Covid a Napoli, seconda ondata: il primo focolaio a Posillipo

Covid a Napoli, seconda ondata: il primo focolaio a Posillipo
di Ettore Mautone
Giovedì 26 Novembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 17:24
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È quasi certamente partita dai rientri estivi, di cittadini residenti nella zona di Posillipo e Mergellina, la seconda ondata epidemica di Covid-19 in città. Braci portate soprattutto dai giovani, sfuggite ai controlli di screening. Focolai poi diffusi nella movida notturna e nelle famiglie e da qui divampati di settimana in settimana in tutta la città fino a formare un rogo esteso che solo da una settimana o due sembra finalmente recedere. La mappa del contagio ripartito per quartieri, per incidenza, per età e sviluppo dinamico è stata stilata grazie al lavoro di Giuseppe e Simona Signoriello e da Vittorio Simeon, docenti dell’Unità di Statistica medica dell’Università Vanvitelli con la collaborazione dell’assessore alle Pari opportunità e alla Salute al Comune di Napoli Francesca Menna.

Nel lasso di tempo che va dal 1 agosto al 15 novembre le prime aree colorate per intensità epidemica partono proprio da Posillipo per poi estendersi a Chiaia, San Ferdinando, quindi proseguendo ancora sulla linea di costa verso est, il Porto e la zona industriale mentre Posillipo si colorava di rosso intenso a misurare la febbre del contagio.

L’infezione, agli inizi di settembre, rallenta, sembra perdere vigore rimanendo confinata a Posillipo, Chiaia e il Porto. Ma la cenere evidentemente cova in tanti nuclei familiari.

 

Il 20 settembre le uniche aree ancora attive sono a Napoli est Secondigliano e Miano. Qui inizia il passaggio verso la zona periferica a nord. I casi ora galoppano a Scampia e San Pietro a Patierno, il contagio raggiunge il cuore della città diffondendosi a Pendino, Vicaria, nelle zone più popolose dove le abitazioni sono piccole e molti hanno un lavoro precario che mal si concilia con la quarantena e dove è più massiccio l’uso dei mezzi pubblici. Focolai a un certo punto sfuggiti di mano alle Asl al contrario di quelli di luglio e agosto. Le prime spie che si colorano di rosso intenso si riscontrano nella prima settimana di ottobre, nell’area di Miano e Stella. Da questo momento l’epidemia da SarsCov-2 a Napoli diviene esponenziale ovunque risparmiando solo Pianura e, verso il mare, proprio i quartieri della collina di Posillipo e del lungomare che avevano fatto da innesco. Agli inizi di novembre solo l’Arenella e Posillipo sono risparmiati dalle folate più intense del fuoco epidemico probabilmente per un più attento rispetto delle misure di prevenzione ma nella settimana che termina con domenica 8 novembre tutta la città risulta invasa dal fuoco del Covid. Sono i giorni delle lunghe file nei pronto soccorso quando, dopo le restrizioni regionali, scatta la zona rossa. Il fuoco del virus solo nella settimana prima del 15 novembre ha iniziato a spegnersi, partendo di nuovo da quei quartieri in cui l’incendio era iniziato.

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«In totale, dal 1 agosto al 15 novembre si contano a Napoli 22.268 casi - spiega Signoriello - con un massimo di casi notificati in un giorno superiori a 1000 il 6 novembre. Nell’ultima settimana dal 9 al 15 novembre si osserva una leggera flessione ma su livelli comunque elevati. Nella settimana dal 9 al 15 novembre l’incremento dei casi è stato di circa 4mila unità con una crescita, rispetto alla settimana precedente, del 22%. L’esito di questi picchi sono stati l’aumento dei ricoveri e soprattutto, negli ultimi giorni, della mortalità». Nel confronto tra l’incidenza di Covid-19 tra il Comune di Napoli e la Campania il centro metropolitano ha sempre battuto le altre province. Nel corso della seconda ondata si è anche osservato un progressivo aumento dell’età media dei contagiati da circa 32 anni ad agosto (quando in molti erano collocati tra 19 e 30 anni) a 41 anni a settembre e ottobre. «A ottobre - conclude Signoriello - è possibile evidenziare un aumento dei contagi tra 6 e 18 anni a causa probabilmente dell’inizio delle attività scolastiche e a novembre un progressivo aumento dell’età media a circa 45 anni con il raddoppio di incidenza negli anziani. Segnale da valutare attentamente sia per il carico sul servizio sanitario sia per i rischio di esito infausto».
 

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