La nautica cresce in pandemia, e per tanti motivi. Innanzitutto, dato lo stop prolungato dei flussi turistici, si è allargata la fascia di reddito di chi può permettersi una barca, la cui domanda, in certi cantieri, arriva a «doppiare l’offerta». In sostanza, i soldi risparmiati nei viaggi vengono reinvestiti nella spesa di un bene rifugio. Inoltre, ed è un fattore sociologico che getta luce sulle vacanze del prossimo futuro, il mare aperto isola e riunisce, e in questo senso garantisce distanziamento alle famiglie che intendono passare tempo assieme senza rischiare contatti con estranei. Come si nota dalle acque del Golfo tutt’altro che deserte, vanno bene anche chartering e barche a vela, nell’ottica di un tempo libero che nel post-Covid si profila composto da comitive e non più da masse, da gruppi organizzati e non più da folle eterogenee. Restano comunque delle criticità nel settore della nautica, e sono legate ai posti di lavoro in calo tra i progettisti e all’aumento dei costi di affitto dei container cinesi.
Le vendite non solo resistono, ma sono in attivo. Secondo i dati Afina, il fatturato della nautica è cresciuto del 7,8% in Campania nel solo 2020 (nonostante le restrizioni) e del 9,3% dal 2016 a oggi.
Mercato dell’usato in fermento, offerta dei natanti nuovi superiore alla domanda, soldi risparmiati e fattore psicologico post-Covid. La barca, per effetto-Covid, sta diventando un bene per tanti. In certi casi i costi possono «superare di poco quelli di uno scooter - racconta Renato Martucci, commerciale di Nautica Gagliotta - Se parliamo di un usato di circa 7 metri si parte dai 7mila euro. Mentre per una barca di 16 metri si arriva ai 70mila euro circa, sempre usata. Il trend della nautica da diporto si è mantenuto attivo. Nel post-Covid saremo tra i settori favoriti. Alla tradizionale passione napoletana per le barche, si aggiunge il fatto che il mondo è cambiato e il distanziamento sarà una nuova forma di educazione. Quest’anno andranno a mare in tanti: la barca non sarà più un bene del ricco, ma anche di giovani o famiglie dagli introiti medio-alti». «La domanda doppia l’offerta - rivela Domenico Senese, titolare del Cantiere Mimì - Noi produciamo 100 barche all’anno, e ce ne hanno chieste 200. Ovviare non è facile: mancano motori e quantità di pezzi, visto l’aumento delle richieste su scala mondiale. I costi dei noleggi dei container sono aumentati spaventosamente: prima un container cinese costava 2mila dollari per un singolo viaggio, ora ne costa 8mila. Questo avviene perché noi non abbiamo risolto i nostri problemi di produzione, quindi i container partono pieni e tornano indietro vuoti. Per un natante nuovo di 6 metri siamo intorno ai 30mila euro». «Il virus ha generato l’esigenza di isolarsi - aggiunge Carolina Amato dell’azienda Nautica Amato, proprietaria del brand Italia Marin - e la spiaggia non lo consente. La barca è oggi una metafora della libertà negata. Si è poi allargata la forbice tra la piccola e la grande nautica: yacht e imbarcazioni costose restano per pochi, ma natanti e gommoni sono più papabili perché le famiglie hanno risparmiato».