Perché non è più rinviabile pensare alla nuova Napoli

di Marco Salvatore
Domenica 17 Maggio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 08:00
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Potrebbero volerci anche anni per risollevarsi dai possibili contraccolpi economici e sociali provocati dalla pandemia e dal conseguente lockdown. Per evitare tutto questo, servono alcuni interventi immediati per ridisegnare il volto della città, e individuare una nuova idea di Napoli che sia «realistica e praticabile, adeguata al cambiamento epocale imposto dal Covid-19».

Non si tratta soltanto, si badi, del distanziamento sociale e della ripresa delle attività produttive, del commercio, del turismo e della cultura. 

Napoli può cogliere l’occasione di migliorare la sua normalità non proprio eccellente e di trovare risposte adeguate anche alla questione della sostenibilità ambientale e del lavoro. Se non si possono cambiare dall’oggi al domani settant’anni di scellerate scelte urbanistiche e di speculazioni sul territorio, si deve perciò iniziare da alcune azioni concrete e realizzabili nel breve e nel medio periodo.

Nell’immediato avremo un forte impatto sulla mobilità cittadina con l’accesso contingentato ai mezzi pubblici e un incremento del traffico automobilistico. Piste ciclabili, ztl, parcheggi, aree pedonali e percorsi verticali come le scale cittadine possono servire, meglio ancora se gli interventi saranno ben congegnati per essere strutturali. Il punto nevralgico è che la soppressione dei tram, che attraversano la città da Bagnoli a San Giovanni, a Poggioreale, è stato un delitto. Si acceleri pertanto al loro ripristino, come nei piani del Comune. Non ultimo, si risolva il problema dell’attraversamento di piazza Garibaldi.

Guardando ai prossimi anni, Napoli e provincia (tre milioni di persone in 1.171 chilometri quadrati) devono cercare di superare l’atavico problema della densità demografica che, in alcune zone, raggiunge livelli ingestibili con una concentrazione tra le più alte al mondo. Da dove iniziare? Con un buon sistema di trasporti e un’architettura di qualità, parte della popolazione del capoluogo potrà trovare migliori condizioni di vita nei quartieri periferici e dell’hinterland dell’area nord, est e flegrea, tutti senz’altro da riqualificare e da «liberare» con il centro della città come da anni sostiene Renzo Piano. Già negli anni Ottanta si ragionava sulla necessità di «liberare» i Quartieri Spagnoli da costruzioni fatiscenti, lasciando ovviamente monumenti ed edifici di pregio. Il piano potrebbe essere esteso anche alla Sanità, al Vasto, a Cavalleggeri, nelle zone collinari e in tante aree che lo richiedono. Non dimentichiamo, ovviamente, la necessità di accelerare sul recupero di Bagnoli e Napoli Est. Per il centro storico, che attende il completamento del progetto Unesco, va rafforzata la naturale vocazione di insula culturale e turistica. Immaginiamo, in tal senso, un percorso dal Mann, magistralmente diretto da Paolo Giulierini, al San Pietro a Majella, attraverso la Galleria Principe di Napoli.

Come giustamente ha scritto Lucio D’Alessandro, intervenendo in questo dibattito, Napoli ha bisogno di rafforzare la sua già esistente eccellenza di università e centri di ricerca come un futuro asse portante della sua economia. Il piano regolatore della città non può non tenere conto di tale aspetto. Gran parte del patrimonio immobiliare della città è poi considerato vetusto e di scarsa qualità: merita quindi una ristrutturazione e una riconversione. Un piano di dismissioni di immobili e beni pubblici con spazi importanti come caserme e strutture di grandi dimensioni, è già in corso. Si tratta di un’opportunità da cogliere nell’immediato, assieme alla possibilità di recuperare le numerose aree e i numerosi edifici dismessi in città, per costruire una rete ospedaliera e ambulatoriale più diffusa, con notevole riduzione dei posti letto della zona ospedaliere trasferendoli in parte nella periferia nord-ovest per iniziare, creando nuove realtà adeguate ad una medicina moderna e ancora servizi e attività produttive. Gli spazi di Palazzo Fuga, ad esempio, potrebbero essere una cittadella per la formazione dei giovani, preparandoli per attività culturali seguendo le antiche tradizioni della nostra storia culturale.

Può essere utile in questo momento utilizzare le idee dei nostri giovani architetti per sviluppare il tema delle piazze e dei grandi spazi urbani, non più utilizzabili oggi per grandi concerti o grandi contenitori di folla, ma che devono essere rivisti con i nuovi parametri del distanziamento tra le persone. La politica deve inserire questi compiti nella sua agenda. Napoli va ridisegnata anche nei suoi luoghi per il tempo libero, per evitare così assembramenti nelle solite zone.
 
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