Covid, apriamo per tempo ​gli occhi sulla movida

di Raffaele Aragona
Martedì 11 Agosto 2020, 00:00 - Ultimo agg. 07:27
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Un’occasione mancata è stata quella della pandemia, perché avrebbe potuto indurre maggior consapevolezza e rispetto di regole nate per il bene di tutti. Capita, invece, di assistere ad atteggiamenti di persone che sembrano voler sfidare la pericolosità del virus; capita addirittura di ascoltare chi, persino in tv, si lascia andare ad affermazioni riferite ai virologi, i quali «portano sfiga». Pare, al contrario, che tutto non si risolverà in breve tempo.

Così, mentre si registra un’impennata nei casi di contagio e un necessario ritorno alle misure restrittive contro la diffusione del virus, non sono poche le situazioni nelle quali pare che tutto ciò appartenga a un altro mondo.
Nel mentre è alquanto accurato il controllo sull’uso delle mascherine per chi entra in locali commerciali e, avvertendosene l’assenza, scattano contravvenzioni e multe, o addirittura la chiusura dell’esercizio per alcuni giorni; nel mentre a sedere in un ristorante o al bar si viene invitati, almeno per una persona per tavolo, a dichiarare le proprie generalità fornendo un documento di identità e un recapito telefonico; nel mentre per l’apertura dell’anno scolastico si preannuncia l’obbligo di mascherine e si immagina l’impiego di inspiegabili banchi monoposto dotati di rotelle (!); nel mentre si verifica tutto ciò, pur nel richiesto obbligo di attenersi all’uso della mascherina e al distanziamento fisico (non si dica «sociale», per carità), nulla del genere accade in quelli che sono gli spazi (come le spiagge) e le occasioni di divertimento, specialmente dei giovani.

Si annuncia la chiusura di discoteche, non quelle all’aperto, per ora, ma pare che ci si dimentichi di tutto quanto è legato al fenomeno della movida, soprattutto a Napoli, che non sembra abbia molto modificato le abitudini dei suoi frequentatori. 

È un fenomeno rilevante che, in questi frangenti, necessita di maggiore attenzione, specialmente laddove esso è presente in strade strette e spazi angusti. Non si tratta soltanto di proteggere i residenti dal notturno rumore assordante, dallo spaccio di sostanze stupefacenti e dai frequenti episodi di risse e aggressioni; si tratta di contrastare il pericolo del contagio, una minaccia invisibile difficile a combattere. 

Nel caso della movida (si pensi a Chiaia, a Bagnoli) i controlli sono ostacolati dalla moltitudine delle persone che la vivono, molto spesso senza dispositivi di protezione, nonostante le loro distanze ravvicinatissime; inoltre, le ore calde della movida sono quelle della tarda serata e della notte, quando non certo gli operatori dell’Asl, ma neppure quelli delle Forze dell’ordine sono facilmente disponibili per sorvegliare i tanti luoghi di appuntamento.

È per questo che sono state avanzate nei mesi scorsi alcune idee riguardanti possibili delocalizzazioni delle attività legate alla movida. Si era detto del Molo San Vincenzo e anche del Centro Direzionale: due località certamente idonee, ma per entrambe il progetto non è di facile attuazione, per motivi di diversa natura. Se per il Molo San Vincenzo esistono ostacoli di carattere amministrativo, dipendendo dall’accordo di vari Enti sotto cui ne ricadono le competenze, per il Centro Direzionale deve anche dirsi che i luoghi della movida sorgono per lo più in modo spontaneo e non è certo facile decidere e attuare diverse destinazioni. È comunque opportuno che si facciano degli sforzi in tale direzione.

Intanto, non resta che dover fronteggiare il problema in tempi brevi. Atteso il tasso di contagiosità raggiunto anche qui a Napoli, sarebbe augurabile un intervento dello Stato vòlto a contrastare l’ampiezza del fenomeno, chiaramente estendendo ai gestori dei locali della movida i bonus e le agevolazioni fiscali concesse per il fermo di altri generi di attività; beninteso, in dipendenza delle effettive perdite documentate e ben considerando che, a fronte dei costi connessi, esiste il vantaggio di evitare cure e assistenze derivanti da una crescita del contagio.



 
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