Covid, a Napoli otto contagi al giorno: «Ma il virus ora fa meno paura»

Covid, a Napoli otto contagi al giorno: «Ma il virus ora fa meno paura»
di Ettore Mautone
Domenica 19 Luglio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 20 Luglio, 16:34
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A Napoli dall’inizio dell’epidemia - dal caso zero dell’avvocato del Foro di Napoli che di rientro da Milano andò direttamente al Cotugno per sottoporsi a un tampone - in poco più di quattro mesi si contano 1.019 casi positivi al Coronavirus di cui 862 guariti e 142 deceduti. Ovvero circa otto casi al giorno. In totale sono invece 234 i contagiati risultati asintomatici mentre gli altri hanno sviluppato sintomi e manifestazioni cliniche più gravi e sono stati curati a casa o in ospedale. Attualmente in ospedale ce ne sono solo 8 (10 con gli ultimi del campo rom) e in isolamento domiciliare 11 (diventati 16). A guardare le tabelle relative a tutto l’arco dei mesi l’età media dei pazienti è stata di 55 anni concentrati tra i 19 e i 70 facendo registrare una letalità apparente del 14,06%, apparente in quanto calcolata sui soli casi riconosciuti positivi ma bisogna tener conto della platea sommersa e misconosciuta. La letalità è concentrata, come ci si aspettava, negli anziani (dai 70 anni in poi), mentre nessun decesso c’è stato nei malati fino ai 29 anni, pochissimi fino ai 39. I quartieri più colpiti sono stati San Carlo all’Arena (156 casi), Fuorigrotta (87), Chiaia (84), l’Arenella (85), il Vomero (76), San Lorenzo (42), Posillipo (41) e via via gli altri che, raggruppati per distretti sanitari, forniscono un quadro di maggiore incidenza nel distretto 27 (Vomero e Arenella), 29 (San Carlo e Stella), 25 (Fuorigrotta e Bagnoli), 24 (Chiaia, Posillipo, San Ferdinando), quindi 28 (Chiaiano, Piscinola e Scampia).

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Se questo è il quadro epidemiologico disegnato dall’inizio dell’epidemia a partire dagli inizi di maggio lo scenario è completamente cambiato. I casi positivi al tampone, nelle ultime settimane, tranne poche eccezioni, sono tutti o quasi asintomatici. Attualmente i ricoverati in ospedale sono 10, di cui due in sub intensiva, nessuno in terapia intensiva, 16 sono in isolamento domiciliare mentre in tutta la città ci sono da conteggiare anche 388 casi identificati come contatti diretti di persone positive al Coronavirus ma risultate non positive e attualmente soggette ad isolamento domiciliare fiduciario. Né i positivi asintomatici tantomeno questi ultimi possono definirsi malati.
 


L’aggiornamento del quadro generale, relativo all’ultima settimana, ci dice che i casi totali sono cresciuti di alcune decine, soprattutto a causa del focolaio scoperto nel campo rom di Secondigliano e c’è stato un solo decesso di un paziente reso grave da una concomitante malattia oncologica (oltre il 50% dei ricoverati a Napoli, anche al Cotugno, sono pazienti oncologici in cui il virus mostra di non negativizzarsi nonostante le cure). La mappa del focolaio nei campi rom a Secondigliano si articola in due ricoverati in degenza ordinaria al Covid center dell’Ospedale del mare, uno a malattie infettive del Policlinico, 5 positivi posti in isolamento presso il campo della Circumvallazione esterna (qui sono 75 i non positivi in isolamento fiduciario), un positivo in isolamento al campo rom di Marcianise e infine 29 non positivi presso il campo rom di via Cupa Perillo. 

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«Il nostro lavoro e impegno è stato massimo durante tutto il corso dell’epidemia - avverte Lucia Marino, direttore del dipartimento di prevenzione della Asl Napoli 1 - e mentre l’impegno ospedaliero è progressivamente scemato, quello della medicina del territorio ha assunto una decisa prevalenza.
I nuovi positivi sono tutti asintomatici o poco sintomatici. L’impegno assistenziale oggi riguarda la medicina generale, i distretti, la specialistica ambulatoriale, i servizi di prevenzione e monitoraggio. Purtroppo nella prima fase dell’epidemia invece era tutto concentrato sul versante ospedaliero che ha assorbito finora i maggiori investimenti». «Lo scenario clinico è cambiato - conferma il manager Ciro Verdoliva - abbiamo affinato le cure e anche la malattia si presenza con una minore carica e aggressività. I casi che in due giorni passavano dalla febbricola alla terapia intensiva non li vediamo più ma bisogna tenere alta la guardia ed essere pronti perché in altre parti del mondo vediamo scenari molto preoccupanti. Dati scientifici e studi certi ancora non li abbiamo ma certamente osserviamo un abbassamento della pericolosità clinica del virus sia in Campania sia in Italia».

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