Coronavirus, l'emergenza non si cura con le regioni

di ​Gianfranco Viesti
Lunedì 24 Febbraio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 25 Febbraio, 07:00
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In questi giorni, più di quanto già normalmente già opportuno, è necessario misurare con attenzione parole e giudizi. Perché siamo di fronte ad eventi preoccupanti e nuovi per la nostra vita. Perché è bene essere innanzitutto a fianco di tutte le autorità che a tutti i livelli stanno cercando di gestire la crisi del coronavirus, a cominciare da quelle dei territori più colpiti come Lombardia e Veneto. 

Perché nessuno di noi ha certezze per poter giudicare il difficile equilibrio necessario per contemperare utili misure di salvaguardia della salute pubblica con la tutela delle libertà individuali e il funzionamento di istituzioni fondamentali.

Tuttavia una considerazione generale è forse possibile. Questi eventi mettono in luce come molti dei più importanti problemi della nostra società e della nostra economia non abbiano una dimensione regionale o locale, ma invece dimensioni almeno nazionali se non internazionali. Agli stessi livelli vanno praticate le soluzioni.

La diffusione del virus mostra il lato oscuro della forte integrazione internazionale, e della mobilità delle persone. Non ha certo senso impedirla, posti i grandi vantaggi che la libertà di circolazione genera per tutti noi: ma fa risaltare l’utilità delle organizzazioni sovranazionali – in questo caso l’Organizzazione Mondiale della Sanità – in grado di dare indicazioni utili per tutti, di fornire linee-guida per la valutazione, indirizzi per gli interventi. È importante la dimensione europea. Bene ha fatto il nostro Governo a chiedere una riunione con i Ministri della Salute dei paesi confinanti per «arrivare a condividere linee d’azione comuni». Il nemico è comune, le mosse da intraprendere possono essere concordate e definite in uno spirito di collaborazione. Guai se la paura, o la voglia di impressionare le opinioni pubbliche a fine di consenso politico, portassero a scontri e chiusure, a nuovi muri: sempre deleteri.

La crisi ci fa apprezzare l’utilità del servizio sanitario nazionale, uno dei migliori del mondo. Di un coordinamento e di interventi centrali in grado di definire standard e protocolli e di uniformare gli interventi. Nessuno ha la sfera di cristallo e tutti si muovono sulla spinta dell’emergenza. Ma le risposte in ordine sparso non aiutano. Ordinanze comunali e regionali che intervengono – anche se per timori e motivi comprensibili – indipendentemente le une dalle altre e senza riferimento alle indicazioni d’insieme di carattere sanitario generano incertezza e rischiano di aumentare i timori. Normale essere preoccupati. Male però generare, anche involontariamente, allarme. La tutela della salute dei più piccoli e degli studenti è sicuramente una esigenza primaria: ma le ordinanze di chiusura dovrebbero rispondere a criteri condivisi e uguali per tutti gli italiani. Per quanto possibile c’è bisogno di muoversi con razionalità.

La libera circolazione dei cittadini italiani sul territorio nazionale è un fondamentale diritto di cittadinanza; una componente imprescindibile della nostra libertà. Stiamo assistendo a limitazioni anche gravi, giustificate da esigenze di carattere sanitario. Se ne comprendono le ragioni. Ma non aiutano iniziative estemporanee di qualche Sindaco o di qualche Presidente di Regione tese a vietare gli ingressi sul proprio territorio, al di fuori delle regole stabilite che presiedono agli spostamenti di chi proviene da zone ben delimitate; ancor più se sulla base del criterio di residenza (che poco ha a che fare con la salute pubblica per la eventuale diffusione del virus). Bene ha fatto il Prefetto di Napoli ad annullare una di queste ordinanze. È del tutto comprensibile, è bene ripeterlo, la preoccupazione degli Amministratori per le proprie comunità. Ma proprio per questo è bene che valgano per tutti regole nazionali, stabilite su suggerimento della comunità scientifica. Insomma, questa crisi sembra mostrare tutto il valore di forti presidi nazionali a tutela dei grandi diritti: alla salute, all’istruzione, alla mobilità. Le Regioni hanno rilevanti poteri ed è bene che operino, anche in maniera diversificata, per le esigenze dei propri territori in tanti ambiti. Ma una cornice nazionale che ci tenga tutti insieme e renda concreti, per tutti e allo stesso modo, i diritti di cittadinanza è imprescindibile; sono necessarie istituzioni nazionali che abbiano strumenti e poteri che contrastare i grandi problemi comuni a tutti noi. 

Siamo tutti preoccupati, naturalmente, per le evoluzioni sanitarie. Ma anche per quel che potrebbe succedere non domani ma fra qualche giorno o settimana, se la crisi - con i suoi effetti sulle nostre vite quotidiane – dovesse durare a lungo. E quindi per la tenuta del nostro Paese, di fronte ai pericoli di sfrangiamento della collettività. La speranza è che questa guerra contro un nemico così infido ci unisca invece di più; ci faccia comprendere il valore della collettività e della solidarietà nazionale. Certamente uniti abbiamo più possibilità di farcela.
 
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