Def, nel 2021 rimbalzo dell’economia: ma il deficit resterà sopra il 4% del Pil

Def, nel 2021 rimbalzo dell’economia: ma il deficit resterà sopra il 4% del Pil
di Luca Cifoni
Lunedì 20 Aprile 2020, 00:00 - Ultimo agg. 10:59
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Crollo dell’economia nel 2020, con i conti pubblici in picchiata. E l’anno dopo un buon rimbalzo, accompagnato però ancora da un rapporto deficit/Pil ben oltre il 3 per cento. Nel Documento di economia e finanza che il governo dovrebbe approvare mercoledì il quadro macroeconomico inevitabilmente a tinte fosche sarà accompagnato oltre che da un riepilogo delle misure in atto per contrastare l’emergenza anche da alcune prime indicazioni sulle mosse di medio periodo per risolvere le debolezze strutturali del sistema produttivo italiano, dalla revisione delle norme sugli appalti agli incentivi per la crescita dimensionale di imprese e il consolidamento delle filiere. Si ragiona anche su una sterilizzazione definitiva delle clausole Iva, che finora sono state disinnescate di anno in anno con salti mortali a volte controproducenti per la crescita, per poi riproporsi come perenne mina vagante sui conti.

IL CONFRONTO
I conteggi finali della Ragioneria generale dello Stato arriveranno nella giornata di lunedì, nel frattempo sulle stime in via di definizione è già partito il tradizionale confronto con l’Ufficio parlamentare di Bilancio. Ma il ministero dell’Economia è ben consapevole che quest’anno l’esercizio di previsione è quanti mai aleatorio, in assenza di informazioni sulla piega che potrebbe prendere l’epidemia nei prossimi mesi. Anche con l’ipotesi di una graduale ripresa dell’attività economica e della vita sociale la botta sul 2020 sarà durissima, con la caduta del prodotto interno lordo stimata in un intervallo che va tra il 7 e il 10 (alla fine l’indicazione potrebbe essere intorno all’8, con un minimo di prudente ottimismo. Per il 2021 - in assenza di tragiche ricadute - è atteso un rimbalzo valutato tra il 5 e il 6 per cento, sul quale poi costruire la crescita degli anni successivi.

Quest’anno il rapporto deficit/Pil potrebbe dilatarsi fino al 7-8 per cento. È però impossibile che la ripartenza dell’economia si traduca in un analogo miglioramento dei conti nel 2021 perché lo Stato continuerà a pagare una parte degli ammortizzatori, mentre le entrate fiscali saranno penalizzate dai disastrosi risultati di imprese e lavoratori autonomi nell’anno di imposta tuttora in corso. Per il prossimo anno la prima decisione da prendere riguarda le clausole di salvaguardia, 20 miliardi di aumenti di Iva e (in misura minore) accise, che scatterebbero in assenza di interventi del governo. L’idea a cui si lavora, tutta da verificare, è prevederne la sterilizzazione definitiva, accantonando in bilancio le risorse necessarie a evitare che il problema si riproponga ogni anno. Prima dello scoppio dell’epidemia si valutava in questo quadro l’ipotesi di aumenti parziali e mirati dell’imposta, ma nel nuovo scenario l’idea pare poco proponibile. Ugualmente bisognerà decidere se neutralizzare tributi introdotti dall’ultima legge di Bilancio, a partire dalla cosiddetta plastic tax.

GLI INTERVENTI
Intanto però il governo è al lavoro per delineare gli interventi che - una volta terminata l’emergenza acuta - dovranno ridare fiato ad un’economia che era arrivata comunque non in forma brillante alla crisi del coronavirus. Allo studio ci sono una nuova versione del codice degli appalti, più favorevole agli investimenti pubblici e provvedimenti che vadano a favorire la crescita dimensionale delle imprese e il consolidamento delle filiere. Il tessuto di piccole imprese è considerato storicamente un punto di forza del sistema produttivo italiano, ma in queste settimane è apparso anche come un limite perché le realtà di minori dimensioni sono quelle più esposte e meno capaci di reagire quando un trauma improvviso ferma l’attività.

Invece il nostro Paese, come rivendicato dall’esecutivo, era arrivato a marzo con le carte in regole sul piano dei conti pubblici, con un deficit fortemente ridotto dalle buone entrate fiscali. Per il futuro l’idea è spingere ulteriormente in chiave anti-evasione i pagamenti digitali, anche sfruttando il punto di partenza di queste settimane in cui acquisti on line e paura della carta moneta come veicolo di contagio hanno scoraggiato l’uso del contante.
 
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