Under 50 in fuga dalla terza dose: il virus fa meno paura, booster al palo

Under 50 in fuga dalla terza dose: il virus fa meno paura, booster al palo
di Lorenzo Calò
Mercoledì 23 Febbraio 2022, 23:56 - Ultimo agg. 25 Febbraio, 07:20
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La terza dose «tradita» dalla fascia di popolazione compresa fra i 20 e i 50 anni. Dicono questo i dati del ministero della Salute in relazione all’incidenza della dose booster, raccomandata per ottenere una maggiore protezione al Covid. Ma, come vedremo, i motivi di questa «disaffezione», non stanno solo nei numeri ma in un mix esplosivo di altri fattori «esterni».

Cominciamo dai numeri (aggiornati alle 19.15 di ieri). Attualmente in Italia l’83% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale primario mentre il 2,39% è in attesa di seconda dose e il 62,64% ha fatto anche la terza. Complessivamente – contando anche il monodose e i pre-infettati che hanno ricevuto una dose - è almeno parzialmente protetto l’85,39% della popolazione italiana. La fotografia che ne discende è la seguente: 49 milioni e 183mila italiani vaccinati con due dosi e, di questi, 37milioni e 116mila hanno fatto anche la terza. Ma, quello che preoccupa, è la forte frenata del volume giornaliero di vaccinazioni che si sta attestando su indici assai bassi e che, verosimilmente - spiegano dall’Iss - «difficilmente risalirà nelle prossime settimane». L’ultima media mobile a 7 giorni di dosi somministrate quotidianamente, a eccezione delle terze dosi, in Italia è di 27.442. L’80% degli over 12 è stato raggiunto il 9 ottobre 2021, in linea con le previsioni del governo per fine settembre. Per arrivare al 90% degli over 12, target del governo, a questo ritmo ci vorrebbero 17 giorni. Va però aggiunto che se il numero complessivo delle dosi quotidiane si è drasticamente contratto, a tenerlo a galla sono proprio le terze dosi. Ieri, per esempio, su 54.827 nuove dosi somministrate, quelle booster sono state 37.073, mentre le prime sono state appena 2524 e quelle di richiamo 15.230. Anche le Regioni vanno a rilento e comunque con la Lombardia di gran lunga avanti a tutti (6milioni e 684mila somministrazioni), seguita da Lazio (3milioni e 775mila) e Campania (3milioni e 318mila). 

I dati dell’Iss incrociati con quelli di Agenas lo evidenziano chiaramente: la terza dose fa poca breccia nella popolazione compresa tra i 20 e i 50 anni e anche l’estensione dell’obbligo del Green pass rafforzato per gli ultra 50enni non ha incentivato la somministrazione della dose booster. Eppure, precisa il professor Guido Rasi, consigliere del commissario di governo per l’emergenza Covid, generale Francesco Paolo Figliuolo, «la somministrazione della terza dose è altamente efficace nel prevenire le forme gravi del Covid-19.

Rispetto a un non vaccinato, un over 80 con la terza dose ha il 99% di probabilità in meno di morire, il 99% di probabilità in meno di essere ricoverato in terapia intensiva e il 98% di probabilità in meno di essere ospedalizzato. Una persona tra i 60 e i 79 anni ha il 98% di probabilità in meno di morire, il 99% di probabilità in meno di essere ricoverato in terapia intensiva e il 98% di probabilità in meno di essere ospedalizzato. Insomma, la terza dose sembra essere in grado di portare la protezione immunitaria a un livello che la seconda dose non era stata in grado di ottenere. E anche se la terza dose perde efficacia, dobbiamo continuare nella somministrazione ma anche ad aprire gradualmente il Paese».

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Gli «scettici» invocano recenti studi pubblicati negli Usa che metterebbero in dubbio l’efficacia della terza dose in soggetti sani (immunocompetenti) mentre la dose booster resterebbe altamente performante principalmente negli immunocompromessi. Il resto del lavoro - per puro paradosso - lo ha fatto la variante Omicron che ha contagiato anche molte persone coperte da terza dose scoraggiando quindi un’ampia fascia della popolazione a sottoporsi alla fiala, ritenuta pertanto inutile. Il terzo fattore è, «psicologico»: l’annunciata fine dello stato di emergenza al 31 marzo 2022, il progressivo allentamento delle restrizioni e l’ormai ampio dibattito sui tempi per mandare in soffitta definitivamente il Green pass con il termine della stagione invernale, stanno dando la percezione (errata) che l’epidemia sia alle spalle, motivo per il quale l’opzione vaccino non esercita più tanto appeal. Resta però un 12,3% della popolazione che è totalmente scoperto da qualsiasi scudo vaccinale: poco più di 5milioni di italiani, di cui 1 milione e 682mila bambini nella fascia 5-11 anni. Ancora troppi.
 

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