La deroga è già stata chiesta attraverso un documento che porta la firma di alcune sigle sindacali tra cui la Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale, e Intesa sindacale. La richiesta è la seguente: per evitare lungaggini e pratiche burocratiche che vedono dilatarsi all’inverosimile i tempi necessari a ricevere gli esiti del tampone - o, peggio, il via libera per uscire finalmente dall’isolamento dopo essere tornati negativi - è indispensabile autorizzare i medici di base a intervenire.
Al centro della polemica i risultati che vengono caricati dai singoli laboratori di analisi sul portale regionale - al quale le Asl non hanno accesso - e che lì restano per giorni a causa dell’inevitabile ingolfamento provocato dal numero enorme di dati che si raccolgono. Ora, per semplificare le procedure - a vantaggio di chi rischia di restare inutilmente sequestrato in casa per chissà quanto tempo - basterebbe che venisse consentito al medico di famiglia di interagire con il portale Sic. Vale a dire la possibilità di inserire direttamente su quella piattaforma l’esito del tampone e, dunque, cancellare in automatico il nome del paziente dall’elenco dei positivi dandogli la liberatoria per riprendere la sua vita normale. A questo punto il Dipartimento avrà tutto il tempo per inviare i dati alle autorità competenti. Sembra facile, in realtà non lo è. Ed ecco perché: «Se c’è una positività l’unico soggetto autorizzato a “liberare” il malato una volta guarito, è il Dipartimento di sanità pubblica - spiega Luigi Sparano, segretario provinciale della Federazione dei medici di medicina generale - la nostra certificazione non ha alcun valore giuridico ma solo clinico. È questo il motivo per cui abbiamo chiesto ufficialmente una deroga pro tempore, così come è stato già fatto in Veneto. In una condizione di emergenza credo sia necessario prendere anche qualche provvedimento eccezionale». Una questione di ruolo giuridico, dunque: al medico di medicina generale non viene infatti riconosciuto lo status di pubblico ufficiale del quale è invece investito il sanitario dell’Uopc, l’Unità operativa di prevenzione collettiva. «Ma se con una deroga a tempo si concedesse questa possibilità - conclude Sparano - vi assicuro che rappresenterebbe la svolta. I medici di famiglia avrebbero meno richieste rispetto alle quali nulla possono fare, i pazienti potrebbero finalmente ottenere i risultati che chiedono in poche ore, e i dipartimenti lavorare con meno affanno».
Al momento invece la situazione è la seguente: prendiamo il caso di un paziente Covid al quale il tampone di controllo presso il laboratorio privato dia esito negativo. La procedura prevede che il titolare dell’istituto di analisi trascriva il dato sul portale regionale. Alla comunicazione dell’esito sarà la Regione a inviare i risultati alle Unità operative di prevenzione collettiva dei vari distretti della Napoli 1. A questo punto la notizia arriverà al medico di famiglia che potrà fare la comunicazione all’Uopc di fine isolamento, solo allora l’Unità operativa manderà l’autorizzazione per la “liberazione” dell’ex malato: «Quanti giorni possono passare? Dipende dalla mole di lavoro che devono sbrigare - risponde Saverio Annunziata, rappresentante nazionale Sumai, il sindacato Medicina ambulatoriale della provincia di Napoli, e medico di famiglia - anche dieci giorni se i tempi sono particolarmente lunghi. Ormai è tutto saltato». Da qui la richiesta della “deroga” da parte delle organizzazioni sindacali che - per descrivere il caos in cui ci si muove - raccontano un ulteriore paradossale episodio: «Qualche distretto, nel disperato tentativo di stringere i tempi e superare una burocrazia impossibile - spiega meglio Annunziata - ha chiesto al paziente di farsi certificare il risultato del tampone direttamente dal medico di famiglia. Certificato che il medesimo paziente avrebbe poi dovuto mandare via mail all’Uopc di competenza, che a sua volta avrebbe redatto la liberatoria da inviare allo stesso medico di famiglia che poi avrebbe avuto il compito di consegnarla al paziente. Vi sembra possibile tutto questo? A me no, soprattutto se si considera che una deroga temporanea al nostro ruolo rappresenterebbe la soluzione migliore per tutti».
E come se non bastasse ora ci vuole anche la prescrizione per i tamponi a pagamento: «Altro caos, altre telefonate, decine di messaggi - conclude Saverio Annunziata - per non parlare di chi fisicamente si presenta negli studi per avere la ricetta subito. Dicono che la prescrizione renderà più veloce la comunicazione dei risultati dei tamponi. Non credo».