- da sabato implementeremo con 8 posti di Sub Intensiva, 16 di Intensiva e 40 ordinari all’ospedale del Mare e, se avremo personale, attiveremo altri 10 al Loreto come annunciato».

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