Coronavirus, al via l’assalto a «Spike»: la proteina cattiva che fa forte il Covid

Coronavirus, al via l’assalto a «Spike»: la proteina cattiva che fa forte il Covid
di Ettore Mautone
Domenica 2 Agosto 2020, 23:00 - Ultimo agg. 3 Agosto, 22:09
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È scattato il 31 luglio scorso il semaforo verde dell’aida (Agenzia Italiana del Farmaco) alla sperimentazione sull’uomo (di fase 1) del vaccino anti-Covid-19 prodotto e sviluppato dall’azienda bio-tecnologica italiana ReiThera. Il vaccino è già stato già valutato positivamente dall’Istituto Superiore di Sanità e ha ottenuto il parere favorevole del Comitato etico dell’Istitituto Spallanzani. In questa fase la somministrazione del vaccino ad alcuni volontari sani ha lo scopo di valutare la sicurezza e la capacità di determinare immunità. Il vaccino denominato Grad-COV2 è sviluppato su virus respiratorio delle scimmie svuotato del materiale genetico e reso vettore di un solo tratto dell’Urna del Covid che codifica per la principale proteina della corona. Grad-COV2 (il nome del vaccino) ha già dimostrato di essere sufficientemente sicuro ed immunogenico negli studi preclinici e su modelli animali. 

LA FASE 1
La sperimentazione di fase 1 utilizza alcune decine di volontari sani per saggiare la capacità di produrre sull’organismo umano gli effetti desiderati senza quelli avversi. A seguire ci sarà la fase 2 per dimostrare ulteriormente la sicurezza e l’efficacia del vaccino su centinaia di volontari. Lo studio in corso prevede dunque l’arruolamento di 90 volontari sani in due gruppi (adulti e anziani) di età rispettivamente compresa tra 18 e 55 anni i e tra 65 e 85 anni. Sei gruppi di 15 partecipanti ciascuno riceveranno dosi crescenti di vaccino con verifica dei dati di sicurezza clinica nei differenti step dello studio. Il progetto di sviluppo del vaccino è sostenuto dal Ministero della Ricerca scientifica con il Cnr e la Regione Lazio. 

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IL CEINGE 
Ma in questo che è uno dei più avanzati progetti italiani per lo sviluppo di un vaccino contro Covid-19, lavora anche un pezzo della ricerca biotecnologica campana. Il centro di ricerca del Tecnopolo di Castel Romano è infatti sorto dalle ceneri di Okairos, società di cui è stato incubatore d’impresa il Ceinge, Centro per le biotecnologie mediche avanzate di Napoli. I soci fondatori e parte dell’attuale management sono gli stessi: Stefano Colloca e Antonella Folgori. Non è un caso che il vaccino Ebola sia uscito dai loro laboratori vedendo protagonista anche Alfredo Nicosia, scienziato napoletano del laboratorio europeo di biologia molecolare (Embl) a Heidelberg in Germania e professore di biologia molecolare alla Federico II e co-fondatore proprio di Okairos. L’esperienza di Nicosia (che non è direttamente coinvolto in questo nuovo vaccino) è comunque messa a frutto da una folta pattuglia di ricercatori napoletani formati proprio alla Federico II e che fanno parte integrante del gruppo di 80 scienziati impiegati in ReiThera. Anche il modello di sviluppo del vaccino è simile a quello utilizzato contro Ebola e si avvale di una tecnologia che ha consentito di bruciare le tappe per approdare alla sperimentazione di fase 1 (appena iniziata) di quella di fase 2 (valutazione di efficacia) programmata dopo l’estate. 

IL VACCINO 
Il vaccino su cavie ha già mostrato di essere molto potente unendo una risposta anticorpale con IgG a una difesa che passa anche attraverso i linfociti T, cellule del sistema immunitario che da un lato attaccano direttamente il virus (Cd8 linfociti Natural Killer) e dall’altro stimolano e sostengono la risposta anticorpale (Linfociti Helper Cd4). La sperimentazione sarà condotta presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “L. Spallanzani” di Roma e il centro Ricerche Cliniche di Verona. Il vaccino dI ReiThera è sviluppato partendo da un adenovirus di altri primati, un virus sicuro, conosciuto dall’uomo che mira a creare un’immunità durevole contro la proteina Spike della corona proteica del Coronavirus, ossia la chiave che Covid utilizza per aprire la serratura rappresentata dai recettori cellulari delle vie respiratorie. L’obiettivo è valutare la qualità degli anticorpi prodotti e la loro capacità di bloccare l’entrata del virus nelle cellule umane. Non viene utilizzato un microorganismo inattivato o parte di esso ma un virus vettore di altra natura, svuotato del proprio materiale genetico e caricato con il solo tratto dell’Rna che trasporta le istruzioni per sintetizzare la proteina bersaglio.

L’ immunizzazione avviene nelle cellule del muscolo e la somministrazione consiste in una semplice iniezione. Se ad ottobre dovessimo trovarci in emergenza non è escluso che le fasi propedeutiche alla commercializzazione possano essere velocizzate.

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