Vaccini Covid in Campania, parte la caccia agli «invisibili» ​con i social e i medici di famiglia

Vaccini Covid in Campania, parte la caccia agli «invisibili» con i social e i medici di famiglia
di Ettore Mautone
Sabato 19 Giugno 2021, 00:00 - Ultimo agg. 20 Giugno, 12:36
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Recuperi vaccinali, pronto un piano regionale per reclutare i dispersi, per informare e sensibilizzare i giovani attraverso i media e i social media, per raggiungere impiegati e professionisti presso i luoghi di lavoro. Azioni da mettere in campo soprattutto con la medicina di prossimità, farmacie e medici di famiglia, per reclutare chi non si è ancora vaccinato tra gli over 60 puntando al rapporto fiduciario medico-paziente consolidato negli anni. 
È questa la cornice in cui si muove l’Unità di crisi regionale che prova a mettere a fuoco un piano di interventi per raggiungere lo zoccolo duro dei non vaccinati in Campania, gli invisibili, quelli che non hanno aderito alla campagna vaccinale e nemmeno intendono farlo. Una fase in cui i gruppi di lavoro della cabina di regìa regionale analizzano numeri e tabelle, statistiche e fasce di età, Asl per Asl. L’obiettivo è per disegnare la mappa dei vaccinati e quella dei non protetti sui vari territori e calibrare un Piano su misura per superare scogli, paure e diffidenze. 


Si parte da alcuni dati certi: il 20-30 per cento della popolazione campana non sembra essere intenzionata a vaccinarsi. La premessa è che la Regione ha ben operato, finora, chiamando rapidamente alla prenotazione del siero antiCovid larghe masse di cittadini sfruttando la potenzialità dei grandi centri vaccinali ma anche se si raggiungesse il 100 per cento di tutti i prenotati emerge fatalmente una quota di scettici fatta di persone che hanno dubbi e paure ovvero resta nell’ombra e aspetta per carenza di competenze informatiche e di opportunità soprattutto tra gli anziani.

Ma c’è anche chi di porgere il braccio all’immunizzazione non ne ha ancora mostrata l’intenzione e forse non ne vuole proprio sapere. Un recupero vaccinale per queste fasce di popolazione è utile e necessario. Il dato di partenza è che in alcune realtà e province i dati delle adesioni sono migliori di altre. A Caserta, ad esempio, le prenotazioni sono sempre state abbastanza massicce, raggiungendo quasi il 90 per cento degli over 60 mentre in altre zone, come a Napoli, pur avendo la Asl vaccinato quasi il 100 per cento dei prenotati nelle varie fasce di età, si registrano difficoltà ad allargare la platea dei vaccinandi e negli ultimi giorni anche ad assicurare le seconde dosi a chi ha fatto la prima ed è ora candidato al mix di vaccini (le defezioni superano in alcuni casi il 70 per cento). Allo stato a Napoli il 40 per cento circa della popolazione non si è fatto avanti per la vaccinazione e di queste 366 mila persone quasi 70 mila sono collocati nelle fasce di vulnerabilità per età (oltre la soglia dei 60 anni). 

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Uno scenario decisamente complesso che non può essere affrontato solo con un piano di comunicazione. Si stanno portando studiando le fasce di età, le zone dove si registrano le maggiori defezioni. Qui come a Napoli i quartieri periferici e popolari dove la Asl sposterà i propria camper. La vaccinazione va dai cittadini e non viceversa. Una strategia che da fine agosto vedrà accantonare progressivamente i centri vaccinali di grandi dimensioni per rivolgersi sempre più alle varie articolazioni della medicina del territorio, distretti, specialisti degli ambulatori, medici di famiglia che consentiranno a centinaia di camici bianchi impiegati nei centri vaccinali di tornare al loro lavoro ordinario. In pista tornano anche i farmacisti che dopo lo sbandamento per lo stop ad Astra Zeneca e Johnson sotto i 60 anni potranno ora contare su una quota di dosi certe con cui programmare le vaccinazioni a chi preferisce questo canale. Ci sarà spazio anche per gli open day senza prenotazioni e mirati alle fasce di età maggiormente scoperte. Come in tutte le terapie farmacologiche sul piano dell’aderenza terapeutica si gioca la riuscita della cura in questo caso mirata a ridurre drasticamente la circolazione virale e a confinare Sars-Cov-2 in focolai sempre più piccoli e circoscritti. Invertire la rotta dunque, portare i vaccini al paziente a che a casa se necessario e non viceversa senza intralci e vincoli alla programmazione della vita quotidiana. 

In ogni distretto sanitario esiste un centro vaccinale attrezzato e funzionante per le vaccinazioni pediatriche che di solito funziona dalle 9 alle 12 ed è chiuso sabato e domenica. Basterebbe aprirlo dalle 14 alle 22. In Campania ci sono 72 distretti se ognuno di questi facesse 100 vaccinazioni al giorno sarebbero 7.200 con 1 medico e due infermieri. Poi ci sono tutti i centri vaccinali ospedalieri inaugurati a dicembre e oggi praticamente vuoti. Se aggiungiamo medici di Medicina di base e pediatri, odontoiatri, specialisti, infermieri, tecnici e medici del lavoro il gioco è fatto e la vaccinazione sarebbe continua capillare, di prossimità e a minor costo le strutture emergenziali sarebbero complementari.
 

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