Covid, cresce l'usura: è allarme in Campania

Covid, cresce l'usura: è allarme in Campania
di Gigi Di Fiore
Lunedì 28 Settembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 10:31
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L’ultimo allarme è del comandante generale della Guardia di finanza, Giuseppe Zafarana: «Nel periodo marzo-agosto 2020, il valore dei proventi usurari sottoposti a sequestro è più che raddoppiato» ha detto. Più prestiti a usura, complice la crisi economica provocata dal Covid, e la Campania ne è una delle regioni record.

In piena emergenza, l’Ufficio alla Prefettura di Napoli per gli interventi a favore delle vittime dell’usura ha accolto 26 istanze. Negozi di elettronica, pizzerie, piccole imprese di raccolta differenziata e coloniali hanno ricevuto l’aiuto previsto dalla legge. Queste richieste sono aumentate dall’inizio dell’emergenza Covid. E ha confermato la Prefettura: «Da marzo e fino a maggio, il nostro ufficio di sostegno delle vittime del racket e dell’usura ha liquidato circa un milione e 300mila euro». L’emergenza ha aumentato il bisogno di denaro e sono in tanti a non riuscire a ottenere prestiti dalle banche. Resta l’usura. Il dato ufficiale in possesso della Prefettura di Napoli è di un aumento del fenomeno usuraio in Campania da inizio anno pari al 12 per cento. Ha spiegato il prefetto Marco Valentini: «È un fenomeno in gran parte gestito da organizzazioni criminali, che hanno grande disponibilità di liquidità ottenuta con attività illecite come lo spaccio di droga».

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Il nuovo volto dell’usura è il prestito simulato, descritto da molto inquirenti della Guardia di finanza: «Non si tratta della classica proposta di prestito da restituire con interessi, ma semplici elargizioni a sostegno di un’attività. Una specie di welfare criminale, con personaggi che in alcuni contesti sociali si propongono come benefattori che poi si presentano all’incasso, chiedendo la restituzione dei soldi e in alternativa impadronendosi delle attività finanziate».

Il mese scorso, dopo la denuncia della vittima la Guardia di finanza ha indagato, tra Castellammare di Stabia e Pompei, sull’attività usuraia di Nicola Esposito considerato affiliato al clan Cesarano. Secondo gli inquirenti, avrebbe prestato circa 550mila euro in contanti a un imprenditore con interessi annui del 120 per cento del capitale. Anche dopo l’arresto di Esposito, per anni la riscossione del denaro era stata proseguita dalla moglie. Spiegano al Comando regionale campano della Guardia di finanza: «Le vittime erano costrette pagare ogni mese 5500 euro di interessi, che si perpetuavano e avrebbero avuto fine solo quando la vittima non fosse stata in grado di restituire tutta insieme l’intera somma ricevuta in prestito. Il rischio per l’imprenditore vittima era quello di dover cedere la direzione e la gestione della sua azienda ai suoi aguzzini».
 

 

Un tipo di prestito usuraio definito «usura contro capitale». Naturalmente, la vittima riceveva minacce e anche aggressioni fisiche per convincerlo a rispettare i pagamenti. Un altro caso ha coinvolto quattro regioni: Campania, Toscana, Lombardia e Veneto. Vi era attivo un giro usuraio di ben tre milioni di euro prestati a più imprenditori, con interessi arrivati al 275 per cento. Un’inchiesta che ha portato al sequestro di beni per 400mila euro considerati frutto di interessi usurai. Una somma che fa parte di quei sequestri in aumento di cui ha parlato il comandante generale della Guardia di finanza, Giuseppe Zafarana. Ma non sempre gli usurai sono collegati a clan camorristici.

Un distributore di carburanti di Santa Maria la Carità avrebbe arrotondato dal 2013, prestando 65mila euro a un commercialista della penisola sorrentina, facendosene dare oltre 300mila di interessi usurai pari a oltre il 60 per cento. Ognuno ha le sue tecniche, i suoi modi di operare. E il distributore di carburanti si faceva consegnare assegni in bianco senza indicazione del beneficiario, incassati poi da persone diverse. Il commercialista sarebbe stato costretto a vendere, per restituire il prestito, anche le case del padre e della madre. Stavolta, il sequestro all’usuraio è stato di 320mila euro. Spiegano ancora al Comando regionale campano della Guardia di finanza: «Per prosciugare impietosamente le risorse economiche del commercialista, l’usuraio lo costringeva anche ad assumere la moglie come collaboratrice professionale con regolare busta paga, stipendio e oneri contributivi e previdenziali».
 

Oltre 36 milioni di euro sono stati invece sequestrati a Antimo Morlando, imprenditore con attività nel Lazio e in Campania, accusato anche di usura, «riuscendo a penetrare in realtà societarie già affermate e a prenderne il controllo in maniera occulta e surrettizia».

Un pericolo che è aumentato per l’emergenza Covid degli ultimi mesi, soprattutto in Campania che è al terzo posto, dopo Puglia e Sicilia, per mutui assegnati dal Comitato nazionale antiusura e antiracket nel 2019. E scrive la Direzione investigativa antimafia nella sua ultima relazione: «La diffusa mancanza di liquidità successiva al lockdown espone molti commercianti all’usura, con conseguente rischio di impossessamento delle attività economiche con finalità di reimpiego e riciclaggio di capitali illeciti».

 

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