Coronavirus a Napoli, la mossa anti-crisi dei ristoranti: più tavoli all’aperto e Ztl

Coronavirus a Napoli, la mossa anti-crisi dei ristoranti: più tavoli all’aperto e Ztl
di Luigi Roano
Lunedì 20 Aprile 2020, 23:03 - Ultimo agg. 21 Aprile, 11:03
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Più Ztl, una Napoli proiettata all’esterno, con le attività da svolgersi in spazi larghi per rispettare il distanziamento sociale e dunque non perdere migliaia di posti di lavoro: quelli del food in particolare, ma in generale dell’intera filiera turistica. Con un faccia a faccia anche con la Sovrintendenza. Fermo restando la protezione dei beni culturali e archeologici - questo il ragionamento - le Sovrintendenze hanno la gestione di spazi importantissimi come Piazza del Plebiscito dove qualche tavolino salverebbe attività produttive e renderebbe il sito più appetibile. E salverebbe - se anche a distanza - la convivenza: bene immateriale che caratterizza gli insediamenti umani da quelli animali. E poi i parchi, con la bella stagione quegli spazi possono essere attivi per fare sport, i picnic e anche per installarvi attività temporanee dedicate al food, alla cultura, all’impresa. Eccola l’ipotesi di lavoro per la «Fase 2» del Comune che il sindaco Luigi de Magistris ha sintetizzato a «Domenica in» così: «Nel concreto, stiamo progettando per l’estate di dare più spazio pubblico a titolo gratuito ai commercianti in tutta la città». Con la tassa di soggiorno a incasso zero, non far pagare la Cosap, la tassa per l’occupazione del suolo pubblico per Palazzo San Giacomo potrebbe essere letale da un punto di vista finanziario, quindi servirebbe un intervento dello Stato massiccio. I commercianti per usufruire delle agevolazioni dovranno a loro volta garantire la stessa forza lavoro pre-virus. Un piano che si basa su questo ragionamento: Napoli fa del commercio e del turismo e quindi dell’offerta di consumo del tempo libero il suo brend, per continuare a farlo deve garantire che questi settori che vanno dall’accoglienza all’intrattenimento possano sopravvivere in un mondo nuovo, quello che verrà dopo il lockdown. Perché «nulla sarà più come prima del Coronavirus». Serve ripensare l’intero modello di città a partire proprio dagli spazi. Ipotesi di lavoro che tiene impegnati diversi assessorati, ma quello più sotto pressione è di Rosaria Galiero, la giovane titolare della delega al Commercio che in queste ore sta definendo il calendario degli incontri con le categorie dei commercianti. E al centro delle discussioni ci sarà anche la questione delivery, del cibo cotto da asporto, perché comunque vada la gestione dei nuovi spazi da reperire quel business sarà sicuramente in crescita ed è una opzione perché almeno un certo numero di persone vada direttamente al ristorante. 

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Per conquistare spazio bisogna allargare il progetto a tutta la città. Napoli è città stretta e lunga che si arrampica sulla collina lo spazio è materia preziosa e non tutti possono permetterselo. Nelle periferie, per esempio, ce ne è in abbondanza, un’occasione di rilancio per centri urbani oggi degradati. In questo senso il problema di un dimensionamento che può costare punti di Pil e posti di lavoro ce l’ha la città storica e quella della cartolina, cioè dai Decumani a Piazza Plebiscito, fino Lungomare. Aree dove le Ztl ci sono e andranno allargate e dove sarà possibile, se ne creeranno delle altre per consentire soprattutto al mondo della ristorazione di mettere più tavolini fuori in modo da garantire più po meno gli stessi coperti, magari facendo più turni per il pranzo e per le cene. Soprattutto il Lungomare si presta a questo tipo di operazione. L’allargamento verso il mare dei tavolini e la crescita - va detto - anche dei marciapiede è un progetto che già esiste. Ma fermo al palo da anni e quando sembrava in fase di cantierizzazione è intervenuta la pandemia. Anche le manifestazioni culturali subiranno notevoli mutamenti di struttura, tante saranno le attività spostate in luoghi all’aperto come appunto i parchi. Gli artisti di strada che a Napoli abbondano saranno avvantaggiati. 
 


Il Comune per una volta è già dotato anche di uno strumento urbanistico varato in tempi non sospetti, il Puc - Piano urbanistico comunale - che aiuterà e non poco nel concretizzare la «Fase 2», il Puc porta la firma dell’assessore Carmine Piscopo e le sue 5 linee guida saranno l’impalcatura della ripartenza: «Città accessibile e multi-scalare, città sicura e sostenibile, città accogliente e collettiva, città produttiva e abitabile e città attrattiva e rigenerata».
Non una semplice regolamentazione dell’uso del suolo, «ma un piano aperto e flessibile, in grado cioè di adattarsi ai cambiamenti e di dare risposte alle mutate esigenze climatiche, sociali, economiche e strutturali in svolgimento, nella loro proiezione al 2030» racconta l’assessore

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