Covid in Campania, nuova impennata di positivi: «Attenti alle infiammazioni post contagio»

Covid in Campania, nuova impennata di positivi: «Attenti alle infiammazioni post contagio»
di Ettore Mautone
Sabato 25 Giugno 2022, 00:00 - Ultimo agg. 26 Giugno, 09:20
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Diventa sempre più caldo il fronte Covid: la Campania, dopo Lombardia (8.302) e Lazio (7042), ossia le regioni più popolose, conta il maggior numero di casi nella giornata di ieri: 5.810. Dati che chiudono una settimana che segna un fortissimo aumento dell’incidenza (492 casi ogni centomila abitanti negli ultimi 7 giorni rispetto ai 299 di una settimana fa, 211 di due settimane fa e 297 di quattro settimane fa). Quello attuale è il tasso di incidenza più alto dal 12 maggio. È chiaro che inizia a farsi sentire la straordinaria contagiosità della variante BA.5 di Omicron che non solo in Cina, Sud Africa, Portogallo, Germania ma anche in Israele ha spinto le autorità sanitarie a riaprire i Covid center con una percentuale in crescita di casi più gravi. La situazione è in costante peggioramento in Campania su tutti i fronti con una percentuale di positività sui tamponi che sfiora il 30% (29,5%) e 1.524 attualmente positivi in più con un aumento progressivo delle ospedalizzazioni (non ieri con terapie intensive immutate e 4 ricoveri meno del giorno prima) mentre l’indice del raddoppio dei casi Rt è in salita a 1,55. Anche a Napoli nell’ultima settimana i casi registrati sono costantemente superiori ai guariti, con un aumento dei sintomatici e anche un maggiore afflusso negli ospedali e qualche chiamata in più al 118. Ieri 1.128 nuovi casi, ossia circa il doppio dei guariti.

A rimarcare i dati della Campania anche il presidente della Regione Vincenzo De Luca nel consueto appuntamento con la diretta Facebook: «Un anno fa - ha ricordato - avevamo nello steso giorno 112 positivi, 252 pazienti in ospedale e 20 in terapia intensiva.

Oggi i positivi sono 5.407 di cui 342 in ospedale e lo stesso numero (21) in terapia intensiva. E così in Italia un anno fa c’erano 927 positivi oggi 56 mila». Un Covid che, per fortuna, si presenta oggi clinicamente diverso e che causa una malattia di minore gravità grazie alla copertura delle vaccinazioni. «Ma è evidente - ha aggiunto De Luca - che con questi numeri tra settembre e ottobre avremo dei problemi. Il rischio che aumentino anche le malattie gravi è reale». La speranza è che a settembre arrivi sul mercato un vaccino innovativo in grado di resistere alle varianti. Ma Omicron 5 rimane un problema. L’appello è a completare le vaccinazioni (ma con questi numeri chi non è vaccinato o ha fatto da molti mesi l’ultimo richiamo corre rischi seri) e a indossare la mascherina al chiuso, sui mezzi pubblici e in luoghi affollati. Rispetto alle blande infezioni delle prime varianti Omicron anche l’attuale ceppo limita la sintomatologia alle alte vie respiratorie ma con un grado di intensità superiore provocando febbre, forte mal di gola, raffreddore e talvolta la tosse. Il discorso è diverso per i pazienti oncologici, i grandi anziani, i fragili per età e altre patologie in cui l’infezione diventa una complicazione in più tanto da richiedere spesso l’ospedalizzazione. 

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«Attualmente al Cotugno - ha spiegato Giuseppe Fiorentino, primario dell’unità sub intensiva intervenuto in una sessione di studio e formazione per agli anestesisti organizzata da Giuseppe Servillo, ordinario della disciplina al Policlinico Federico II - abbiamo nella quasi totalità dei casi pazienti che sono affetti da altre patologie e che scoprono di essere positivi al Covid che ne complica il decorso. Quasi mai la malattia si esprime con le polmoniti fatali che vedevamo nelle prime ondate ma resta il quadro infiammatorio sistemico». Quello che preoccupa i clinici è la possibilità che si sviluppi un long Covid. «Vediamo tantissime tiroiditi post Covid - aggiunge Anna Maria Colao, ordinario di endocrinologia della Federico II - ma anche altre manifestazioni infiammatorie che interessano circa il 10 per cento dei contagiati. Abbiamo creato un gruppo multidisciplinare con i colleghi del Monaldi e del Cotugno con ambulatori in cui seguiamo questi pazienti».

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