Aspettando il vaccino: ​dai furbetti ai reietti

di Piero Sorrentino
Lunedì 12 Aprile 2021, 00:00
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Domani sarà un mese che mia madre, invalida e cardiopatica, ha prenotato la vaccinazione contro il Covid-19 sulla piattaforma regionale della Campania. Lo stesso anche per mio padre. E vale per diverse persone che conosco, genitori di amici o conoscenti della mia famiglia. Tutti over 70, qualcuno anche over 80. Tutti appartenenti alla medesima Asl Napoli 3 Sud. Tutte persone che hanno aderito con fiducia e rapidità alla campagna vaccinale della Regione Campania, che hanno compilato le loro storie cliniche e inserito i loro contatti, hanno risposto al questionario on line e scaricato le informative, che hanno aspettato pazientemente che venisse data loro la possibilità di iscriversi e che continuano a sperare di poter essere convocate, perché tutte appartenenti a fasce d’età e categorie a rischio elevato di contrarre una forma severa di infezione. Tutte persone che continuano a restare tappate in casa, o a ridurre all’osso i loro spostamenti necessari, perché senza il vaccino possono entrare in contatto con un virus infido e pericoloso e rischiare la loro vita. Tutte persone, infine, che attualmente si trovano impigliate in un limbo elettronico e burocratico, un registro digitale che si è riempito di nomi ma che, nella sostanza dei fatti, nella concretezza dell’esperienza, è quasi immobile, o che procede con dei ritmi francamente inaccettabili.

Si parla molto dei furbetti del vaccino, ma poco dei reietti, dei trascurati, dei messi in pausa. 
Si dedica un sacco di spazio (giustamente) a coloro i quali hanno ricevuto una dose che non dovevano ricevere, laddove esiste un esercito di abbandonati che non ha saltato nessuna fila, non ha eluso nessuna coda, non ha chiesto favori ad amici degli amici e resta in attesa di una fiala che rappresenta per loro una possibilità concreta di salvezza e di protezione, una massa di dimenticati che non trova alcuna sponda nelle istituzioni, non ha risposte, non ha neppure un numero di telefono o un indirizzo email da contattare per capire, sapere, ricevere aggiornamenti, rassicurazioni, notizie. Hanno lanciato un messaggio in bottiglia nel mare, e si sono seduti in attesa che qualcuno si faccia vivo. E lo hanno fatto con la sempre più amara e crescente consapevolezza che la loro condizione di sospensione è legata non solo alla disponibilità dei vaccini e ai rallentamenti delle forniture, ma più incomprensibilmente alla loro residenza: i discriminati del codice di avviamento postale, emarginati solo perché hanno la ventura di vivere in un Comune piuttosto che in un altro, di essere assistiti da una Asl invece di un’altra. Perché è un fatto che la Asl Napoli 3 Sud spicca, se così si può dire, per le sue assai poco onorevoli capacità prestazionali nella campagna di vaccinazione.

Del resto, i dati ufficiali (aggiornati alla data di venerdì 9 aprile) sono abbastanza eloquenti: per la categoria degli over 80 – la prima e più urgente, che in altre Regioni italiane è stata già ampiamente protetta – su 41.355 adesioni sono state inoculate 29.439 prime dosi, con una percentuale del 71,19% e 16.598 richiami. Ma il disastro vero si misura sulla fascia di età compresa tra i 70 ed i 79 anni, dove – a fronte di 50.669 adesioni – a un mese di distanza dall’apertura delle iscrizioni sono state iniettate appena 3.946 prime dosi (il 7,79% del totale) e 47 richiami. Per tacere dei disabili, dove sono state 5.491 le adesioni e 2.773 le prime inoculazioni di vaccino (vale a dire il 50,50% del totale), senza neppure un richiamo. Infine, i cosiddetti caregiver che hanno richiesto la vaccinazione sono 9.997: di questi appena 603 (il 2,7%) ha ricevuto la prima dose, e nessuno il richiamo. 

Questa è la fotografia, questo è il quadro di una Azienda sanitaria locale che si occupa di quasi 60 comuni, dal Vesuviano a Castellammare di Stabia fino a Sorrento. Siamo in una situazione del tutto inedita, con una campagna di vaccinazione globale che mai si era vista prima nella storia umana? Certo. C’è penuria di forniture e si registrano ritardi nelle consegne da parte delle aziende farmaceutiche che producono i vaccini? Sembrerebbe proprio così. Si naviga a vista, con scarse o nulle possibilità di pianificazione? Sì, indubbiamente. Ma come mai i numeri e i ritmi, all’interno della medesima Regione Campania, variano così tanto di Asl in Asl? Com’è che, per esempio, i numeri, il ritmo, la velocità e l’efficienza della campagna vaccinale della Asl Napoli 1 centro differiscono così tanto dalla Asl Napoli 3 Sud? La sensazione, ormai, è che non siamo nemmeno più di fronte a un federalismo regionale, ma provinciale, o comunale, dove a emergere è una divergenza operativa tra istituzioni pubbliche sanitarie distanti tra loro poche decine di chilometri che semplicemente ha dell’inspiegabile e dell’irricevibile. C’è qualcuno che controlla? L’assetto dei protocolli di verifica e sorveglianza della Regione di tutto ciò che accade nelle singole aziende sanitarie locali è adeguato? Sul tema dell’efficienza variata e differita delle Asl il presidente della Regione Campania De Luca ha qualcosa da dire?

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