Coronavirus, agitatori sociali sul web: «Vogliono creare disordini». Ecco tutte le fake news

Coronavirus, agitatori sociali sul web: «Vogliono creare disordini»
Coronavirus, agitatori sociali sul web: «Vogliono creare disordini»
di Cristiana Mangani
Mercoledì 1 Aprile 2020, 01:30 - Ultimo agg. 11:16
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L’aglio e la vitamina C come cure contro il coronavirus. L’epidemia è stata creata dall’Italia per ridurre la popolazione degli anziani. E poi il farmaco miracoloso, il volantino che invita ad assaltare i supermercati, le testimonianze apocalittiche sulla diffusione del Covid-19: la disinformazione viaggia sui social, sulle chat telefoniche, e riesce a contagiare, in alcuni casi, anche canali ufficiali. Gruppi organizzati colpiscono nascondendosi dietro falsi profili, monitorati da tempo dai nostri servizi di intelligence, che di recente hanno rafforzato il contrasto. E dove non si tratta di troll, c’è la spinta di chi soffia sul fuoco del disagio economico.
 



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È stato chiamato gruppo “Rivoluzione nazionale”, quello che ha tentato di coinvolgere nell’assalto a un supermercato di Palermo, centinaia di persone. È successo in Sicilia, ma la protesta è montata anche nel resto del Paese, alimentata da fasce di ultradestra e da organizzazioni criminali. Tanto che le forze dell’ordine sono state costrette a effettuare dei presidi davanti ai negozi di alimentari.

IL RAPPORTO
La nuova peste che ha colpito il mondo intero, ha visto crescere, giorno dopo giorno, le fake news. Il fenomeno ha preoccupato gli 007 e anche il Copasir che è sceso in campo per tentare un’analisi della situazione. Il presidente Raffaele Volpi conferma: «L’Italia è uno dei target di questa infodemia, che può essere ricondotta a entità statuali esterne. Sono, quindi, altri Stati ad avere interesse a creare scompiglio, occupati, come sono - secondo Volpi - a fare disinformazione on line con una campagna che vede nei paesi dell’Unione Europea, e soprattutto nell’Italia e nella Spagna gli obiettivi principali».

Assalti del genere non sono nuovi, vengono registrati durante tutte le campagne elettorali. Ma in questo caso il cittadino è particolarmente disorientato, perché in gioco c’è la salute. Il Comitato ha investito dell’indagine ricognitiva l’onorevole Enrico Borghi, che oggi riferirà i primi risultati del suo lavoro. «L’effetto è quello di indebolire la tenuta dei governi - spiega -. Se ci si pensa, l’Italia sta costruendo un modello, e al contrario di altri Stati stiamo cercando di dare una risposta democratica. Le fake news rientrano proprio in questo tema sulla libertà».

Ma se il Copasir parla di intervento esterno, c’è chi come Alex Orlowski, esperto di social media e di “information disorder”, ritiene che molta della “spazzatura” che circola in Rete abbia una matrice “interna”.

INTERFERENZE
«Siamo abituati alle interferenze che arrivano dall’Iran, dalla Cina, dalla Russia, dal Venezuela - sottolinea - Conosciamo anche i luoghi da dove partono queste notizie. Ma nel caso del Coronavirus si sta muovendo tutta una fascia dell’ultradestra. L’hashtag circolato nei giorni scorsi su Twitter, “governo della vergogna” è stato rilanciato 183 volte da uno stesso utente, un altro lo ha ritwittato 80 volte. Sono profili che hanno come foto bandierine italiane, russe, o simboli simili. Vengono fatte circolare attaverso sockpuppets, profili marionetta, e si diffondono in gruppi chiusi. Non sono bot, sono mossi dallo stesso utente».

EUvsDisinfo, la task force per la lotta alla disinformazione del Servizio Ue per l’azione esterna (Eeas) ha censito solo nell’ultima settimana 152 esempi di fake news sul Coronavirus. Da parte di siti riconducibili prevalentemente alla Russia (come Sputnik, News Front, South Front.

E in piena attività è anche la Polizia postale. «Abbiamo registrato a livello internazionale attacchi che si ispirano all’emergenza Covid - afferma il vice capo Ivano Gabrielli - questo avviene, a esempio, attraverso la diffusione di malware embeddati in documenti (fake) che sembrano provenire dall’Oms». Recentemente, un ospedale Covid a Brno (nella Repubblica Ceca), è stato oggetto di un attacco con ransomware: un tipo di malware che limita l’accesso del dispositivo che infetta, richiedendo un riscatto da pagare per rimuovere la limitazione. «È penetrato nell’infrastruttura e ha messo in ginocchio l’ospedale. Pensate cosa succederebbe se avvenisse da noi: si dovrebbero fermare i ricoveri». Dall’inizio della quarantena, la Polizia postale ha lanciato, nel settore ospedaliero italiano, 30 alert di sicurezza: avvisi su possibili attacchi. «Il rischio è alto e non è detto che l’Italia ne possa essere immune», evidenza il dirigente.

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