Il governo ha meritoriamente pubblicato il decreto semplificazioni. Si tratta di un documento atteso, redatto sulla base di nobili e condivisibili motivazioni. È un documento di 94 pagine, ma è già stato annunciato un nuovo decreto, che a breve lo semplificherà. La semplificazione del decreto semplificazioni potrebbe in parte privare gli italiani di una lettura che si rivela sorprendentemente avvincente. Che tratteggia una prodigiosa libidine normativa attraverso la musicalità tambureggiante e ripetitiva dei codicilli.
Che non va in crescendo come il Bolero di Ravel, ma carica alla garibaldina sin da subito, come la sintesi che segue, prodotta a beneficio di coloro che incomprensibilmente si priveranno del piacere di leggere e meditare il testo, tenterà di mostrare.
Innanzitutto, com’è naturale, un certo numero di Visti alla prima pagina. Visti gli articoli 1-139 della Costituzione e una serie considerevolissima di precedenti decreti legge (tra cui si segnala quello del 19 maggio 2020), e per parsimonia una sola legge (i lettori certo ricorderanno, si tratta di quella varata proprio il 7 agosto 1990, ed era un martedì), ritenuto che la situazione, per chi non lo avesse percepito, è straordinaria (ma direi che dati gli assembramenti carnali sempre più concupiscenti che si vedono in giro, molti non lo hanno ancora percepito), ebbene, ciò visto e ritenuto, il Presidente della Repubblica emana!
Tambureggiante, come si diceva. La parte croccante viene però dopo.
Innanzitutto, all’art. 1, una premessa su cui non si può non convenire: «Al fine di incentivare gli investimenti pubblici nel settore delle infrastrutture e dei servizi pubblici, nonché al fine di far fronte alle ricadute economiche negative a seguito delle misure di contenimento e dell’emergenza sanitaria globale del Covid-19…». Premessa ripetuta all’art. 2; in modo, se possibile, ancor più convincente: «Al fine di incentivare gli investimenti pubblici nel settore delle infrastrutture e dei servizi pubblici, nonché al fine di far fronte alle ricadute economiche negative a seguito delle misure di contenimento e dell’emergenza sanitaria globale del Covid-19...». D’altronde, il primo comma dell’art. 1, ma anche il primo comma del 2, riecheggiano il comma 3 dell’art. 2, dove anche si ricorda che tutto ciò è necessario per «il superamento della fase emergenziale o per far fronte agli effetti negativi, di natura sanitaria ed economica, derivanti dalle misure di contenimento e dall’emergenza sanitaria globale del Covid-19».
Tutto ciò premesso, è finalmente il caso di rilevare gli sfoltimenti alla giungla normativa indotti dal decreto semplificazioni, la cui portata, peraltro, non sfuggirebbe a un lettore attento e di media intelligenza, che soffrendo d’insonnia per l’afa estiva, volesse cimentarsi a mani nude e canottiera di ordinanza, col decreto stesso. Non sfuggirebbe ciò che si è finalmente stabilito; ovvero che all’articolo 24 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 (convertito successivamente in legge, come opportunamente ricordato), le parole del comma 1 «Entro il 31 ottobre 2014» sono sostituite dalle seguenti “Entro il 30 settembre 2020». Senza tacere che il decreto semplificazioni sopprime le parole: «per l’approvazione», dall’articolo 16, comma 6, del decreto legislativo 1° dicembre 2009 n. 178.
E non è finita!
Come molti peraltro reclamavano, si è infine concretizzata la rivoluzione dolce, proposta all’art 18. Si prevede infatti che con riguardo al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, al comma 2-ter, dopo le parole «per consentire loro» siano aggiunte le parole «il compimento di attività e».
C’è un senso di sospensione dello spirito in questa «e» distratta e isolata; una vertigine di disequilibrio poetico: «il compimento di attività e». Ed è così violento il senso di sussulto verticale allo stomaco, che io, personalmente, avrei effettuato una tale integrazione anche in altre leggi. Anzi, avrei aggiunto con un apposito decreto letterario e di rigenerazione linguistica, la frase «il compimento di attività e» ogni qual volta è scritto «per consentire loro»; anche nei romanzi.
Tutto ciò senza contare, peraltro, la rivoluzione copernicana delineata all’art. 35. Tale disposizione prevede che all’articolo 1 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito con modificazioni dalla legge 11 agosto 2014, n. 116, siano apportate le seguenti variazioni: al primo periodo, le parole «sola», «per la prima volta» e «entro il termine di venti giorni dalla data di ricezione dell’atto di diffida» sono soppresse e sono aggiunte, in fine, le seguenti parole «entro un termine non superiore a 90 giorni, anche presentando, a tal fine, specifici impegni».
In mezzo alle molte tra cui piluccare, la mia semplificazione preferita riguarda però la summenzionata legge 7 agosto 1990 n. 241. Come si ricorderà, un martedì. Ebbene, all’art. 21, al comma 1, lettera a), le parole «gli elaborati progettuali» sono sostituite dalle seguenti: «il progetto».
Certo, non sempre si apprezza con immediatezza la portata di certi cambiamenti apparentemente minimi. Da tempo si discute, ad esempio, su come rinverdire digitalmente la pubblica amministrazione. Un obiettivo di portata storica, che, come mostra il decreto semplificazioni, si sarebbe potuto facilmente raggiungere. Come esso recita, infatti: «al fine di semplificare e favorire l’offerta dei servizi in rete della pubblica amministrazione, il lavoro agile e l’uso delle tecnologie digitali, nonché il coordinamento dell’azione di attuazione della strategia digitale…», ebbene, al fine di favorire l’emergere di questi straordinari esiti, al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, all’art. 14 bis, al comma 2, la lettera h), le parole «ovvero, su sua richiesta, da parte della stessa AgID» sono soppresse. Sorprendente! Obiettivi grandiosi raggiunti ghigliottinando alcune meste parole.
Apparentemente è come raggiungere l’obiettivo dell’autosufficienza energetica con la seguente disposizione: alla raccolta “Allegria”, di Giuseppe Ungaretti, al componimento del 26 gennaio 1917, composto sul fronte del Carso, le parole «di immenso» sono soppresse.
Ci si potrà alla mattina ancora illuminare, certo, ma con parsimonia.
Semplificare, solo un gioco di parole
di Sergio Beraldo
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Mercoledì 8 Luglio 2020, 00:00 - Ultimo agg. :
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