Covid, Sileri: «Italia, tempesta alle spalle ma il rischio viene dall’estero»

Covid, Sileri: «Italia, tempesta alle spalle ma il rischio viene dall’estero»
di Gigi Di Fiore
Domenica 6 Giugno 2021, 08:02 - Ultimo agg. 24 Marzo, 03:36
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Medico e senatore dei 5 Stelle, Pierpaolo Sileri è sottosegretario al ministero della Salute.


Senatore Sileri, perché ha detto che con il pericolo Covid faremo i conti per tutto il 2022?
«Mi riferivo al pericolo Covid a livello mondiale, non all’Italia. Sono infatti dell’idea che da noi dovremo ancora fare attenzione, se tutto va come ci auguriamo, per il rimanente periodo del 2021. Ma la situazione generale, in una dimensione globale, fa ritenere che aree come l’India e l’Africa ad esempio dovranno continuare la battaglia contro il Covid per tutto il prossimo anno».

Il problema è assicurare i vaccini in quelle aree geografiche?
«La vaccinazione estesa ovunque nel mondo diventa condizione importante, considerando il persistente pericolo delle varianti che potrebbero nascere proprio nelle aree del mondo dove i vaccini sono pochi e in ritardo e gli indici di contagio ancora alti.

In questa condizione, si trova il continente africano dove i vaccinati sono stati pochi e non è elemento da sottovalutare».

Una situazione dai riflessi anche sull’Italia?
«Il virus si è diffuso velocemente da Wuhan, un’area a 10 ore di volo da Berlino. Basta poco, nella rapidità dei collegamenti aerei, per diffondere il contagio di una variante da una zona del mondo non coperta da vaccini. La globalizzazione espone a rischi che richiedono attenzione».

In Italia, la situazione attuale porta all’ottimismo?
«Siamo a 32 casi ogni 100mila, in una situazione di tracciamento di 50 ogni 100. Sono dati che ci fanno essere ottimisti per l’estate. Quando avremo vaccinato oltre la metà della popolazione anche con la seconda dose, potremo davvero considerarci avviati a una situazione di normalità. Credo che la tempesta sia alle spalle».

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Lo era anche per la Gran Bretagna, dove sono aumentati i contagi. Come lo spiega?
«La ripresa dei contagi in Gran Bretagna nonostante le vaccinazioni diffuse è stata legata alla variante indiana e a persone vaccinate solo con la prima dose, o non vaccinati affatto. Rari i contagiati vaccinati anche con la seconda dose, in gran parte persone con patologie pregresse. In questo caso, si è trattato di appena l’un per cento dei nuovi contagiati in Gran Bretagna».

Non va mollata, dunque, la campagna di vaccinazione?
«No, la partenza delle vaccinazioni ai ragazzi dai 12 anni è importante. Ma dobbiamo assolutamente individuare i due milioni e mezzo di over 60 che non si sono vaccinati. Bisogna convincerli a farlo. Il traguardo della metà della popolazione vaccinata è quello da raggiungere, che potrà significare un passo in avanti decisivo».

Possiamo sperare in un’estate di libertà?
«Credo che sia importante, su questo, il green pass, che significa avere certezza della vaccinazione o di un tampone negativo. Se non sorgono improvvisi ostacoli da varianti, sono dell’idea che per luglio potremo abbassare le mascherine almeno all’aperto e in situazioni dove non esistono assembramenti particolari. Può significare anche la piena apertura dei ristoranti al chiuso con tavoli di sei persone».

Le mascherine andranno mantenute al chiuso?
«Consigliabile, fino a quando non avremo raggiunto dati consistenti di vaccinazioni con la seconda dose, tenere le mascherine al chiuso. Il traguardo dei tre quarti della popolazione vaccinata è quello da raggiungere entro settembre. Potrà consentire di arrivare alla famosa protezione di gregge».

Dovremo fare, come sostiene qualche virologo, il richiamo della terza dose, trascorsi sei mesi dalla seconda?
«Su questo, non possediamo ancora dati scientifici certi. È verosimile che il richiamo con la terza dose serva, ma questo dipende molto dalle varianti. Al momento, con le attuali varianti, i vaccini sono efficaci a coprirci almeno per otto-nove mesi. Importante capire cosa avverrà alla fine dell’estate, per avere indicazioni sull’eventuale necessità di un richiamo».

Insomma, l’efficacia delle vaccinazioni nel lungo periodo è tutta da verificare?
«Sì, ora guardiamo tutto con ottimismo, non solo per le vaccinazioni, ma anche perché, come lo scorso anno, la stagione estiva aiuta a diminuire la capacità di contagio del virus. Già ora, possiamo ricevere informazioni sull’efficacia dei vaccini nel lungo periodo attraverso Paesi come l’Australia, o il Brasile, che escono dalla stagione estiva. Osservare cosa accade lì, può aiutare a capire cosa ci aspetta in autunno».

In Italia sarà un’osservazione in progress, mese per mese, a partire da settembre?
«Proprio così. Non possiamo sapere ora se nasceranno nuove varianti del virus e come i vaccini riescano a coprirle. Allo stato attuale, la copertura c’è su tutte le varianti conosciute. Va compreso per quanto tempo e questo ce lo diranno appunto i prossimi mesi, dalla fine di settembre in poi».

Insomma, l’importanza di vaccinarci è anche legata alla necessità di osservare i tempi di copertura del vaccino?
«Sicuramente. Non è questione da poco. Servirà a capire se, da ottobre, bisognerà partire con una nuova campagna vaccinale legata al richiamo della terza dose. Su questo, non abbiamo certezze, ma dobbiamo tenerci pronti all’evenienza».

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